Cerca

sabato 31 dicembre 2011

Sii più sincera con te stessa e con il mondo.

Guarda che il mondo ti ha dato tanto, dimenticare questa cosa e dare tutto per scontato è l'atto di ingratitudine più grande che tu possa commettere. I sentimenti sono sensazioni fragili che mutano anche dalla sera alla mattina, questo è vero, però non puoi pretendere una continua conferma dagli altri. Non pensare di essere sola se le persone non ti dimostrano il proprio affetto. Magari sono lì ad aspettare che sia tu a dimostrare il tuo.
Non è una novità che basti una parola per ferire una persona, rovinarle la giornata o salvarla dal suicidio.  Però tu esageri. Ti lasci ferire da un semplice commento o opinione. Lasci che uno scherzo faccia cadere in slavine i tuoi pensieri aerostatici. Il mondo è lì, pronto ad aiutarti a rialzarti se cadi, tu cadi e cosa dici? Che il mondo è contro di te. Non fai distinzioni, dimentichi chi ti vuole bene, ti piangi addosso quando potresti semplicemente chiedere aiuto, dimostrare di essere umana. Ricordi com'è bello sentirsi utili quando si ha la possibilità di aiutare una persona che ti è cara? Non pensi che ai tuoi amici farebbe piacere provare questa sensazione per l'aver aiutato te?
E ringrazia che ora ne hai, di amici. Come avresti fatto fino a 365 giorni fa? A chi avresti parlato? A chi avresti chiesto aiuto? Odiavi tutti e pensavi che tutti ti odiassero. Certo, ti serviva solo un po' di tempo per trovare l'attuale te stessa e la tua sfera di amici, ma non dimenticare mai quanto hai sofferto del fatto di non avere alcun punto di riferimento. Non dimenticarti mai le lacrime che hai versato sul cuscino per questo problema. Non dimenticare mai che una volta non eri assolutamente nessuno, ricordatene sempre e ringrazia cento e cento volte chiunque ti abbia aiutata quando avevi bisogno ma non volevi dirlo.
Hai praticamente il mondo in mano, e ti butti via per una sciocchezza. Non è giusto e lo sai. C'è chi è messo mille volte peggio di te e non si lamenta mai. Arrivi tu e fai una tragedia greca per l'astrazione più totale e improvvisata che ti capita in mente. Non vuoi che per te arrivi il momento in cui valga veramente la pena fare una tragedia greca. Però devi lo stesso fare scena e questa cosa non è giusta.

Quindi, per adesso taci, che non è successo niente, il mondo gira, tu sei tu e hai gente meravigliosa intorno.

giovedì 29 dicembre 2011

Bilancio di fine anno.

Mmm. Ci tenevo a scrivere qualcosa per celebrare la fine di quest'anno, avevo anche parecchie idee, ma quando ho cliccato su "nuovo post" una spugna mentale imbevuta di acqua mentale ha cancellato tutti gli appunti mentali sulla mia lavagna mentale. Ehm.
Progettavo di scrivere di un'ottima annata, l'anno in cui avevo trovato i miei veri amici, l'amore, un posto nel mondo, una reputazione e il mio quindicesimo compleanno, quando un servizio al telegiornale sull'anno passato mi ha fatto tornare in mente tutte le cose tremende che sono successe (ne vogliamo parlare? Tra la crisi e tutte le guerriglie/proteste pacifiche/casini vari che sono successi e stanno succedendo in Oriente, per non parlare poi di tutti gli scandali di cui si è coperto il precedente governo... Avrei potuto scrivere un trattato solo su questo ._.). E quindi... e quindi, per farla breve, mi sono sentita profondamente idiota e radicalmente superficiale (ma la mia vena poetica esiste ancora, essendo io capace di accostare due concetti così opposti come la superficie e le radici). No, sul serio. Io che pensavo di scrivere qualcosa tipo "Oh sì, il 2011 è stato un anno decisamente meraviglioso! Mi ha dato tutto, tutto ciò di cui avevo bisogno. Sono partita che ero uno zero, sono arrivata ad essere me stessa" e via dicendo. Il servizio al tg invece mi suggeriva qualcosa del tipo "Quest'anno è stato grande. Terribile. Catastrofico, ma siamo riusciti ad arrivare alla fine".

Insomma, il modo in cui ho vissuto quest'anno come individuo è diametralmente opposto a come l'ha vissuto il mondo. Ci sono rimasta malissimo. Però, scusate per la superficialità, l'egocentrismo e il narcisismo del mio essere, ma se dovessi parlare di quest'anno adottando un punto di vista specifico, parlerei di come l'ho vissuto io. Paradossale.
Indignata per ciò che succedeva, lo sono sempre stata, almeno sul momento, eppure dopo una settimana avevo già dimenticato tutto, presa da vicende psicologiche e drammi di varia natura. Politicamente impegnata, ho iniziato ad esserlo proprio quest'anno (no, a dire il vero dal 2010), eppure sono sempre costantemente impegnata in mille e un interesse, così che non mi resta veramente il tempo di coltivare altri aspetti di me. Non che non mi interessino tutti i drammi che vive la gente e tutti gli scandali che ci sono stati eccetera, ma tendo a metterli in secondo piano. Non è una cosa volontaria. Se non avessi niente da fare dalla mattina alla sera e dovessi decidere in che modo dare un senso alla mia vita, mi dedicherei a tematiche sociali e cose simili. Nel momento in cui mi devo giostrare tra liceo, conservatorio, laboratorio teatrale, corso d'inglese e collaborazioni con l'orchestra delle medie, tutto questo passa in secondo piano.

Sono soddisfatta di me per quest'anno. Ma poi, perché si ragiona sempre per anni? Come se il passaggio dal 2011 al 2012 provocasse un qualche cambiamento mistico nell'ordine delle cose, per cui si dovrebbe stravolgere tutto o dovrebbero iniziare ad esserci alti e bassi che prima non c'erano. Le cose iniziano quando devono iniziare, a prescindere dalle nostre empiriche supposizioni (ecco che inizio di nuovo con i miei ragionamenti sul senso delle cose). Anche quel detto, che se fai qualcosa il primo dell'anno continui a farla per tutto l'anno. Non ha senso. E se io prendo e decido che il mio primo dell'anno è il venti di aprile? Decido che quel giorno sto a casa e mi dedico a me stessa, e per tutti i 365 giorni che seguiranno continuerò a fare le stesse cose fatte il 20 aprile. Nessuno in teoria potrebbe dirmi di no.

Beh, basta dissacrare la magia dell'anno nuovo adesso. Credo che andrò a leggermi un libro.
Come si fa a salutare un anno? Penso che questa sia l'ultima volta che scrivo prima del 2012. Quindi se leggete buon anno ^^ penso che questo sia sufficiente.

sabato 24 dicembre 2011

Prima neve.

La neve non poteva venire in un momento migliore di questo.
L'anno scorso è arrivata il 28 novembre. Quest'anno il 28 novembre non faceva neanche tanto freddo. Il giorno prima del mio compleanno c'è stato un cielo bianco candido per tutto il giorno, ma non è caduto un solo fiocco. Il giorno del mio compleanno, invece, c'era un gran sole. Beh, certo, mi sarebbe piaciuto avere un compleanno con la neve... ma pazienza.
Per questa mattina era stata finalmente annunciata, dopo anticipazioni, posticipazioni e ripensamenti (del resto penso che la neve sia uno dei fenomeni meteorologici più difficili da prevedere), la prima nevicata dell'anno. Mi sono svegliata, neanche tanto presto a dir la verità, e la prima cosa che ho fatto è stata sbirciare fuori dagli infissi, per vedere com'era il cielo. Delusione profonda nello scoprire che c'erano numerosi sprazzi di azzurro tra le nuvole, e persino un accenno di sole! Solo che, passte una, due, tre ore (durante le quali i miei hanno fatto la spesa per preparare il cenone di stasera - al quale stanno lavorando mentre io scrivo qui tranquilla in barba allo spirito natalizio - e ci hanno trascinati a casa della zia per una buona oretta), il cielo ha iniziato a farsi via via nuvolo e sempre più bianco, sempre più bianco... Sulla via del ritorno, ha iniziato a venir giù prima pioggia e poi nevischio. Tempo un'ora e si era trasformato in grossi, larghissimi fiocchi bianchi che venivano giù uno sull'altro, coprendo tutto di silenzio freddo. Eccola la nostra neve, in perfetto orario per regalarci un bianco Natale, meglio di quello della canzone, come non se ne vedono da anni e anni. Beh, a dire il vero in queste ultime due-tre ore è venuta giù della gran pioggia. E domani dicono che ci sarà il sole. Beh, per ora la coltre bianca permane e la grigia triste pioggia ha cessato di tediarci.
Domani è Natale. Wow. Wow. Wow. Wow. E ancora wow. Natale con sole e neve, e a differenza dell'anno scorso ho anche dei pacchi da scartare invece dei soliti soldi! E per la prima volta nella mia vita, dovrò agire di soppiatto e consegnare il mio primo regalo alla mamma. Mi sento un elfo :D Sarà divertente aspettare che tutti siano andati a dormire e fare la mia consegna. La sto vivendo come una... non lo so! Sono felice. E sto delirando. E sono anche circondata dal caro vecchio spirito natalizio che non riuscivo a sentire.
Domani sarà un giorno fantastico. Devo fare in modo che lo sia per più persone possibile, a cominciare da me stessa e dai miei.

Colgo l'occasione, se mi state leggendo, per augurarvi di passare la giornata più magica dell'anno. Di non essere soli. Di sentire dentro quel calore che solo la compagnia delle persone che più amate può darvi, vicine o lontane che esse siano. Di essere capaci di amare e di dare disinteressatamente, senza la pretesa di ricevere. Di non lasciare che la tristezza e i pensieri negativi prendano in voi il sopravvento. Di poter sempre contare sui vostri cari, ma anche su voi stessi. Perché il vero spirito del Natale è questo, non la neve, non le luci colorate, non gli addobbi, non i cenoni e nemmeno i regali, è solo questo, e noi non dovremmo abbandonarlo mai, per tutto l'anno.

lunedì 19 dicembre 2011

15

"Un altro anno è passato, senza un lamento, senza un grido levato a vincere d'improvviso un giorno"
[Salvatore Quasimodo]


No vabbè, la mia visione delle cose non è così pessimistica. Aspettavo questo giorno da un mucchio di tempo, e finalmente in questo preciso istante posso dire ufficialmente di avere quindici anni. Che poi da ieri non è cambiato pressoché niente, alla fine. Però ci si sente importanti, almeno in minima parte. C'è sempre almeno una persona che si ricorda del tuo compleanno. Sentirsi fare gli auguri è una cosa fantastica, semplicemente fantastica, punto. Almeno, per me è molto anormale essere trattata bene da tutti, anche solo per un giorno. Che poi, a ben pensarci, tutti i miei compleanni sono sempre stati un mezzo disastro. L'anno scorso ho rischiato la depressione, il giorno del mio compleanno, il che non è affatto una bella cosa. Ma ehi, quindici anni li compi una sola volta nella vita. E se è una giornata buona o cattiva, dipende solo ed esclusivamente da me. E il mondo può anche darsi da fare a farmi deprimere... Ora che ho tolto di mezzo le paranoie che avevo, non sarà facile.
Per ora, godiamoci quel che resta di questa giornata... finalmente a quota 15!!! :D

domenica 18 dicembre 2011

In questo momento c'è solo una cosa che vorrei.

Indovinate che cosa, sapendo che:
  1. il cielo è così bianco che sembra trattato con la candeggina;
  2. fuori è così freddo che prima, mentre tornavo a casa da un open day lungo 3 ore dove ero stata arruolata dalla prof di chimica per fare cromatografie, ho pestato una lastra di ghiaccio senza nemmeno accorgermene;
  3. tutto sommato siamo pur sempre oltre metà dicembre. Sarebbe molto logico se, finalmente...
NEVICASSE. Beh, avrete capito che non penso altro che alla neve, in condizioni simili. La cosa più bella che potrebbe succedere sarebbe svegliarmi domani, guardare fuori dalla finestra e vedere ogni cosa imbiancata. Magari anche venire a sapere che le scuole sono chiuse per maltempo non sarebbe affatto una brutta cosa. La voglio, la neve.
Sono stata stupida, avrei potuto esprimere un desiderio ieri! In pratica è successo che, con un paio di giorni d'anticipo, ho organizzato una seratina con i miei migliori amici per festeggiare il mio compleanno. Dopo la pizza siamo stati in giro un'oretta a fare foto idiote e parlare di niente. A un certo punto eravamo lì a guardare le stelle.
Io: "Oh, guarda, il Piccolo Carro!"
S: "Quale?"
Io: "Quello, vedi? C'è il quadratino con la codina!"
L (che senza occhiali non vede tanto bene): "Ma dove le vedete? Io vedo solo le lucine delle case -"
Swwooooosssshhhh! *un puntino infuocato attraversa la volta celeste nel giro di un quarto di secondo*
S: "..."
L: "... cos'era?"
Io:"... UNA STELLA CADENTE!!! Oh wow non ci creeeedoooo UNA STELLA CADENTEEEE!!!" *inizio a saltare come una pazza intorno a una panchina*

Bene, è giunta l'ora di smettere di delirare e fare qualcosa di concreto. Passo e chiudo!

martedì 13 dicembre 2011

Certe volte mi vado a cacciare in punta di piedi sul filo di un rasoio.

Cosa, questa, che è assolutamente ignobile. Mi fa star male in un modo assurdo l'incertezza, il non sapere assolutamente nulla sul da farsi. Perché quando non so cosa fare, lascio spazio all'istinto, e se lascio spazio all'istinto non penso. Quindi i tre quarti delle cose che faccio sono seguiti da un immediato e amaro pentimento. Come oggi. Tutto quello che ho fatto e detto nelle ultime 24 ore era assolutamente improvvisato. Ho fatto preoccupare mezzo mondo per una mia bega personale e la cosa non va affatto bene. Praticamente è come un circolo vizioso. Sto male già di mio, poi faccio preoccupare le persone che mi stanno intorno, quindi sto ancora peggio perché so che soffrono a causa mia, poi penso di essere veramente un'ingrata schifosa, poi le persone che mi vogliono bene si fanno in quattro per tirarmi su il morale, quindi io mi sento ancora più ingrata, e nel frattempo le paranoie continuano a pulsarmi nella testa senza che io abbia possibilità di liberarmene. Nemmeno se ne parlo. Nemmeno affrontandole, è una cosa di cui in questi due o tre giorni mi sono tristemente resa conto. Restano, punto. Ci dovrò convivere oppure dovrò trovare un altro modo ancora non sperimentato.

Sta di fatto che sono ancora in bilico tra il fare e il non fare una cosa, qualunque cosa. Mi sento murata nella mia insicurezza cronica. I suddetti sentimenti negativi stanno marcendo attualmente in un angolino del mio cuore, e mi stanno dando una noia assurda. Mi sento come se avessi la pelle fatta di cellophane (si scrive così?) e ogni secondo che passa mi sento sempre più greve, inquieta, insicura, a mezz'aria, con le spalle al muro e sul filo di un rasoio contemporaneamente. No, come potete immaginare, non è affatto una sensazione piacevole. Una cosa per ora la so: sono stanca da morire e quindi penso che andrò a letto. Ammesso che io riesca a dormire. Mi creo delle lugubrazioni madornali su delle sciocchezze. Agli occhi di qualcun altro la situazione è facile. Dal mio punto di vista, con tutte le cavolate che ho fatto tra ieri e oggi, diventa sempre più irrecuperabile, a meno che non la si affronti direttamente. E infatti domani risolverò tutto, in qualche modo. Meglio dormire, adesso.

lunedì 12 dicembre 2011

Non mi terrò più niente dentro.

Non posso farcela e del resto non ha assolutamente senso. Le emozioni, le parole, i fatti, i ricordi, da oggi non stazioneranno più dentro di me, non staranno più a marcire, perché nel mio cuore non c'è più spazio per contenerli. Mi lascerò passare attraverso, come si dice facciano i fantasmi. La tristezza mi toccherà e scorrerà via. Io forse ci starò in mezzo, come mi è successo tante altre volte, ma invece di accumulare tutto mi libererò. Sono libera. Potrà cogliermi l'attimo di depressione più profondo e terribile della mia vita. Ma io saprò parlarne agli altri, saprò aiutarmi e farmi aiutare. Non sono sola e adesso lo so. Ho persone intorno a me, arte e capacità dentro di me, e non c'è più spazio per i sentimenti negativi, spiacente.
Però... finché non riesco a chiarire la fonte del mio dolore, sarò una persona orribile. Mi assale il cinismo, in questi frangenti. Sinceramente non so che cosa dovrei fare. Nella mia situazione attuale, potrei essere una persona orribile per le prossime 48 ore, se mi va male. Del resto un fiume che inonda la città non si trattiene: passa e scorre via. Ma dove è passato restano le tracce di una forza devastante. I sentimenti negativi sono piccoli disastri naturali. Ci segnano. E' sciocco pensare di essere intangibili, siamo umani e per questo soggetti ai sentimenti, positivi o negativi che siano. Sono infinitamente sciocca. Però i primi passi avanti li sto facendo. Meglio un fiume in piena di una diga che si rompe. E me ne sono costruite di dighe, negli anni. Capienti, anche resistenti, volendo. Ma non potevano niente contro la forza di tante piccole cose che ogni giorno le andavano a riempire. Esplodere è liberatorio, certo, però ti toglie ogni forza. Non avevo altra via, perché ero sola, ma ora non è così, quindi alle dighe e alle maschere addio, una volta per tutte. So che se mi butterò, ci sarà qualcuno a sorreggermi. So che le mie paure devo affrontarle subito, come so che gli altri mi incoraggeranno a farlo. E so di essere forte. Ci sono voluti anni e anni, centinaia, migliaia di volte in cui soffrivo ma non mi arrendevo, non potevo arrendermi. Volte in cui l'umiliazione mi sommergeva, volte in cui ho dovuto stringere i denti, forse un milione di lacrime, possibile? Ma ogni offesa ricevuta, ogni lacrima versata, ogni sconfitta e ogni giorno di solitudine mi hanno resa forte.

Sono abbastanza forte per non tenermi più niente dentro.

sabato 10 dicembre 2011

La musica ci parla.

So che è un concetto ripetuto, trito e ritrito, ma è un linguaggio. Lessico: 12 parole, i gradi della scala cromatica. Punteggiatura: le pause.
Ma non è solo teoria. Si parte da quello, ma non è solo quello. Come nella lingua parlata. C'è l'alfabeto, ci sono le parole, i punti e le virgole. Ma senza qualcuno che li metta in ordine, restano solo entità astratte che semplicemente non esistono.
La musica è vita. Senza forme di vita, e in particolare senza noi, quella piccola categoria di umani che ama rientrare sotto il nome di "musicisti", che ci scervelliamo per comporre ogni giorno qualcosa di nuovo, ci sarebbe solo silenzio. Ognuno di noi è libero di credere che ci sia un'armonia celeste che vibra nelle pieghe di velluto dell'universo. Io non ci credo poi troppo. La musica è vita e la vita è musica, anche solo un cuore che batte, l'energia che ci circola dentro al ritmo delle nostre emozioni, può essere la forma più intrinseca e primitiva di musica.
Ci parla, la musica, se sappiamo ascoltarla. Non serve necessariamente studiare. Basta tendere l'orecchio, cogliere il senso. Anche nella musica ci sono frasi. Frasi d'amore, frasi tristi, versi che si svolgono piccoli e malinconici in un poema sonoro. Scherzi, fughe, contrappunti. Due linee musicali che si rincorrono. Petali di suono che volano nell'anima. E' astrazione pura. Parla di emozioni. Ognuno ha il proprio rapporto esclusivo e personale con un brano, ognuno è libero di associarlo a un'immagine o a un fatto. Oh, ed è di tutti, la musica, probabilmente è una delle poche cose che appartengono ancora a tutti. Non siamo noi a dover capire lei, ma è lei che capisce noi. Sempre. Non esclude nessuno, non danneggia nessuno, una piccola meravigliosa droga quotidiana, c'è chi dal tunnel della musica non esce più. Perché una volta che sei arrivato a farti scandagliare l'anima nel profondo, lei ti intrappola, o forse tu intrappoli lei dentro il tuo cuore, e lei non uscirà più, mai più, ti scorrerà nelle vene e ti darà la forza per muoverti, anche se non lo vorrai.
La musica vibra. Oscilla. Sembra magia. Si spande nell'aria come un profumo, ma è più viva di un profumo. Tremola intorno veloce, ogni onda sonora come una freccia che ti si pianta dentro. Per questo è magnifica. La cosa più semplice e più complessa del mondo allo stesso tempo. Supera le barriere della comunicazione e di qualunque altro idioma. La si capisce in Africa, come in America, come qui. Parla con noi, e noi parliamo con lei e attraverso di lei, nella lingua più bella del mondo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Dolce tortura.

Non saprei definirla in altro modo. Starti vicino è... infinitamente bello. Vorrei che fosse anche abbastanza. Invece no, mi viene voglia di starti ancora più vicino e più siamo vicini più vicini vorrei che fossimo. Come una droga ad effetto istantaneo. E poi arriva quel momento in cui se fossimo più vicini finiremmo per fonderci, ma fonderci non possiamo, e così rimango sospesa tra i tuoi baci e quella sensazione bellissima e terribile, quel non averti abbastanza vicino, e amo da morire starti vicino, ma è come se non mi bastasse. Potrei ubriacarmi, dei tuoi baci e dei tuoi abbracci e del modo in cui mi stringi e io scherzando cerco di scappare. Ad un certo punto il mondo si annulla, non c'è più scuola, non c'è più guardare l'ora per non arrivare in ritardo - in effetti, non c'è neanche più il tempo, chi se ne importa del tempo? Esiste, il tempo, o è solo un'entità inventata da noi strani contorti esseri umani per spiegarci la consequenzialità delle cose? - non c'è più freddo fuori, non c'è più caldo dal termo, ci siamo solo io e te. Non c'è più nemmeno l'aria nei miei polmoni, per un lungo attimo mi illudo di poterne fare a meno. E la voglia di tenerti vicino a me si accumula a dismisura, mi sembra che il cuore mi scoppi e per una frazione di secondo penso "basta, mi sento morire". E' qualcosa di forte, grande, infinito. Eterno. Dicevano, una volta, che l'amore è eterno. Ora guardi in giro e proprio non si direbbe. Ma può essere eterno anche solo un secondo di questa dolce, estremamente dolce tortura.

lunedì 5 dicembre 2011

Voglia immotivata di scrivere qualcosa. Qualunque cosa.

Ho ancora una ventina di minuti da spendere al computer, e ho deciso di passarli a delirare, in mancanza di meglio da fare.
Che strano quando sei pervaso da un sentimento, un qualunque sentimento, e nel giro di 5 minuti il tuo mondo si capovolge da così a così e resti vuoto. Come se dentro di te tutto improvvisamente si fermasse. Niente più inquietudine, ma nemmeno pace. Come se avessi il cuore in bilico sul filo di un rasoio. Un equilibrio perfetto, ma instabile. Non c'è pace nell'instabilità e non c'è inquietudine nell'equilibrio. Potreste contestarmi il fatto che instabilità e inquietudine sono sinonimi, ma si riferiscono a due cose diverse, quindi... oh, beh, il concetto è poi quello.
Mentre scrivo queste boiate, i miei simpatici compagni di classe mi stanno addosso cercando di scrivere boiate ancora più grosse. Rappresentano una fonte di distrazione non indifferente. Oh beh, certo non ho bisogno di loro per sapere che non mi legge quasi nessuno (Marino... diglielo tu chi mi legge!!!). Mica sto qui a scrivere perché leggano tutti. Sarebbe una cosa molto bella, ma non è il mio scopo.
La vendetta e la resa dei conti hanno un sapore molto dolce. Quello che leggete è un testo continuo, ma in realtà tra una frase e l'altra mi spengono il computer, ironizzano sui muffin (storia lunga di cui parlerò) e ovviamente sanno che sto parlando di loro. Non sanno che in fondo in fondo quando ... (mi sono fermata e mi chiedono di continuare, dicendomi che tanto dopo lo andranno a leggere, ma... il post finisce qui).

domenica 4 dicembre 2011

Fine di un bel periodo.

Certo, credevi che tutto fosse a posto, credevi di aver chiuso con tutti i tuoi fottutissimi problemi e le tue maledette paranoie, fino a cinque minuti fa stavi una meraviglia, respiravi la serenità a grandi boccate come si fa con l'aria nelle sere d'estate, MA cos'è successo?

E' successo che sei stupida e curiosa e spinta da ogni forma di buona volontà. E hai letto qualcosa che magari non volevi leggere, e stavolta non è affatto colpa del tuo subconscio, e ti rendi conto improvvisamente che forse soffrivi per una ragione, e il mondo ti crolla addosso in acuminati enormi cristalli di vetro e lacrime ghiacciate. Ti trafigge da parte a parte, il tuo mondo. Ti passa attraverso, traditore bastardo. Ed eccoti lì piegata in due a piangerti addosso, chiedendoti cosa dovresti fare, il cuore contratto come per rimpicciolire la rabbia, la grande rabbia che ti porti dentro e che cresce e muta in forma e aspetto ad ogni secondo. Eccoti pietosamente indossare la solita maschera, che questa volta rischia davvero di andare in frantumi.

E che cosa farai adesso? Dove vai quando hai mille strade intorno e sono tutte sbarrate? Dove vai quando ovunque guardi hai un ostacolo? Dove vai quando addosso e intorno a te grandinano le tue certezze fino ad ora solide? Per quanto tempo starai con la testa fra le mani, senza riuscire a prendere una risoluzione? Per quanto tempo tenterai inutilmente di spiegare agli altri come ti senti e pianificherai modi assurdi e contorti per uscire dalla tua situazione?

Parlerai? Scaverai dentro il tuo dolore oppure seppellirai l'ennesimo di una lunga serie di strati, che ormai hanno formato una patina impenetrabile di malessere generale sulla tua anima? Continuare così, non puoi. Sai che ti stai autodistruggendo, e che, se non reagisci, bene non andrà certo a finire.

Ma ora esci dalla tua spirale di lugubrazioni deprimenti. Rimanda a domani, non potendo fare nulla per risolvere il problema oggi. Scuoti la polvere e tirati su. Prendi il fiato e ricomincia la salita, che non si muore per gelosia.

venerdì 2 dicembre 2011

Training autogeno.

Beh... Ok. So che avevo detto basta con questa storia, so che non mi capitava da tanto tempo, ma oggi è ricapitato e io ci sono cascata ancora. Lei è troppo. Non riesco nemmeno quasi a vederla che vengo assalita da istinti omicidi.
Ora basta con questa farsa. Non sei gelosa, e lo sai!
Ascolta, mi è bastato trovarmi con loro per dieci secondi netti per sentirmi una nullità. Come lo chiami questo?
Paranoia. Anzi, no. Voglia di far pietà agli altri. Ti credi una persona piacevole, lì ferma come un'ismita e con quel broncio lungo trenta chilometri?
Sono circondata da persone che mi vogliono bene. Qualcuno se ne accorgerà e...
NO. Se tu stai lì ferma, come puoi pretendere che qualcuno ti veda? Appena incroci un qualunque sguardo metti su la maschera felice e sorridente. Dove vuoi arrivare? Ti fai del male da sola, rimuginando mille e mille volte gli stessi pensieri malati, e credi che da fuori sia visibilissimo, ma non lo è, fattene una ragione.
Dicono che i veri amici capiscono che non stai bene anche solo guardandoti, anche se fingi.
Simili cose non accadono sulla terra. Chi è che l'ha detto, poi? Dove sta scritto? Probabilmente in qualche trattato smielato sull'amicizia elevata a ragione di vita, che magari, e dico magari, è stato scritto da uno che l'amicizia non l'ha vista neanche da lontano. La verità è che tu per prima devi essere disponibile ad aprirti.
E questo è vero, ma stiamo divagando. Non riesco a capire il motivo di questa malinconia generale che mi sento addosso.
Beh, sai cosa? La gelosia è una scusa bella e buona, sei nervosa perché sei un'adolescente con degli sbalzi ormonali e un subconscio pazzo, non dare la colpa a quella ragazza, povera anche lei, che ha il solo torto di avere un amico. Tu che straparli di amicizia, dovresti comprendere, no? E sei anche piena di amici maschi.
Ma è diverso! A lui non importa un fico secco dei miei amici maschi!
E perché, scusa, tu hai degli amici maschi per il solo scopo di farlo ingelosire...?
Certo che no, però non trovo giusto che lui sia praticamente impassibile, mentre io rischio di fare una strage ogni volta che rivolge la parola a qualcuna!
Ma tu parli a lui del fatto che sei gelosa? Diglielo, scusa.
Ma anche NO, perché dovrei?! Non ha senso!
Siamo alle solite. E' una cosa che ti fa stare male, quindi dovresti parlargliene. Se non ti apri a lui, come pretendi di starci assieme? E poi che ne sai, magari anche lui è geloso ma non vuole dirtelo.
Certo, come no. Lui me lo direbbe.
Non puoi esserne completamente certa. Però, probabilmente, te lo direbbe. Rimane, comunque, che non c'è motivo di essere gelosi.
Lo so.
E allora... SORRIDI! :D

Yeaaaah! Ragione 1, Subconscio 0! \m/

giovedì 1 dicembre 2011

Finalmente è dicembre!

Era già da diverso tempo che pensavo di scrivere qualcosa il primo del mese, diciamo, per celebrare il momento. Beh... Oggi è il primo di dicembre e... guardi fuori e... ecco, pensi che... non si direbbe.

Non so cosa ci trovavo di tanto magico in questo mese da piccola, in passato lo vivevo con un'euforia unica. Oh beh, dicembre è sempre stato il mio mese. Non toccatemi dicembre, che c'è la neve, c'è Natale, c'è il mio compleanno e ci sono le vacanze. C'è tanto tempo da passare in famiglia e con gli amici, e le canzoni da cantare, e i regali da scambiare, e affetto ovunque ti giri. Ma non è solo questo. Una volta c'era atmosfera. Non so nemmeno di cosa. In casa, fuori, nell'aria tutto intorno... c'era qualcosa. Forse c'è ancora. Prima lo sentivo. Ora non più.
Non dipende dalla classica scenetta da cartolina, del tipo neve + luci colorate + alberi di Natale e cose così, come potrei descriverlo... è un qualcosa, un'atmosfera, che nel momento in cui la percepisci, ti penetra dentro l'anima e riesci in qualche modo a trasmetterla agli altri. Per i bambini è facile. Da piccoli si prende sul serio qualunque cosa. Che ne sai del mondo, qui nella tua classe di scuola elementare, piena di cartelloni e decorazioni, dove stai coi tuoi compagni a cantare una canzone natalizia, mentre fuori fa tanto freddo? In questo momento, sai solo che è un mondo molto colorato, caldo, comodo e pieno di musica. Il tuo sorriso avrà tutti i colori del mondo, il tuo cuore scalderà quelli altrui, la tua voce invoglierà chiunque a cantare per cantare, perché è divertente, e basterà guardarti per pensare "E' dicembre. E' quasi Natale. Che bello".

Dicembre è essere avvolti da lana. I cioccolatini del calendario dell'avvento. Abbracci che sciolgono il cuore. Lame di freddo e occhi che lacrimano. Riallacciare i contatti con tutti i parenti, vicini e lontani. La prima neve dell'anno (si spera. Non dico che vivo per arrivare a dicembre e vedere la neve, ma mi ci avvicino molto. Quindi, per favore, NEVICA). Lenzuola di flanella e piumoni imbottiti. Tutto questo più quel quid che non so descrivere. E probabilmente non so nemmeno più recepire.

domenica 27 novembre 2011

Down-With-Paranoia Day

Decisamente. Basta con le paranoie. Penso che solo le mie siano abbastanza per riempirci tutto il mondo, e quindi non posso assolutamente accettare che anche gli altri inizino a farsi dei problemi inutili nella testa. Tutti lo facciamo, è vero. A volte ci fa anche bene, nella rara eventualità in cui riusciamo a renderci conto da soli che sono fissazioni totalmente inutili... ma è una rara eventualità.

Per far scorrere questa immobile e viscosa domenica pomeriggio, che nemmeno le temibili somme di frazioni algebriche sono riuscite a smuovere (il che è tutto dire), mi sono attaccata al computer (avrei potuto fare dei lavori di casa; avrei potuto finire di leggere Sourcery del buon vecchio zio Terry; avrei potuto suonare, ma a quello penserò dopo mangiato, come da copione; con qualche piccolo sforzo e un lampo di genio, avrei potuto cambiare il mondo; in poche parole avrei potuto fare mille altre cose, ma stranamente mi sono attaccata al computer). Sono molto molto molto felice perché ho finalmente sentito i miei migliori amici, cosa che non capita troppo spesso tra la scuola, il conservatorio e i miei 3000 corsi extracurricolari. Il punto qual è, che siamo tutti contenti, ma ci facciamo dei problemi inutili, dettati o da un particolare stato d'animo o da qualche circostanza che ci spaventa. Ora, io chiamo in senso lato "paranoia" qualunque problema mentale inutile, grande o piccolo che sia. E nelle paranoie ci vivo (anche se devo dire che in questo periodo, per fortuna, il mio subconscio mi sta dando tregua ^^). E sono la cosa al mondo che mi ha fatto soffrire di più. Più delle persone, dei fatti, delle parole che dicevo o che subivo, la ragione della mia sofferenza erano bene o male sempre le paranoie. E appena vedo che qualcuno a cui tengo inizia a formulare un pensiero negativo senza motivo, anche se è una stupidaggine, faccio i salti mortali per stroncare quella potenziale paranoia sul nascere. E così ecco trovato il passatempo per oggi: stroncare quante più paranoie possibile, che siano mie o altrui. Mi sa che alla lunga sembrerò fastidiosa e molto invadente. Però mi sento in dovere di farlo, è più forte di me. Sono la prima che poi si perde nelle proprie lugubrazioni, della serie "quella persona è migliore di me, di conseguenza io non valgo assolutamente niente". E sono la prima i cui nervi vanno in crash al minimo imprevisto... però ho imparato che agli amici l'aiuto lo si può anche chiedere. Senza amici non abbiamo molto senso come persone. Non ci possiamo esprimere al meglio di noi stessi, non abbiamo un appiglio quando siamo in difficoltà, come se nessuno fosse veramente interessato a noi. Se questa è una persona, significa che la vita è proprio crudele. Che razza di psicologia può avere qualcuno che non è influenzato da nessuno al di fuori della propria famiglia, mi chiedo? E a che paranoie sarà soggetto? E chi lo aiuterà ad uscirne? ... Beh, per questo mi stanno tanto antipatiche le paranoie. Sono capaci di rovinartela, la vita. Quindi, Down With Paranoia! \m/

venerdì 25 novembre 2011

Sorry, ma devo lamentarmi un po' anch'io :3

Al mondo ci sono tante persone strane... Cioè, siamo un po' tutti strani, a dire il vero. Nel senso, non esiste un parametro o un concetto di normalità, alla fine, siamo tutti diversi e ciascuno ha la propria normalità, diversa da quella di chiunque altro. Ma non è di questo che voglio parlare.

Dicevo, che la gente sia strana è una cosa logica, ma alcuni individui riescono a raggiungere dei livelli parossistici di particolarità... Il mio modo di vederli è altrettanto parossisticamente particolare.
Esempio generico: ex compagna di classe che non sto a specificare. Come già esplicitato, verso questa peculiare categoria di persone provo la più totale indifferenza. Penso a questa persona senza inserirla in alcun contesto e non provo niente. Penso poi agli atteggiamenti che questa persona assume verso me e gli altri e provo odio. Emerge chiaramente dalle frasi precedenti che quello che mi fa arrabbiare non è la presenza di determinate persone, ma il loro stramaledetto comportamento! Peccato che gli atteggiamenti non si possano prendere a calci. Quindi i miei istinti omicidi li canalizzo poi sulla persona.
Certe scene, poi, sono davvero commoventi... esempio pratico: tu vedi il solito gruppo di ragazze della stessa classe, la mattina prima che inizi la scuola; ad un certo punto, se ne aggiunge un'altra, particolarmente sciantosa nei modi e nell'aspetto, arrivata un po' più tardi; noti che saluta tutte, ma dico proprio TUTTE le altre ragazze, con un sonoro 'ciao!' e un bacino sulla guancia... proprio tutte, tranne una, che è in quel momento in modalità invisibile. Ovviamente, non lo è sempre. Per esempio, il giorno prima, durante la verifica d'inglese, non lo era, in quanto prima della classe in quella materia. Era un elemento chiave e tutti la tenevano in considerazione, bombardandola di bigliettini in cui le si chiedevano le soluzioni. Lo sarà durante l'ora di disegno, perché fa delle proiezioni ortogonali affidabili e tutti passeranno a dare un'occhiata. Ma al di fuori di simili circostanze, sarà sempre invisibile, in particolare agli occhi della ragazzina fighettina di cui sopra.

A qualcuno sembra giusto? Se sì, fatemelo sapere. La ragione per cui non dico altro è che in passato ho visto di peggio, molto peggio. Gente che diceva ad altra gente cose del tipo "sei simpatica come un dito su per il...", solo per il gusto di sfogare il proprio istinto sclerotico, oppure gente che veniva snobbata da altra gente in quanto sfigata, oppure... basta, potrei scrivere un romanzo su queste cose.
Ma sapete che vi dico? Per me quelle non sono altro che cervelli di bambinette impiantati in corpi di adolescenti simil-adulte. E se nel mio conturbato animo d'artista suscitano qualcosa ora come ora, quel qualcosa non è altro che indifferenza. In passato soffrivo, ora, no grazie. Però, se il passato bussa alla porta e mi ricorda quanto tutto questo sia insensato e detestabile, ho bisogno di lamentarmi anch'io.

mercoledì 23 novembre 2011

"Domani avrai una sorpresa!"

Uhm. Dovrei essere contenta?
Certo che no. Questa è una delle frasi peggiori che mi potrebbe capitare di sentire, in assoluto. Non è che non mi piacciano le sorprese, anzi... è che per la mia testa contorta e labirintica è la fine. Penso troppo, penso troppo per estremi e a ipotesi assurde e irrealizzabili anche nell'ultimo mondo dell'ultima dimensione nel vasto multiverso che potrebbe esistere, oppure potrebbe semplicemente essere l'ennesima cavolata per autoconvincerci che non siamo soli.  Mmm, sono capace di immaginarmi veramente l'impossibile quando me ne si dà l'occasione. Dico sul serio. Sì, stupida testa di rapa, immagina pure quanto vuoi. Domani mattina assisterai in diretta al crollo dei tuoi castelli aerostatici, uno per uno, guglia per guglia, pietra per pietra, inconsistenti immaginarie pietre che ti cadranno addosso con una violenza inaspettata. Perché è questo che succederà.
Anche se ora non lo do troppo a vedere (leggi "mi si legge in faccia che sto fervidamente pensando a mille e una ipotesi") il mio subconscio sta analizzando con pragmaticità scientifica tutti i possibili valori assunti dalla variabile "sorpresa" e li sta applicando alla frazione algebrica delle casualità della mia vita quotidiana con un campo di esistenza pressoché... infinito! (e ora la domanda mi sorge spontanea: qualcuno ha capito qualcosa? io no T_T). Deludermi è facile come rubare le caramelle a un bambino. O bere un bicchier d'acqua. Per accontentarmi, in un bicchiere d'acqua ci dovresti come minimo affogare. La mia faccia fingerà CUMULI di entusiasmo, ma in fondo in fondo, molto in fondo, nell'angolino più buio del mio subconscio, dove risiede la mia componente più ipocrita, egocentrica, egoista, spocchiosa e sgradevole, una vocina mi sussurrerà all'orecchio: "tutto qui?". Non è che io possa farci niente. Dipende da me nella misura in cui le onde dipendono dal mare. Quella piccola (spero molto piccola) ma comunque presente parte di me certe volte mi fa diventare matta. Formulo i pensieri più egoisti di questo mondo, poi mi do mentalmente dell'ingrata e mi dico che non sarò maaaai mai mai mai mai accettata da nessuno, poi ci penso meglio e mi do doppiamente dell'ingrata perché, seppure solo per un momento, mi sono dimenticata delle dimostrazioni d'affetto di famiglia, amici e moroso, che mi hanno già accettata da un pezzo, alcuni da sempre, e io mi ostino a non capirlo. In questo senso sto cercando di cambiare. Un paio d'anni fa la mia vita sociale era assolutamente sfilacciata e inconsistente. Quando ho iniziato le superiori è più o meno caduta in slavine. Da quando sono uscita dalle medie, la mia sfera di rapporti interpersonali era tale che io, nel profondo, sapevo di non poter contare assolutamente su nessuno. Ora non è più così, ma non sono ancora in grado di fidarmi incondizionatamente di quei pochi che ho intorno. O almeno, penso che il problema sia questo.
Per un periodo ho avuto il pallino della psicologia, sono abbastanza portata a mettermi nei panni degli altri e immaginarne la situazione dal loro punto di vista (generalmente, subito dopo inizio a dispensare consigli idioti tipo quelli che vengono dati al protagonista del film sentimentale medio quando sta per arrivare al punto di non ritorno verso la pazzia incontrollata). Qualche volta i problemi degli altri li risolvo. Il punto è che non riesco a risolvere i miei. Mettici il ragionamento, mettici il training autogeno (che è di vario tipo, dallo scrivere frasi sconnesse su un foglio per autoconvincermi di qualcosa a tentare di consolarmi da sola mentalmente, pensando le cose più strane), mettici pure che se sono disperata esterno la mia depressione a qualcuno... Alla fine ci sono sempre quelle due o tre cose che tornano sempre, fissazioni fastidiose come mosche.

...

Un momento, scusate.
Perché sto parlando di questo, se sono partita dalle sorprese!? o_O (Straw Of Consciousness colpisce ancora!)

domenica 20 novembre 2011

Freddo.

Freddo nell'aria e freddo nelle mie mani. Freddo che entra violentemente in casa anche solo aprendo la porta. Le ultime foglie sono strenuamente attaccate ai rami ormai spogli, e la mattina presto tutto è coperto da un velo di ghiaccio. Freddo gelido che si infiltra negli abiti e nel corpo e risale, in un brivido, tutta la schiena. Entrare in casa e venire investiti come da un'ondata di calore, sembra quasi di sciogliersi. E gli abbracci assumono un significato ancora più particolare, oltre ad essere dimostrazioni d'affetto procurano calore fisico. Spuntano giacconi, piumoni, maglioni di lana, guanti, calze lunghe (io ne ho due paia meravigliose, a righe), vestiti pesanti, sciarpe, cappelli, lenzuola di flanella. Spunta un timido sole che illumina il cielo, un cielo azzurro e limpido e aperto e glaciale, e glaciale è anche l'aria, che fende gli occhi con lame di vento. Spuntano nuvolette dalle bocche dei passanti, respiri sorpresi dal freddo che scappano via veloci nella brezza. Spunta la brina sui tetti delle macchine, spuntano già, in largo anticipo, le luci colorate sulle case. Il tiepido autunno, arancione di foglie assopite e zucche di Halloween, cede lento il passo all'inverno.

Ok, fine del prologo poetico e volendo pure patetico.
Non mi importa se tecnicamente l'inverno inizia il 21 dicembre, l'atmosfera è invernale già da alcuni giorni. Non mi stupirei se, nel giro di un paio di settimane, nevicasse. Per me l'inverno inizia ufficialmente il primo dicembre. La sento un po' come la mia stagione. Alla luce di quanto scritto sopra, io sarei tecnicamente nata in autunno - il 19 dicembre, così chi mi legge potrebbe anche magari ricordarsi e farmi gli auguri. Perché qualcuno che mi legge, incredibile ma vero, c'è! (grazie, Marino. Dai un senso ai miei post! *-*) E del resto, i miei lo ripetono sempre, quando sono nata io nevicava. Mi sembra un'immagine molto dolce, io piccina in braccio alla mamma e fuori neve e freddo e luci natalizie e caos. E c'è chi al sabato sera, d'inverno, ha voglia di andare a ballare. Personalmente, io che a ballare penso ci andrò tra una o due ere geologiche (anche se devo ammettere che andarci con il mio ragazzo o in balotta con gli amici sarebbe una cosa assolutamente fantastica), preferisco starmene in casa nel mio pigiamone di pile, in famiglia, al caldo. Stamattina mi è presa la febbre dei Keane. Mi era capitato di sentire la cover di With Or Without You un paio di volte, e ieri sera mi è tornata in mente l'intro con lo xilofono, una cosa veramente dolce. E adesso sarà la terza volta che l'ascolto. Sono un gran gruppo!
Insieme all'atmosfera invernale, si appropinqua anche quella natalizia. Oggi pomeriggio, iniziamo a fare il presepe (pubblicherò le foto perché lo scorso anno è venuto fuori un lavoro stupendo e quest'anno si promette ancora migliore!). Quanto all'albero, beh, lo scorso inverno eravamo in una casa più piccola. Usavamo lo stesso alberino di plastica, piccino e anche abbastanza rovinato, da parecchi anni. Forse ha la mia età. Quest'anno ne prendiamo uno nuovo, più grande. Abbiamo un sacco di spazio nel soggiorno e il soffitto è molto più alto. Non vedo l'ora!

Qui MaryBlue, non avendo altro da aggiungere, smette ufficialmente di tediarvi con la meticolosa descrizione della sua vita estremamente sedentaria, e si assenta per le prossime ore!

venerdì 18 novembre 2011

Scendi dal piedistallo!

Ma dico, chi ti credi di essere per disprezzare tanto le persone? Sei partita con dei complessi di inferiorità assurdi, ti sentivi zero, non avevi nessuno accanto. Adesso che tre o quattro persone ti vogliono bene seriamente, ti credi il centro del mondo?! Stavi male perché gli altri ti disprezzavano, ora tu disprezzi loro gratuitamente senza che loro ti abbiano fatto alcun torto particolare. Dalla parte del torto non ci sono sempre e solo gli altri, non lo sai? Solo perché vai bene a scuola e hai una vita sociale, non significa che gli altri valgano zero rispetto a te. Come puoi, tu che parli tanto di pregiudizi, stabilire che una persona non abbia dei valori etici, solo perché quella persona magari ti ignora o ti disconosce? Anche tu ignori e disconosci alcune persone, e sbandieri la tua identità di sedicente persona morlamente corretta ai quattro venti, pretendendo di essere sempre la migliore, la più simpatica, la più brava, la più importante, la più adatta in ogni situazione, e ti offendi profondamente se non puoi esserlo. Non pretendi la perfezione, presupponi la perfezione, ma sbagli, perché sei un essere umano anche tu! Quindi, piantala con questo atteggiamento di superiorità nei confronti di chi ti sta intorno, finché sei in tempo, e sii, per una volta, più umile.

domenica 13 novembre 2011

Memorie di un'altra domenica buttata al vento

No, davvero, fino adesso a parte stirare un po' e studiare inutilmente per l'esame di ECDL che devo dare domani non ho fatto nulla di utile. Dopo cena mi attiverò.

Sono riuscita a suonare la chitarra per la bellezza di 6 giorni su 7, la scorsa settimana. Ho ritrovato la motivazione e, con una gran dose di forza di volontà e un po' di aiuto da parte dei miei, ho intenzione di continuare così per tutto l'anno. Ieri l'altro, per la mia gioia, il prof mi ha detto che probabilmente porterò un pezzo a mia scelta ad un saggio, e stasera deciderò quale. Mi è dispiaciuto non suonare al saggio dello scorso giugno, ma del resto non studiavo mai. Potevo andarci solo come spettatrice. E ho continuato a non suonare finché non mi è stato detto fuori dai denti "o dentro fino in fondo, o fuori fino in fondo". E' tempo di essere drastici.
In questi giorni sto prendendo parecchie decisioni di grossa entità, e spero di non starlo facendo con troppa leggerezza. Stare nel limbo non è semplice, specialmente se la facoltà di prendere una posizione ed uscirne sta nelle tue mani. Gli altri ti fanno un sacco di pressione per decidere una cosa oppure un'altra. Andare avanti o fermarsi. Fare una cosa o non farla. Tra settecento metri, girare a destra o andare diritto. In quest'ultima situazione, il navigatore satellitare sarà di un'insistenza esemplare nell'intimarti di girare a destra.
Comunque, voglio continuare ad andare avanti con il conservatorio. Non devo rovinare di nuovo tutto con la mia pigrizia, questa volta mi impegnerò. Adesso che ci penso, è veramente una vita che non suono la chitarra in pubblico come solista. L'anno scorso con l'orchestra delle medie ho fatto delle piccole parti, ma non è la stessa cosa. Quindi, se ci do dentro, riuscirò a perseguire il mio obiettivo, e questa sarà la mia bibbia da musicista. Io, una musicista. Mi suona come una definizione molto altisonante.

Ho finalmente finito il disegno di cui avevo parlato in diversi post prima d'ora. Non è venuto male, direi. In realtà, non ricordo se l'ho scritto qui, ma era tutto finalizzato a fare un regalo decente al mio ragazzo per i nostri 8 mesi. La nostra sfortuna è che, in 8 mesiversari, non siamo riusciti ad uscire insieme nemmeno una volta il giorno stesso. Abbiamo sempre festeggiato o in anticipo o in ritardo - quando abbiamo festeggiato. Comunque, sono contenta di essere riuscita a finirlo tutto e che sia venuto più o meno come me l'ero immaginato.

E adesso, ora locale 18:12, stacco il computer e mi attacco alla chitarra. Prima faccio gli esercizi di meccanica, prima potrò studiare il pezzo per il saggio, e qualcosa mi dice che nei prossimi post non parlerò d'altro!

domenica 6 novembre 2011

Semplice.

Quel che hai fatto è semplice:
Hai aperto tutti i cassetti,
Tirato fuori i miei sogni,
Ci hai costruito un mondo
solo nostro.
E in questo mondo di sogni
Vivo.

Già, semplice. Che poi, parlare di semplicità in un mondo così complesso, abitato da creature con reazioni chimiche nel loro cervello così straordinarie da riuscire a far provare loro emozioni e a farli pensare... è tutto dire, insomma. Ma non sto facendo un convegno sulle scienze.

Ok, è una frase molto consunta, quella che sto per scrivere, ma... sono i gesti semplici quelli che ti fanno stare bene. Intendo, quando li ricevi da persone speciali. Perché il fatto che una persona si preoccupi per te anche solo per un attimo e faccia qualcosa di piccolo, come un regalo o anche semplicemente una frase di affetto, per un momento ti fa sentire importante.
Io sono letteralmente impazzita per un pupazzino tratto da un manga (il nome del pupazzo è Mokona - per la precisione quello nero, che ho io, si chiama Larg - ed è tratto da Rayearth delle Clamp, anche se io non l'ho letto. Però c'è anche in Tsubasa Reservoir Chronicles, sempre delle Clamp. Checcariiinooo! **), che mi ha regalato il mio ragazzo. Beh, è piccolino, non è niente di che, ma
  1. me l'ha regalato il mio ragazzo, il che è tutto dire;
  2. è piccolino e puffettoso, e se c'è qualcosa che fa appello ai miei più forti istinti coccoloidi, quelli sono i pupazzi piccolini e puffettosi;
  3. il fatto che io ne sia in possesso implica che lui quando è stato a Lucca HA PENSATO A ME! Lui era lì a divertirsi in mezzo a 6584654 cosplayer, io ero in casa a guardare i miei familiari sclerare uno dopo l'altro, ma HA PENSATO A ME :')
Sto passando un periodo proprio felice.
Avevo diverse cose in sospeso, ma piano piano le sto risolvendo una ad una, a cominciare dal conservatorio. Ieri l'altro la lezione di chitarra è stata un disastro. Il prof me l'ha detto fuori dai denti che quest'anno ho l'esame di conferma e quindi sono obbligata a studiare con moltissima costanza, se no sono automaticamente fuori. Sono ancora indecisa, però mi dico, sempre meglio stare due ore al giorno con la chitarra in mano che due ore al giorno al computer a fare... beh... NIENTE. E così ieri ho ufficialmente ripreso ad esercitarmi, stavolta si spera per tutto il resto di quest'anno. Il prossimo step è trasferire il momento in cui studio dalla fascia oraria in cui finisco di cenare a quella in cui finisco di fare i compiti. A dire il vero quando penso al conservatorio, specialmente all'esame di conferma e a tutto il tempo che assorbirà se passo, mi viene un po' di ansia. Vorrei tutto subito, in effetti. Me ne sono resa conto ieri suonando. Non posso avere una tecnica perfetta in una sola sera. Devo essere più perseverante!!!
Per quanto riguarda la gelosia, invece, in questo momento il mio subconscio è quiesciente. Non so se mi è passata del tutto - anzi, sicuramente non mi passerà mai del tutto, ma un po' è normale essere gelosi - oppure è solo per via che non ho ancora incontrato una determinata persona mentre ero in compagnia di un'altra determinata persona durante l'intervallo. Non mi resta che aspettare. Francamente non voglio fare delle storie per niente... Stavolta però appena starò male devo dirglielo, al mio ragazzo. Non è un buon proposito o cose del genere... è che gliel'ho promesso. Giuro che appena torno a stare male gli spiego tutta la storia. Ok, gli sembrerà una cosa fuori dal mondo, ridicola e assurda, ma sono fatta così e se non mi vuole cosa ci sta a fare con me. Oh, e poi dimenticavo: tutta questa storia della gelosia non è colpa mia, ma del mio subconscio.
Una cosa del tutto inaspettata ma, stranamente, vera, è che sto dimagrendo. Non ci credo nemmeno io, in effetti, e poi a dire il vero non ci faccio troppo caso (non mi peso, non prendo le misure di giro vita, fianchi ecc...). Poi non è che stia perdendo tutti questi chili, attenzione. Sto uccidendo il mio grasso con  una lenta tortura a base di attività fisica. Ginnastica al venerdì e nuoto al sabato, sul lungo periodo, non sono mica poco.
E a proposito della piscina, ieri abbiamo provato finalmente uno stile nuovo (beh, nuovo rispetto a dorso, stile e rana). A un bel momento, l'istruttrice ha detto: "Adesso fate 4 vasche, battendo entrambe le gambe contemporaneamente" poi ci ha spiegato come fare esattamente, e nella mia memoria si è accesa una lampadina, ah, è lo stile delfino!, ho pensato. Sono arrivata alla fine della vasca che non mi sembrava quasi di aver fatto fatica. Non è tanto il fatto che io sia riuscita a farlo correttamente al primo tentativo, ma... non so come descriverlo. Tipo che mi ha lasciato una bellissima sensazione addosso. Inutile dire che, uscita dalla piscina, non mi reggevo in piedi. Non vedo l'ora che sia di nuovo sabato per rifarlo :D
Altra cosa a cui mi sto dedicando, è il mio famoso disegno, quello che ci ho messo tre settimane solo a scrivere i caratteri gotici perché non trovavo mai il tempo. Oggi ho finito tutta la parte inerente al disegno e ho iniziato a colorare. Da adesso in poi, pastelli is the way! Tra cinque giorni al massimo sarà finito... non è un tempo stimato, è una scadenza ç_ç però direi che ce la posso fare tranquillamente. Dico tanto di questo disegno che sia un lavoro lungo e faticoso, ma avrei potuto farlo in molto meno tempo, se mi fossi data una mossa. Comunque sia, tanto indietro nel tempo non posso tornare.

Michael Ende dice, in Momo, che "tutto il tempo che il cuore non percepisce è perduto". Quanto è vera questa frase. Descrive perfettamente la mia situazione in tantissimi casi, e soprattutto fornisce un'eccellente chiave di lettura per le frasi come "vivi la vita fino in fondo" e via dicendo. La chiave non sta tanto nella parola cuore quanto nella parola percepisce. Il tempo che veramente buttiamo via è quello che passa senza che noi proviamo un sentimento, sia esso positivo o negativo. Potrebbe essere tempo buttato via anche quello che passano le persone che non amano il proprio lavoro a buttarcisi a peso morto. Quindi, qual è il punto: per poter dire veramente di non aver avuto rimpianti e non aver buttato via del tempo, bisogna riempire la vita non di cose o di esperienze, ma di sentimenti. Uh, sì, è una frase molto filosofica e profonda :3 Adesso devo spegnere il computer, andare a mangiare e spaccarmi le dita a suonare! Forza forza forza!!!

giovedì 20 ottobre 2011

"Hatred fills my blood..."

Parole degli Avenged Sevenfold, il titolo della canzone è Burn It Down. Canzone che sto ascoltando in questo momento, sull'orlo della crisi di nervi... o meglio delle lacrime... no, veramente lo definirei più una specie di voltastomaco... Oh, FUCK.

In un post della scorsa settimana, avevo parlato di depressione cronica del venerdì. Ora, non so se è tutto solo una mia paranoia, oppure i sintomi si sono manifestati già da adesso. La cosa certa è che sicuramente NON E' UNA COSA NORMALE. Poi, tra parentesi, io ci vivo, sulle paranoie. Adesso mi sto ascoltando Papercut dei Linkin Park. Sì, oggi sono molto allegra, si era notato?
Il fatto è che l'atmosfera che c'è intorno non mi aiuta per niente. Da stamattina è nuvolo, e ogni tanto inizia a piovere. A un certo momento diluviava, con tanto di tuoni, fulmini e resto. Ora, mettiamo in chiaro una cosa: io non ho proprio niente contro la pioggia, né contro qualunque altro tempo meteorologico (a parte forse quando il cielo è tutto rannuvolato ma non si decide a piovere: forse mi ricorda me quando vorrei piangere ma mi sforzo di non farlo). Solo che dipende tutto dal contesto: se posso ammirare un bellissimo temporale o un tripudio di acquerugiola comodamente seduta sul mio letto/su una sedia/su una panchina se non fa troppo freddo, allora più che volentieri. Un altro paio di maniche è invece se mentre fuori piove devo affrontare una tediosissima lezione sugli articoli di cronaca, una verifica di matematica a dir poco ASSURDA e due ore di inglese... sprecate. Quanto alla verifica, poi, beh, meglio lasciar perdere. Stavo diventando scema tra le scomposizioni di polinomi, le equazioni e quei fottuti parallelogrammi. Grrr. Almeno ho provato a fare tutto. Poi mi sono dimenticata che il quadrato di 3x meno il quadrato di a+2 si poteva scomporre sotto forma di 3x+a+2 che moltiplica 3x-a-2, e mi è venuto in mente più o meno tre ore fa, ma... Pazienza. Quel che è fatto è fatto.
Dopo la scuola sono stata trascinata a casa di mia zia, dove ho sprecato un altro po' di tempo. E non ho fatto i compiti, la cosa più preoccupante. E non ho studiato biologia, ma per fortuna mi hanno utilizzata subito come capro espiatorio, nelle interrogazioni programmate. Con biologia sono a posto fino a gennaio B-) Beh, per i compiti che in teoria sarebbero stati per domani, mi inventerò una scusa. Poi alla fine non sarebbe nemmeno una scusa, dato che in effetti tutto il pomeriggio l'ho perso e ho avuto appena appena il tempo di cercare due articoli di cronaca.
E adesso, dopo essere tornata a casa con la testa farcita di polinomi, schiamazzi, gomme volanti, malinconia, canzoni depresse e soprattutto paranoie, e ovviamente dopo una buona cena, eccomi qui a delirare. Ci sarebbe anche un motivo per quel momento di voltastomaco/voglia di piangere/sclero-time, ma non si regge in piedi. Solo che per un attimo ho pensato "oh, merda, il mondo mi sta crollando addosso", poi mi sono guardata intorno e tutto era al proprio posto.

Vado a stampare i miei articoletti, e, se ne ho voglia, provo a rielaborarne uno. Sì, MaryBlue inizia a fare i compiti alle 9 di sera. E poi, se sono proprio virtuosa, ma tipo molto virtuosa, vado avanti con il disegno. In effetti sono diversi giorni che non lo continuo. Quel foglio è enorme e nella scrivania nuova non ci sta insieme al computer e alle altre cianfrusaglie. In questo momento sono seduta sul letto.
Eh sì, dimenticavo. Ieri sono arrivati i mobili nuovi. Sono semplicemente una BOMBA. Ieri notte ho dormito benissimo! :3 Il letto è altissimo. E si sta veramente ma veramente comodi. Subito di fronte, c'è la scrivania, e sopra la scrivania ci sono 7341582 scaffali. Sarà bene che io metta un po' d'ordine, perché sulla suddetta scrivania si sta già formando un gran fritto misto di sciarpe, cavetti, libri, CD e scartoffie varie. Adesso devo veramente ma veramente spegnere. Spero sinceramente di non deprimermi, domani.

martedì 18 ottobre 2011

Evidentemente, è tempo di maschere.

Poi ora che ci penso sarà Halloween tra nemmeno due settimane. Hmm. Mi sa che la gente si sta preparando proprio per bene. Vedo maschere ovunque, su chiunque. A cominciare da me. L'altro giorno parlavo con il mio ragazzo, e gli ho accennato al fatto che sono paranoica, egoista ed egocentrica come nessun altro. Perché io lo sono. Allora lui mi ha guardata come se venissi da un altro pianeta. Poi ho aggiunto qualcosa tipo "sì, perché magari da fuori non lo vedi, però nella testa ho dei pensieri paranoici, egocentrici ed egoisti in una maniera unica e sola!". Al che lui: "Beh? Metti la maschera? Nono, non va mica bene. Tu devi essere tu".
Beh, la cosa mi ha dato da pensare. Non ho fatto che rimuginare su chi noi siamo, come appariamo agli altri. Poi mi sono messa a spulciare il libro di antologia, e ho trovato l'inizio di Uno, nessuno e centomila di Pirandello. Bum. Per la mia psiche è stata la fine. Devo o non devo portare una maschera? Poi, sono io che la porto, o sono gli altri che mi vedono come io in realtà non sono? Aaargh. Ho mal di testa.
Se porti volontariamente una maschera, tipo fai l'ipocrita con una persona oppure coltivi un'amicizia di comodo, prima o poi la maschera cade. E questo mi succede con un sacco di persone. Si fingono tanto carine e amichevoli, ti invitano al loro compleanno esplicitandoti il fatto che ci tengono... e poi trovano qualcuno che è più figo e divertente di te con cui passare il tempo, e ti snobbano. Seriamente. Mi sono trovata diverse volte in una situazione in cui c'era un gruppo di quattro-cinque persone, e io venivo esclusa. O meglio, passavo in modalità invisibile. Ma perché sto parlando al passato? Mi capita tanto spesso. Se lascio il gruppo non mi cercano, non mi aspettano se mi attardo da qualche parte, posso chiamare tutte le femmine troie e tutti i maschi coglioni ad alta voce e non essere notata... ehm... non ho ancora effettivamente provato a farlo, però è nella lista delle cose da fare prima di morire. Tanto sono invisibile! xD

Domani arrivano i mobili per la mia camera. Sììì, che bello. Materasso in lattice... non devo aprire il letto tutte le sere... sono da sola nella mia stanza... Libertà... *-* Non ci riesco quasi a credere. DOMANI. Mi sveglierò la mattina come se niente fosse e tornerò da scuola che avranno già montato tutti i mobili. Entrerò nella mia stanza e, ta-dah!, mi godrò la mia stanza nuova. E ora che ci penso questa è l'ultima notte in cui dormo nel letto che mi ha vista poltrire per la bellezza di... hmm... più o meno 8 anni! L'ultima volta che utilizzo la scrivania che da altrettanto tempo mi ha vista fare i compiti... l'ultima volta che apro quel letto che fa un rumore infernale... Non ci credo! NON CI CREDOOOOO! *sviene dall'euforia*

lunedì 17 ottobre 2011

Avere i muscoli delle gambe che gridano vendetta, ma essere felice lo stesso.

Hmm. Venerdì educazione fisica (che è tutto dire, dato che ho un prof che fa correre alla grande), sabato piscina (e anche se abbiamo fatto solo 26 vasche mi sono stancata comunque), ieri sono andata a correre e non solo, dopo ho anche fatto un paio di tiri a badminton... e oggi di nuovo a correre. Devo andare a correre 3 volte alla settimana, dato che per la prima volta il prof di educazione fisica rende la sua materia tale a tutti gli effetti, dandoci dei compiti per casa. Di solito non lo fa, ma è bene che io mi alleni, perché è una specie di sergente che è stato infilato in una scuola a insegnar ginnastica. E io sono MOLTO scarsa in ginnastica. Se non mi alleno, mi stronca direttamente... ma devo dire che nella corsa di resistenza me la cavo abbastanza. Però comunque mi devo allenare, allenare e allenare! La forza della disperazione mi fa fare degli sforzi assurdi. Non voglio morire, sono troppo giovane D: quindi, è bene che io corra. Da qua a un mese, spererei anche di dimagrire un po'. Poi c'è da dirlo, dopo una bella corsa mi sento anche meglio. Dopo un po' si liberano le endorfine e... aaaah, gioia *w* E la depressione va a farsi benedire.

Sto facendo un disegno assurdo. Ci metterò una vita a finirlo, ma devo, perché sono troppo curiosa io stessa di vedere come verrà fuori. Un po' di tempo fa mi è venuto un raptus creativo. Ho visto dei pastelli ad olio (e io, quando vedo una scatola di pastelli o tempere totalmente intonsa, vengo assalita da un'insopprimibile voglia di usarli), mi sono ricordata di avere da qualche parte dei fogli enormi (33x48) e ne ho preso uno. Cosa sto disegnando, lo scriverò nel prossimo post, anche se qualcuno lo sa già.

Adesso è appena finita l'ora di alternativa, quindi devo spegnere il computer e tornare su... a fare matematica... oh, no =.="

venerdì 14 ottobre 2011

Soffro di depressione cronica del venerdì.

Stranamente non del lunedì, come capita alla maggior parte delle persone. Questo è il terzo venerdì di seguito che sto male. Sì, sto male, e sapete perché? Perché lei è stupenda, magra, simpatica, cordiale, maggiorenne, E IO INVECE NO. Mi viene una rabbia a pensarlo, che mi viene voglia di piangere. Non è possibile. Pensavo di essermi liberata un mese fa di quei pensieri orrendi. Mi sbagliavo. Non so cos'è che ho contro di lei, poveretta, lei poi non ha nemmeno idea del fatto che io possa essere anche solo lontanamente gelosa. Mi considera addirittura, una cosa che io non avrei mai immaginato, sua amica. Tipo wow, sono degna. Però quando ci parlavo in chat mi sembrava una persona così, boh... vuota. La nostra conversazione in generale era:
"Ciao"
"Ciao"
"Come va?"
"Bene tu?"
"Tutto a posto"
FINE. Insomma un'esperienza interpersonale, sociale ed extelligente che ti cambia la vita, no? Arrivi a conoscere una persona nel suo intimo più profondo, con queste meravigliose conversazioni a monosillabi, certo. Io ci vorrei parlare anche più spesso. Un'altra cosa che mi frustra ai limiti della mia sopportazione è il fatto che lei e LUI possono andare dove vogliono, perché i genitori gli danno il permesso. Io non posso, che ne so, far balotta con loro e aggregarmi, perché i miei non mi lasciano andare. E lui invece di incoraggiarmi, mi dice: "Comunque non puoi venir con noi se non riesci a convincere i tuoi, e io la vedo molto dura." Beh, grazie mille della collaborazione, ora mi hai mandato in crisi di nervi, amore. Vai dove ti pare con la tua fottuta amica e lasciami pur da sola e ricordami che i miei non mi danno il permesso e non verrò mai con voi. Anzi, non ti far proprio sentire. Vorrei dirgliele in faccia queste cose. Però so già che farei una sceneggiata ridicola. Perché io, quando si tratta di amore, amicizia, gelosia e sentimenti che implicano un legame tra due  persone, divento ridicola. Non so come mi devo comportare, se mi devo omologare, se devo seguire un mio schema mentale, o che cos'altro devo fare. Non so di cosa devo parlare, fino a che punto aprirmi agli altri, fino a che punto prendermi confidenza. Non so se parlargli di questa gelosia, forse dovrei, ma mi sembra una cosa sinceramente molto insensata. Mi riderebbe in faccia e non risolverei nulla.

Sto scrivendo una canzone. Molto depressa. Ho incominciato la settimana scorsa, di venerdì. Ma che strano. Il testo è in inglese, ma lo pubblicherò comunque quando sarà finito. Quando la canto mi sento molto realizzata, sia perché mi sfogo, sia perché è qualcosa di mio ed è decente (fu così che un critico di passaggio la definì una schifezza). In questo momento sto scrivendo dal laboratorio di informatica. Che noia. Avevo bisogno di fare qualcosa, se no il mio cervello iniziava a pensare a quelle cose lì e mi deprimevo ancora di più. Ci ho pensato lo stesso, a quelle cose lì, ma almeno le ho esternate (potenzialmente al mondo, è vero, ma tanto non mi legge nessuno) e quindi in minima parte mi sono sfogata. E adesso è ora di spegnere il computer, perché sta per suonare l'intervallo. That's all, folks!

lunedì 10 ottobre 2011

Inciampare da fermi...

Come al solito, Blogger mi carica le foto in verticale anziché in orizzontale ._. Beh, non è colpa mia. Prendete il monitor e giratelo, oppure salvatevi la foto e ruotatela :3

Inciampare da fermi è una vera e propria ARTE. Al mondo ci riescono pochi eletti, e io sono tra di loro (il chibi che ho disegnato sarei in teoria proprio io). Ieri ero alla Tartufesta (una specie di fiera di paese che, come suggerisce il nome, celebra i tartufi, e dove guarda caso si vende di tutto fuorché tartufi). Oh beh, tutti dicono che è tristissima e che è uno schifo e che non ci si diverte per niente. Però io avrei da obiettare, sinceramente.
Punto primo: non è tristissima, un po' di gente in giro c'è sempre. Se preferiscono la tipica domenica pomeriggio in cui cammini per le strade al freddo, senza nessuno, senza gente, allora si possono lamentare liberamente.
Punto secondo: io penso che non sia poi questo schifo. Ci sono sempre le bancarelle, tipo quelle del mercato, oppure quelle dove ti vendono il torrone, le mandorle tostate e le mele caramellate (ora mi pento di non aver comprato nemmeno un po' di mandorle!). E poi al centro della piazza c'è quel fuoco enorme e le caldarroste che cuociono, e anche se fa freddo c'è un'atmosfera aperta, calda, forse un po' incasinata, ma a suo modo confortevole.
Punto terzo: a parte che per divertirsi bastano un paio di amici con cui dire due boiate, e già si ride come dei matti... Io sono fermamente convinta che se qualcosa si può migliorare, invece di stare a lamentarsi ci si deve alzare e fare tutto il possibile per migliorarla! Quindi, buon proposito valido da oggi a tutti i giorni a seguire: proverò a lamentarmi di meno e agire di più.
Io ero con della gente che non frequenterò mai più, nemmeno sotto tortura. Seriamente. Adesso inizio a fare SERIAMENTE piazza pulita delle false amicizie. Meno male che c'era un mio amico con me, così mi sono anche divertita. Mi sono MOLTO divertita. Alla faccia vostra =D

mercoledì 5 ottobre 2011

Adesso sì che si vede che l'autunno è tornato.

Per tutto settembre ha continuato a fare un caldo assurdo. Poi, in questi giorni, come se non bastasse, la temperatura ha iniziato a fare i tripli salti mortali durante la giornata. Non sto scherzando. Parte la mattina bassissima, poi tra mezzogiorno e le tre schizza a dei livelli che si sta benissimo in canottiera, poi precipita di nuovo. Non mi sorprendo di essermi ammalata. Etciù! >_< odio tutto questo. Il raffreddore, i Fazzolettini Mutanti, parlare cobe uda deficiedte perché ho il daso chiuso... Sì, fa parte dell'atmosfera autunnale, ma non è piacevole avere sempre la necessità di un fazzolettino a portata di mano. Io poi mi soffio il naso fortissimo, quando lo faccio in classe mi sento osservata. Senza poi contare il malessere generale e il fatto che arrivo alla sera che mi gira la testa. Brrr. E il brutto è che da qui, i prossimi episodi di raffreddore potranno essere sempre e solo peggio. No, no, no... Non voglio e non posso. Saltiamo direttamente alle vacanze di Natale, male che vada, anche se sarò raffreddata non mi dovrò svegliare alle sette meno un quarto. Ma ripensandoci anche no. Per quanto freddolose, umidiccie (anche se fino adesso ha continuato a NON piovere), costellate di fazzolettini mutanti, compiti e serate depresse, in fondo queste giornate autunnali valgono sempre la pena di essere vissute.
In questi giorni sto approfondendo parecchi miei interessi. Devo farlo ora perché non so se ne avrò il tempo, una volta che cominceranno corsi vari e conservatorio.
In primis, senza né come né perché, sto disegnando un sacco. Presto o tardi pubblicherò qualche altro disegno e mentre scrivo sto anche valutando la possibilità di inserirne qualcuno in questo post :-P La cosa brutta è che sono tutte figurine singole (solo qualche volta due o più persone) e sempre smonche. Sproporzionate. Però è bello disegnare per esprimere uno stato d'animo interiore, si trattasse anche di fare un omino-stecchino. Alle medie non disegnavo altro che omini-stecchini, i manga sono stati la mia salvezza. Se non avessi letto tutti quei manuali, a quest'ora starei pubblicando migliaia di immagini di omini-stecchini, straparlando della loro versatilità, facilità di esecuzione, espressività e di quanto io fossi un genio artistico. Ogni tanto addirittura, quando sono dell'umore giusto, disegno coppiette. Un ragazzo e una ragazza. A volte siamo io e il mio ragazzo, altre volte personaggi immaginari. Non capisco mai perché, quando disegno una persona, chi mi guarda mentre sono all'opera mi chiede chi sto disegnando. Il punto è che non lo so nemmeno io! Sono figure immaginarie. A volte sono ragazze malinconiche coi capelli lunghi che fluttuano nel vento, altre volte sono rockstar che fanno acrobazie metallare sul palco... sono quasi sempre ragazze, però. Qualche volta, sia su richiesta, sia quando mi prende l'ispirazione, disegno persone reali. Una delle cose che voglio fare è disegnare tutte le mie compagne di classe. Non è che c'è un motivo particolare. Un giorno ho disegnato la mia compagna di banco, e il tentativo è andato a buon fine, così ho deciso che prima o poi avrei disegnato tutte. Se ci riesco, pubblico tutti i disegni!
Un'altra smania che mi è presa è quella di fare le torte. Aiuto mia madre in cucina da quando avevo cinque o sei anni, quindi ho un po' di esperienza, e domenica ho pensato bene di provare a fare una torta solamente con le mie mani, senza il suo aiuto, ma comunque sotto la sua supervisione. Ebbene, non solo la cucina non è saltata in aria/la casa non ha preso fuoco/altri disastri di sorta non sono accaduti, ma quel che è venuto fuori dal forno era una tortina veramente appetibile (anzi, erano due torte piccoline). Ora che ho la consapevolezza di saper fare le torte, ho trovato un ottimo passatempo per i pomeriggi liberi dopo la scuola. La trovo una cosa fantastica. Mi impedisce di mangiare schifezze dopo pranzo, perché mentre cucino se mi viene un languorino spilucco dall'impasto della torta (io adoro l'impasto della torta ancora crudo :3); mi fa sentire potente, realizzata e capace di combinare qualcosa di buono (cosa che non mi accade mai, tranne che per i risultati scolastici); mia madre può comprare meno merendine ipercaloriche al supermercato; e infine, io divento più AUTONOMA. Questa è la parte migliore. IO che cucino le torte da SOLA :') E anche sulla cucina inizierò a scrivere qualche post, tipo le ricette. Molte infatti, mia madre le rielabora e le aggiusta rispetto alle originali.
Sto anche provando, senza troppo successo, a capirci qualcosa della politica. Tipo quali sono gli ideali della destra, quali sono gli ideali della sinistra... Ma non li ho capiti, mi sa. Devo studiarmeli. Ora che sono ufficialmente una persona politicamente impegnata (perché io SONO una persona politicamente impegnata) bisogna che impari qualcosa di come gira il mondo e in cosa (teoricamente) crede chi ci governa. Per adesso riconosco un'ingiustizia quando la vedo, e qui in Italia ce n'è diverse. Il punto è che c'è un mare di persone che di queste cose se ne infischia. Anche io vorrei infischiarmene, e lo farei, se non sapessi quanto è importante. Del resto, ci vado di mezzo io, ci andate di mezzo voi, ci andiamo di mezzo tutti, quando si tratta di decidere chi ci rappresenta, chi ci governa, chi ci guida. Tra qualche anno sarò parte attiva delle persone che decidono questo, e voglio essere in grado di votare coscientemente. Ho un ricordo abbastanza vago di una lezione di storia che mi ha veramente indignata, siamo ai tempi del fascismo, si tratta di quel plebiscito indetto da Mussolini, dove chi votava a sfavore di quest'ultimo esprimeva il voto con una scheda bianca, chi invece era favorevole aveva una scheda tricolore. Così mettevano paura all'opposizione e soprattutto, quei pochi che ebbero il coraggio di votare contro Mussolini probabilmente furono perseguitati e torturati dai fascisti. L'altra sera ci stavo pensando e mi sono chiesta: ma se l'opinione pubblica fosse stata cosciente del pericolo che il fascismo costituiva, e se tutti, ma proprio tutti avessero votato contro di esso, allora Mussolini avrebbe fatto perseguitare tutta la popolazione? Oppure di fronte a una rivolta diplomatica di questo tipo si sarebbe arreso? Alla fine comunque la tirannia dei nazifascisti è finita. Non poteva andare avanti a lungo, un'ideologia così violenta.
Adesso basta pc. Per quanto io stia pensando ad altri hobby, altre cose eccetera, ci sto sempre troppo tempo! D:

domenica 25 settembre 2011

W i quadernini! :D

Recentemente sono andata a ripescare uno dei miei trecento milioni (milione più, milione meno) di blocchetti. La mia capacità di gestire questi affascinanti oggettini è, uhm, MOLTO scarsa. Cioè, intendo, il fascino che ha un quadernino vuoto per me è irresistibile. Ne ho comprati a decine, di blocchi e agende varie, a volte come souvenir, a volte perché erano tanto piccoli e carini oppure avevano la matitina vicino. Che cosa dolce :3 Sta di fatto che nella mia camera ne ho un ripiano PIENO. Un altro particolare fondamentale è che appena ottengo un blocchetto/quadernino/diario nuovo, vengo attanagliata dalla voglia di scriverci sopra qualcosa - qualunque cosa. Oppure di farci un disegnino, farci scrivere una dedica da qualche compagna di classe, cose del genere. Ora come ora non riesco a ricordare di un solo quadernino in cui io abbia scritto in tutte le pagine. Conto di riempirne due o tre, con gli anni. Ogni tanto, quando vado in qualche posto, me ne porto uno dietro e ci scrivo quello che mi passa per la testa (finché sono in casa, c'è il computer, se sono a scuola sono piena di fogli dove poter scrivere, ma quando sono fuori, se mi vien dello sbuzzo da qualche parte devo pur segnarmi le cose, no?). Poi lo infilo nel solito ripiano e non mi degno di aprirlo per qualche mese. La poesia qui sotto l'ho ripescata appunto da uno di questi blocchetti. Non so nemmeno quanto tempo fa l'ho scritta, ma ho buone ragioni di credere che il periodo sia tra marzo e aprile. E non ha nemmeno un titolo. Suggerimenti? ;)

Morirei
nel bianco che esplode
quando le tue labbra
sfiorano le mie.

Cadrei,
cadrei sorridendo
nel nulla
con te.

Vorrei essere
piccola e fragile
e nelle tue braccia
cercare un riparo
dal mondo che piove,
ci piove addoso
incessante.

mercoledì 21 settembre 2011

Rido,

come rido di te,
Destino!
Prendi le vite,
le annodi, le intrecci,
le spezzi,
le curvi soavemente
- le pieghi in tornanti
burrascosi...

Giochi con noi,
burattini volubili
dall'esistenza
liquida,
dalla vita instabile.

lunedì 19 settembre 2011

Bumm!

Ho avuto una giornata veramente pesante oggi. Rompere la routine estiva è stato un trauma. Però dai, tutto sommato non è stato questo male tornare a scuola. Ho rivisto non solo vecchi compagni, ma anche altra gente di altre classi e i prof nuovi. C'era aria di nuovo, come in ogni cosa che inizia. C'era voglia di scrivere sui diari, voglia di riabbracciare tutti (beh, quasi) e quell'aria umida ma pur sempre frizzante di un mattino di fine settembre, che faceva da sfondo al tutto. Ecco, sui traumi ne avrei poi da dire, perché oggi il mio umore è passato da scarso a ottimo a non molto buono a pessimo a depresso a incredulo e poi di nuovo a ottimo, finalmente. A salvarmi è stato un grande amico. Da oggi gli devo più o meno la vita, i miei nervi si stavano corrodendo a forza di pensieri acidi, gelosia, gelosia, gelosia che mi rodeva dentro come un tarlo. Mi sembrava di esplodere, quando è arrivato il mio salvatore, a dirmi che l'oggetto del mio odio aspirava a un ragazzo che non era il mio. Nessuno - e dico, NESSUNO - può immaginare il mio sollievo. Odiavo quella condizione in cui ero, di essere gelosa senza un motivo. Era una cosa che non aveva assolutamente senso. Oggi pensavo che ne avrei parlato con i diretti interessati, ma era una cosa inverosimile. Parlarne con lui? Mi avrebbe sicuramente riso dietro o presa per scema. Parlarne con lei? Ma se non la conoscevo quasi. Parlarne con i miei amici? Oh, l'avevo fatto, quante volte l'avevo fatto, questo discorso senza capo né coda, ma non era servito a niente. Ogni giorno ero sempre più gelosa, e questa gelosia aveva sempre meno senso. Questo pomeriggio è arrivata all'apice (questa è la cosa buffa, il mio cuore va a scoppio ritardato. Non ero gelosa mentre la vedevo, ero gelosa cinque ore dopo, a casa). Stupido subconscio... Sto formulando, in questo momento, un'ipotesi veramente assurda. Penso che ad aver fatto cessare quella sensazione orribile non sia stato tanto il fatto di scoprire che QUELLA LI' non puntava al MIO ragazzo, quanto di scoprire che abbiamo un amico in comune. Se è amica del mio amico, allora è una a posto. Punto.
Adesso il mio subconscio si è ritirato a vivere nei Caraibi della mia psiche, sorbendosi un cocktail mentale (o forse una granita alla menta da 2,50€) (per la precisione comprata alla gelateria che c'è giù in paese) e abbronzandosi al sole della ritrovata allegria. Ogni tanto anche la depressione deve andare in vacanza, no? ;D

mercoledì 14 settembre 2011

Sto sperimentando gli effetti più profondi della vera amicizia.

Avete mai avuto la sensazione di essere felici per qualcuno? Io quando l'ho provata mi sono resa conto che tutte le volte in cui, prima di allora, avevo detto "sono felice per te" avevo usato una mera frase di circostanza. Per una volta è stato bello pronunciarla e intenderla, lettera per lettera, nel suo significato più profondo. Pensare alla felicità di un amico e sperimentare sulla mia stessa pelle quella felicità. Mi sono sentita realizzata in quel momento, come se la mia vita avesse acquistato un senso, finalmente. Per me, che probabilmente prima di quest'anno non ho mai avuto amici, entrare in empatia con le persone a cui tengo è un'esperienza nuova. Lo stesso discorso vale per la tristezza. Riesco ad immedesimarmi nella mia migliore amica, nei suoi problemi, nella sua disperazione. E non necessariamente perché ci sono già passata.
Da quando mi sono resa conto che sono circondata da abbastanza persone sincere da rendere trascurabili le influenze delle persone false, sono molto più serena. Ogni tanto la sera mi prende un attacco di depressione, ma o chiamo un amico, o suono un po' la chitarra, o scrivo, in qualche modo mi passa. Credo che non si debba mai completamente dipendere dalle persone, per quanto importanti possano essere. Quindi sto imparando a canalizzare le mie emozioni in più modi possibili. Esprimersi è molto piacevole e mi impedisce di scoppiare, il che è una cosa molto positiva.
E finalmente sto imparando a non avere rimpianti verso le persone che non mi dimostrano abbastanza, che non mi considerano. Quando mi accorgo che non hanno considerazione di me, lascio perdere. Do loro solo tutta la mia commiserazione, senza dispiaceri, forse solo con un po' di nostalgia. Basta con i falsi amici. Dovessi vivere il resto della mia vita attaccata a quella decina di persone che tengono conto della mia esistenza più la mia famiglia, non mi importa, meglio così che buttare un sentimento positivo per un po' di reputazione. L'amicizia va oltre le serate e gli inviti alle pizze. Se non c'è confidenza, se non ci si sente a proprio agio, se ci si sente scavalcati... meglio lasciar perdere. Questo era esattamente quel che sentivo io. Mi sono sentita così, diciamo... praticamente sempre. E ricordo più di un'occasione in cui ho snobbato un rapporto sincero da pari a pari per stare più tempo con Lei, la Mia Migliore Amica, il mio Idolo, la mia Ragione Di Vita, la mia Proprietà Privata, Quella Che Veniva Stimata Da Tutti... urrrrrrrrgh *conati di vomito* Ok. Ho perso un'amicizia che a quest'ora poteva essere una delle migliori, ma alla fine non mi compiango troppo. Avevo 10 anni e assolutamente nessuna capacità di valutazione delle persone. Puah.
La cosa più bella di tutto questo è che in questo periodo sono in pace con me stessa, del tutto serena. Cioè, anche se succede qualcosa e divento triste, dopo un po' di tempo il mio umore si ristabilizza, come per magia. Credo sia proprio per questo, perché ormai le persone che una volta frequentavo nel mio cuore non hanno più posto e sto dando spazio e ascolto a chi se lo merita davvero. Mi sento una persona migliore :3

martedì 6 settembre 2011

La musica, ecco, è qualcosa di semplicemente unico.

Diciamo che è il mio pane quotidiano. Canto continuamente, suono la chitarra, non faccio che ascoltare musica ogni volta che entro in uno stato d'animo particolare e in questo periodo mi sono messa addirittura a scrivere testi di canzoni. Eppure questo è il primo post in cui ne parlo specificamente.
Dal giorno in cui ho fatto l'esame di ammissione al conservatorio - e sarà un giorno che non scorderò facilmente, ormai è quasi un anno fa - mi è misteriosamente passata la voglia di suonare. Dicono che periodi così capitino, ma non so cosa pensare. Due o tre volte ho pensato, dopo certe sere di studio pieno di entusiasmo, "sì, è fantastico, ho di nuovo voglia di suonare e stavolta continuerò regolarmente!"... però alla fine dopo pochi giorni riprendevo a sostituire alla chitarra il computer o altre attività - più che altro bighellonaggio. Oggi sono stata a casa di quella che si è rivelata essere la mia migliore amica in questi giorni - credo che dovrei parlarne in un post a sé stante, ma vedremo - e abbiamo suonato insieme. Infatti, anche lei suona la chitarra (abbiamo avuto lo stesso prof, e di conseguenza abbiamo le chitarre dello stesso modello), ha fatto l'esame di ammissione quest'anno ed è andata alla grande e anche lei si è lasciata andare, stando senza suonare per un sacco di tempo. Poi, mi è venuta questa idea geniale di suonare insieme e quindi, detto fatto, due giorni dopo, cioè oggi, mi sono armata di chitarra, spartiti, entusiasmo e sono andata a casa sua. Ci siamo divertite un sacco e l'antica passione sembra essersi un po' ravvivata. Ad un certo punto la mia amica ha tirato fuori uno spartito che entrambe conosciamo molto bene: la Sonatina n°1 di Jürg Kindle. In ambito chitarristico non è molto famoso come pezzo, ma per noi è una colonna portante. Infatti, entrambe lo abbiamo suonato a diversi saggi, lo abbiamo portato allo stesso concorso, io l'anno scorso e lei quest'anno, e l'abbiamo presentato come pezzo principale all'esame di ammissione del conservatorio. Evidentemente ci ha portato fortuna. Sta di fatto che non suonavo quel pezzo da quasi un anno, ormai. L'inizio del brano lo ricordavo a memoria, ma poi c'erano parti che avevo del tutto rimosso. Dopo essere rimasta spiazzata, le mie dita hanno iniziato a muoversi da sole, seguendo le loro regole, compiendo movimenti ripetuti centinaia e centinaia di volte. Certo non era perfetta, la mia esecuzione, ci mancherebbe. Però, mentre le mie mani andavano veloci e stranamente sicure, io ero di nuovo una ragazza per cui la chitarra rappresentava davvero tutto. Ero a Pianoro, agitatissima davanti alla giuria; ero al saggio individuale di chitarra, e stavo suonando il pezzo di chiusura; ero al Conservatorio e decidevo controvoglia del mio destino, davanti a persone mai viste e che non avrei mai immaginato che avrei incontrato di nuovo tante, tante volte. Ero felice di me.
Ecco, adesso magari non dico di aver ritrovato l'entusiasmo che avevo fino all'anno scorso, ma almeno ho tanti pezzi nuovi da studiare e sono tutti bellissimi. Direi che è positivo.
Poi mentre cenavo, mi è tornata di nuovo in mente la Sonatina... e anche, cosa molto strana, la sveglia che usavo quando avevo il cellulare vecchio. Era un pezzo al pianoforte. Mi è balenato in mente mentre mi infilavo in bocca un pomodoro (oh beh, ammetto che la solennità della scena fosse alquanto discutibile...) ed è stato come se mi avesse folgorata. Penso che in me oggi sia cambiato qualcosa. Che la musica mi stia chiamando.

giovedì 1 settembre 2011

Di nuovo settembre!

Stamattina quando me ne sono resa conto ci sono rimasta quasi male. "Ancora 18 giorni di vacanza", mi sono detta. Quindi, ora di darsi una mossa a finire i compiti, sia per la scuola, sia per il conservatorio... Oggi infatti ho finalmente ripreso a studiare solfeggio. Tutto sommato, è un bene che fra un po' si riparta con scuola e tran-tran vari. Non sarei certo di quest'opinione se le mie vacanze fossero interessanti. A parte il periodo al mare, passo i miei giorni a fare niente e perdere tempo. Per di più, non avevo quasi compiti... Li ho iniziati la settimana scorsa e sono a metà, me ne libererò a giorni. Sì, il liceo scientifico è talmente impegnativo... Ahahah! Ultimamente sto passando le giornate attaccata al computer per ore e ore. Non è bene per niente. Quando mia madre ieri sera mi ha fatto notare i miei occhi gonfi, ho pensato che stavo proprio esagerando. Oggi ho fatto i miei bravi sforzi per non toccare assolutamente il pc. Quello di cui mi rendo maledettamente conto è che dovrei fare qualcos'altro. Qualcosa di più oltre a uscire al pomeriggio. Le volte in cui sono uscita dal mio paesuccio di montagna si contano sulle dita di una mano... Non sto scherzando! Credo che il problema sia anche la passività dei miei. Ormai si sono ridotti a uscire quasi solo per lavorare e andare a fare la spesa, credo che se ci portassero in giro un po' più spesso cambierebbero anche un po' come mentalità e si convincerebbero che non muoio se esco un paio d'ore tutti i giorni - quantomeno d'estate. Penso che quello che non hanno ben chiaro è che comunque la scuola e i compiti assorbono poco tempo nella mia giornata. Se preferiscono che io stia tutto il pomeriggio al computer, io posso anche rinunciare a uscire durante la settimana. Poi si lamenteranno dei miei occhi gonfi e del fatto che non ho mai niente da fare. Quando il tempo libero è tanto, uscire non fa male. L'anno scorso uscivo pur tutti i giorni! Adesso nemmeno a pensarci, e quando esco non posso tornare più tardi delle sette meno un quarto. In questo momento mi sta assalendo la voglia assurda di uscire alle cinque, sorridere e annuire di fronte all'ordine di tornare alle sette meno un quarto, dimenticare "casualmente" il cellulare a casa, o magari spegnerlo, star fuori finché ne ho voglia e rientrare volontariamente alle nove o dieci di sera, come se nulla fosse. Conoscendoli, alle sette mi chiameranno, io non potrò rispondere e loro mobiliteranno polizia e forze dell'ordine. Per quelli che non ci credono, si accettano scommesse. Sono determinata nel mio proposito. Più che altro, è mio padre che è inflessibile. Non contempla possibilità di disubbidienza e a maggior ragione per me insubordinarmi sarebbe un motivo di godimento profondo. Basta, adesso, compirò 15 anni tra pochi mesi e l'estate prossima sarò inflessibile. Se non la finiscono, le strade possibili sono due: o divento ribelle ed insensibile alle loro strigliate fino a quando loro non si esasperano, o continuo ad accumulare il mio disappunto finché un bel giorno esplodo e litighiamo... e con "litighiamo" non intendo il classico sbraitare di papà che non lascia possibilità di risposta, ma medito di sviluppare del carisma e fare la voce più grossa della sua, tenergli testa. Oppure illustrargli le mie ragioni diplomaticamente (ma credo che non arriverò a molto). Dicono che se ci parlassi potrei migliorare la mia situazione, ma come faccio? Posso anche fare il discorso più assennato e maturo che sia mai stato proferito. Nella loro testa non ho 14 anni, sono ancora una bambina. In più, anche se mi vedessero per l'età che ho, per loro le quattordicenni è già tanto se escono al pomeriggio o hanno un ragazzo. Quanto mi sono arrabbiata l'altro giorno quando ho sentito mia madre dire che sono piccola per determinate cose. L'anno scorso potevo anche accettarlo, ma... Più passa il tempo più mi sembra che mi stiano istigando a comportarmi male. Vorrei che avessero un'idea di quanto poco io mi sia ribellata. Perché se ne rendessero conto, sarebbe sufficiente che sapessero cosa hanno il permesso di fare le ragazze della mia età. Non una o due pischelle che si atteggiano a ragazze adulte: proprio TUTTE le ragazze della mia età. Però purtroppo sono fatti così. Non so se rendo l'idea di quanto sia chiusa la loro mentalità. Essendo originari del sud - una cosa di cui in famiglia siamo fieri tutti (ormai anche il mio fratello più piccolo ha iniziato a parlare in dialetto napoletano) - pensavano fosse normalissimo e giustissimo avere la mentalità che hanno. Ebbene, quando siamo andati a trovare i parenti di giù, si sono rivelati avere una mentalità più chiusa di chi al sud ci vive. In altre parole, le loro opinioni su quel che alla mia età si può o non si può fare sono basate su quello che potevano o non potevano fare LORO. Una cosa di cui io mi INFISCHIO! Se non mi rendessi conto che è una vera e propria cazzata, scapperei di casa. Anzi... Sarei già scappata! Proprio per il gusto di fargli un dispetto. Anche perché tutto sommato li conosco anch'io da 14 anni, e di loro so tante cose. In passato si sono preoccupati per molto meno. Dovrei trovare il modo di parlarci e chiarire questo discorso. Stasera siamo arrivati al punto che devo chiedere il permesso per rispondere al cellulare se mi chiamano. Io che volevo smettere di pensare alla mia schifosa vita sociale per una decina di minuti, mi sono ritrovata a piangere per tutta la durata della telefonata. Evviva! La scuola mi fornirà una via di fuga da tutto questo. Voglio riempirmi d'impegni. In casa non ci voglio stare. Adesso basta. Con questi discorsi depressoidi sono riuscita a rovinarmi la serata. Però stavo esplodendo.

E adesso è ora di chiudere il pc. Ho già sorpassato il limite, per oggi. Domani sera suonerò. Me lo prometto. Così non potrò stare al computer. Animo, vediamo di dare un senso a questi ultimi giorni di vacanza!

martedì 23 agosto 2011

Ultimamente ripenso spesso al passato.

Specialmente a com'erano le cose tra noi due. Eravamo migliori amiche... Io ero gelosa pazza, pensavo che la mia amica fosse solo per me, mi spettasse di diritto, volevo che anche lei sentisse la stessa sensazione verso di me, temevo profondamente che le nostre strade si sarebbero divise, perché non ero abbastanza adatta. Non ero disponibile ad andare spesso a casa delle compagne di classe, o ad invitarne. Non ero considerata, se non come la secchiona, quella che aiuta ma si fa prendere in giro senza dire niente, senza reagire. Mi piaceva stare da sola, affanculo tutti i compagni di classe che già facevano gruppo, giocavano tutti insieme. Lei era una parte di loro, del grande gruppo. Io no. Ero lenta a correre, perdevo sempre. Quando giocavamo a "strega-strega" o "strega-ghiaccio" e la strega diventavo io, era la fine, nel senso che tentavo disperatamente di prendere qualcuno finché non abbandonavo quello stupido gioco per sfinimento. Perché non ci riuscivo. Gli altri erano tutti troppo veloci. Si parla dei tempi delle elementari. Già allora tempi duri, tempi difficili per quell'amicizia che temo non sia mai nata. Alle medie era ancora peggio. Prima eravamo migliori amiche, poi non lo eravamo più perché lei diceva di sentirsi più unita ad altre persone che a me, e poi vuoi anche essere la mia migliore amica, e pretendere che io non dica niente, assolutamente niente? Ma poi pensavo che non era così grave, e tornavamo ad avere la nostra confidenza abituale, ad essere migliori amiche, ma mai abbastanza. Le compagne che a lei erano tanto care, per quel che riguardava me avrebbero desiderato la mia sparizione dalla faccia della terra, forse l'avevo già accennato da qualche parte, la mia situazione sociale non era molto felice... Io andar d'accordo con loro ci avevo anche provato, ma se non mi offendevano e non mi attaccavano continuamente senza motivo, si limitavano ad ignorarmi, eccezion fatta per gli amici più grandi o più piccoli di me e per pochissime ragazze che almeno mi consideravano senza limitarsi a quella freddezza che per molte altre era assolutamente un piacere sfoggiare nei miei confronti. Stavo male. La fine della scorsa estate segnò la fine del nostro rapporto di migliori amiche. Questa volta sul serio. Non era normale che ci sentissimo solo perché io cercavo lei. Ad un certo punto ho completamente smesso di contattarla. Si era tutto ridotto a chiacchiere vuote, non mi parlava mai di niente. Se non ci eravamo sentite per settimane, e le chiedevo di raccontarmi qualcosa, non aveva nulla da dirmi. Se le cose stavano così, potevo anche considerarmi perfettamente un'estranea ai suoi occhi. Punto primo, ne avevo abbastanza. Punto secondo, mi stavo facendo altri amici di gran lunga più sinceri, duraturi e che si degnavano di mostrarmi un minimo d'attenzioni e di raccontarmi i loro problemi. O forse, stavo semplicemente imparando a non pretendere l'esclusività, ad accettare il fatto che forse una migliore amica, o un migliore amico, forse non l'avrei mai avuto, non uno solo, non uno per cui io fossi il punto di riferimento principale. Iniziai a non pensarci più, a parlarne male, a pensare a lei con la stessa freddezza che subivo e ancora subisco da tante persone. E sono ancora tutti troppo veloci, tra happy hour, disco, pizze, eventi sociali frequentissimi che io probabilmente non immagino nemmeno e da cui sono esclusa automaticamente per vari motivi, primo fra tutti la mancanza di autonomia, e in ex aequo la certezza delle persone che mi stanno intorno (la mia famiglia specialmente) che io sia troppo piccola. E adesso? Quando ci incontriamo in paese sembriamo due estranee. Di grazia se ci scambiamo un cenno di saluto, ma poi nemmeno una parola. In chat, nemmeno a pensarci. Non mi prendo certo la briga di cercarla, tanto non mi dice niente, tanto per lei non sono più niente, pensavo di essermene resa conto, di aver digerito ormai questo dato di fatto. Eppure penso a quanto sarebbe bello se all'improvviso succedesse qualcosa, lei si ricordasse dei bei tempi, quando eravamo amiche per la pelle, inseparabili. Se avesse da parte dei vecchi bigliettini e li trovasse un giorno, per caso, e le tornasse in mente la nostra amicizia, e mi cercasse. Ma non succederà. Lei ha molte amiche, moltissime, giri e gruppi di persone di cui io sono estranea, a cui penso come le consorelle fighettine del paese. E mi dispiace pensarlo. E anche io ho amici nuovi, e perfino una fantastica balotta in cui non mi sono sentita a disagio neppure una volta. Quella parte di me che una volta era legata a lei ora è fredda, cinica, assolutamente indifferente. Diciamo che è stato abbastanza deludente vedere un rapporto cadere nel momento in cui ho smesso di interessarmene. Mi aspettavo che lei si chiedesse che fine ho fatto. Mi domando, chissà se lei ogni tanto pensa a com'era una volta, chissà se in fondo in fondo anche a lei farebbe piacere se tornassimo amiche come una volta, tanto tempo fa. Chissà se ci ha mai tenuto davvero a me, da quando abbiamo raggiunto quell'età in cui l'amicizia supera il semplice essere compagni di giochi. Chissà se le cose sarebbero diverse se io potessi partecipare alla sua vita sociale, se mi sentissi tagliata e se ne avessi il permesso. Chissà...

giovedì 18 agosto 2011

Non è mai troppo tardi per fare buoni propositi.

Davvero, nemmeno se è il 31 dicembre ed è mezzanotte meno cinque. Avresti sempre cinque minuti di tempo per lavorarci su. E poi non è detto che un buon proposito debba essere adempiuto entro l'anno, questi pensieri formulati e puntualmente dimenticati non stanno col fucile puntato ad aspettare Capodanno per vendicarsi. Nessuno stabilisce la scadenza.
Il limite che mi prefiggo io è l'anno nuovo (sì, me lo prefiggo io, quella che non vuole omologarsi! Udite udite!), ed entro allora conterei di fare un po' di cose, tipo:
  • Fare un tentativo di smoky eyes (il materiale necessario l'ho già comprato);
  • Fare un tentativo decente di smoky eyes (la qual cosa è di gran lunga più difficile);
  • Convincere i miei a farmi andare a prendere una pizza col mio ragazzo (e volendo, sfoggiare il mio trucco smoky eyes in quella occasione);
  • Andare a Bologna da sola con le amiche (questo entro l'estate, possibilmente);
  • Scappare di casa... Ehm, questo forse no. Teniamolo ancora nella lista dei sogni di gloria.