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sabato 27 ottobre 2012

Date night. (Quando la distanza ha i suoi su e i suoi giù)

Non avrei pensato di poter avere un appuntamento anche a distanza. Eppure, sarà che sono cotta come una pera sotto la vampa d'agosto, sarà che forse è un appuntamento più questo che non quelli che ho avuto prima d'ora, è una delle serate più belle della mia vita.

E' tutta la giornata che sono in fibrillazione, del tipo, "lalalala, stasera ho un appuntamento con il mio ragazzo, yeeeah". Sono quelle piccole cose che ti fanno vedere il mondo intorno con un'altra prospettiva, e magari invece che con un grugnito la cena la mangi sorridendo, e ti sembra più buono persino il monotono e triste puré di patate quando dopo mangiato sai che, beh, il mare sarà pur ancora lì in mezzo e la Pangea non sarà tornata ad esistere, ma starete comunque guardando Scrubs assieme.

Quindi, finito cena e piazzatami a pc, questo tanto atteso, pianificato e svariate volte rimandato date night ha avuto inizio. E' stato strano, ma molto bello, e mi ha ricordato che anche a distanza ci si può voler bene lo stesso. Anzi. A volte mi sembra che tutti quei chilometri non bastino quasi a contenere tutto il bene che ci vogliamo. E anche se eravamo, di fatto, separati fisicamente, le nostre menti erano comunque in sintonia. E' ovvio che se avessimo potuto essere vicini (magari raggomitolati in un piumone gigante o nelle nostre felpe altrettanto giganti, con la sola compagnia di un enorme pacco di pop-corn) sarebbe stata tutta un'altra cosa, però in qualche modo è un'esperienza costruttiva.

Perché ok, per iniziare una storia a distanza seria con qualcuno che si conosce da 15 giorni, c'è da esser matti, questo era già assodato. Se poi, come me, sei un'adolescente con genitori-più-rigidi-della-media-che-non-aiutano-per-niente, allora è una sconsideratezza. Però l'abbiamo fatto lo stesso, e ci siamo dentro. E siamo terribilmente convinti. Sottolineo, terribilmente. Siamo determinati a livelli assurdi. Siamo più forti della distanza, del mare, del tempo che passa, dei continui "no", anche se al nostro attivo per ora abbiamo unicamente quelle due bellissime settimane passate insieme per caso, per sbaglio o per qualche ragione cosmica oscura ai comuni mortali. E non è che sia facile essere forti, sia chiaro. Mi sto abituando a vivere tra sbalzi di umore, speranze, progetti, periodacci intervallati da giornate sopra la media e, per contro, giornate assolutamente normali punteggiate da breakdown casuali e immotivati. Giorni in cui penso che andrà avanti per sempre e momenti in cui mi sembra che tutto si sgretoli. Certi attimi in cui non so cosa volere e certi altri in cui sono al limite della sopportazione. Tutto questo sapendo che per rivederci dovremo aspettare ancora non so quanti mesi, va' a capire perché.

E' così che va, ma in tutto ciò si impara qualcosa di estremamente importante, che nelle storie non-a-distanza spesso si dimentica: non darsi mai per scontati. I momenti assieme diventano delle piccole cose preziose e importantissime, dei ricordi a cui abbandonarsi quando dentro e fuori tutto sembra così solitario e vuoto e grigio e freddo e privo di ogni sorta di speranza. Le parole diventano fondamentali, è essenziale parlare di tutto e anche una semplice frase affettuosa diventa una dimostrazione d'affetto. E quando si riesce ad abolire la distanza il rapporto che c'è è fantastico, perché è fondato su delle basi solide.

Il mondo può anche pensare che siamo delle piccole insignificanti pazze persone che da tutto ciò non concluderanno niente. E io non credo certo di cambiarlo. Però prendermi il gusto di dire "questa storia è nostra e non ce la potrà portare via nessuno", quello sì, me lo voglio prendere.

Non è mai stato così bello lottare anima e corpo per qualcosa.

domenica 21 ottobre 2012

Illuminazione (?)

Ho appena scoperto perché non ho mai voglia di andare a dormire.

Mi sto rendendo conto che mi risulta profondamente irritante l'idea di vedere una giornata passare e andarsene senza che io abbia concluso niente di utile o di sensato.
Sì, è vero, ho cucinato dei biscotti alle arachidi e ho imparato a graficare con Photoshop (per poi scoprire, tra l'altro, che non sono per niente brava), ma che cos'ho concluso? Le mie scadenze e i miei impegni sono lì che mi aspettano e io sono paurosamente impreparata. E il weekend è finito.

Complimenti, Mary, hai appena buttato al vento tutto il tempo che avevi per fare cose e portarti avanti in questo attesissimo finesettimana. Hai tenuto duro tutti i giorni sperando di poterti riposare, e il risultato è questo: niente. E ora taci, vai a dormire e trascinati giorno dopo giorno finché non avrai sprecato in nulla un'altra settimana.

venerdì 19 ottobre 2012

Influssi.

Fino a qualche tempo fa credevo fermamente nell'influsso del magico numero 19, partendo dall'egocentrico presupposto che, dato che è il giorno in cui sono nata, deve per forza portarmi fortuna in qualche modo, ovunque lo si trovi. E quindi tutti i 19 di ogni mese diventavano giorni speciali. Spesso, dato che ci credevo, lo erano anche. Ma poi ho scoperto che simili cose non accadono davvero sulla terra, e quindi ci ho dato un taglio.

Però però però, questa è stata proprio una giornatina niente male, piombata così dal nulla in un periodo in cui tutto sembrava andare, ecco, non dico storto, ma qualcosa del genere. Come se le cose si trascinassero in avanti trascinandosi e incespicando l'una sull'altra.
Beh, tanto per cominciare era l'ultimo giorno della settimana scolastica. Notare che per tutta la settimana ogni santo giorno mi ripromettevo di non andare a scuola, ma c'era sempre qualche buona scusa: il compito di questo, l'interrogazione di quell'altro, la spiegazione imperdibile di mate in prossimità di verifica, la dannatissima routine. E arrivata a stamattina mi sono detta, beh, ormai è l'ultimo e poi c'è il weekend, tanto vale. Ma la giornata scolastica non l'ho vissuta con odio, anzi, direi che mi trovavo abbastanza bene. E le tanto temute due-ore-di-mate-di-fila sono state meno traumatiche del solito, e le chiacchiere sulla carriera universitaria del prof di disegno sono state sostituite da flussi di coscienza e una lettera che qualche ora fa ho affrancato e spedito.
Poi, beh, poi c'è stato il fatto che oggi eccezionalmente all'una e un quarto già stavo pranzando, grazie all'ora di religione che non faccio e che mi fa tornare a casa prima. Il fatto di avere un'ora in più a disposizione mi ha fatta sentire tipo potente. E mi ha permesso di fare videochiamate a destra e a manca, una con il mio migliore amico, una con il mio ragazzo. E intanto si andavano facendo preparativi per un'ipotetica uscita che non si sapeva ancora se fosse pomeridiana o serale.
Quando i miei si sono decisi ad arrivare a casa, ho chiesto loro direttive per concretizzare l'ipotetica uscita. Il loro "fai quello che vuoi tu" è stato altisonante e liberatorio. Ero felice mentre mi ascoltavo gli Angels and Airwaves decidendo gli abiti da indossare alla pizzata. I Samalo che uscivano di nuovo insieme per una seratina. Qualcosa che aveva dell'incredibile.

E quindi la seratina, il momento clou della giornata, c'è stata eccome, e che seratina. Si sentiva che ci mancavamo tutti l'un l'altro, e abbiamo iniziato a fare balotta subito, riprendendo esattamente da dove ci eravamo interrotti, come solo tra veri amici si riesce a fare. Tra pizze, giri per il paese sotto la luce aranciata dei lampioni, sorbetti congela-meningi e una porzione di patatine maionese e ketchup, abbiamo parlato, riso, chiarito cose. Come un pezzo di stoffa strappato e sfilacciato in cui le fibre magicamente si riallacciano e ri-intrecciano, e tutto torna come prima.

Sarà che la storia dell'influsso del 19 è una cazzata, ma è stata una giornatina niente male lo stesso.

mercoledì 17 ottobre 2012

Dead end. (Centesimi)

Se avessi un centesimo per tutte le volte che ho detto che volevo scappare di casa, sarei ricca. Se ne avessi un altro per tutte le volte che non l'ho fatto, poi, potrei passare all'acquisto di un jet privato e risolvere ogni mio attuale problema. Se avessi un centesimo per tutti gli oggetti che avrei la facoltà fisica di distruggere data la mia rabbia in questo momento, e se ne avessi un altro per tutti gli psico-pascal di pressione che mi tocca pure di subire da ogni, dico ogni parte, a cominciare da quel lurido essere che è me stessa, in Sardegna mi ci potrei comprare una villa con piscina.
E se avessi un dannato centesimo per tutte le volte che mi è stato detto "no", potrei conquistare il mondo.

I vicoli ciechi sono inquietanti. Supporrei che adesso sia ora di rimboccarsi le maniche e scavalcare/detonare/eliminare in qualche modo il dannato muro, e me ne manca il coraggio. Doveva esserci un intervento di ordine superiore per abbatterlo, ma ancora non c'è stato. E se faccio di testa mia andrà tutto a rotoli, è un dato di fatto, l'esperienza insegna.

Sto incominciando a sospettare dell'esistenza effettiva del karma*. Però funziona solo nel momento in cui devo subire una punizione. Mi chiedo se, stando alle regole, prima o poi mi succederà qualcosa di inaspettatamente positivo. Un colpo di fortuna, un'occasione che mi sarà concesso di cogliere, un "ok, puoi, ma mi raccomando".

E vorrei stare ferma. Perché in qualche modo dentro di me so che è giusto così, anche se tutte le constatazioni logiche e i dati di fatto fanno risultare il mio pensiero totalmente insensato e irrazionale. Certo che no, che non devi star ferma. Che discorsi. Se stai ferma perdi l'equilibrio, perdi tutto. Eppure, non so perché, per una volta l'istinto mi dice così. Fermati, che ne hai già avute abbastanza. Il mio destino dice, aspettami e resisti, ti sto arrivando incontro. Sono tutti gli altri che non si fidano. Però la coscienza è la mia, in questi ultimi tempi l'ho del tutto martoriata, e non ho la minima intenzione di mettere su strane congetture adesso. Non ne ho la forza mentale. E, tanto per cambiare, non ne ho il coraggio.

Mi chiedo perché non sono ancora esplosa. Ogni singolo atomo, protone, neutrone, elettrone, neutrino, quark o particella subatomica di sorta presente in me pare agitarsi per muoversi in una direzione diversa. Dovrei essermi disintegrata in una nube di idrogeno come una supernova, a quest'ora. Ma intanto sono quasi contenta di essere ancora tutta intera.

Vuol dire che in fondo, anche se il vicolo è cieco, qualche possibilità per me c'è ancora.


* "Il karman riguarda sia l'attività o l'agire in sé sia l'insieme delle conseguenze delle azioni compiute da un individuo nelle vite precedenti. Secondo il principio del karma le azioni del corpo, della parola e dello spirito (i pensieri) sono insieme causa e conseguenza di altre azioni: niente è dovuto al caso, ma ogni avvenimento, ogni gesto è legato insieme da una rete di interazioni di causa/effetto." [cit. Wikipedia]

domenica 14 ottobre 2012

E poi boh, ti staccano internet a notte fonda e inizi a scrivere cose.

Non chiedetemi il perché di tutto ciò (né il suo titolo, perché ancora non ne ha uno), ma è stato scritto alle due di notte, quando si è troppo poco lucidi per poter mentire a se stessi.

She's a stupid girl in love with herself
always trying to be cool, always trying to impress
cuts the split ends away from her mid-length hair
as if she had the time to care about things like that.

"Me, me, me", she can't think but of herself
makes a song and dance out of the small problems she has
she's ungrateful to each one who dares loving her
she doesn't deserve any of you people out there.

She has no integrity, nothing to believe in,
no true feelings, no sincerity,
she threw away the trust of all the people around her
hoping to achieve some more popularity.

You say she's smart, but trust me, she's not at all
she's breaking down again for things she cannot control
complaining 'bout her life, about mistakes she made,
crying, dying, for she can't accept reality

The lines are over, the page's filled up with all the truth
The night gets shorter, but I still sit here, I can't sleep
And as I critically stare at my reflection in the mirror,
I would break it willingly, 'cause that girl is me.

giovedì 11 ottobre 2012

Schiaffo morale.


E quindi così, mentre ero persa in quei torrenti in piena che erano le mie lacrime e sepolta nelle macerie di quel terremoto che erano i miei singhiozzi, nella più acuta crisi di nervi a cui anima viva abbia mai assistito nella storia di sempre, facendo la vittima e autocommiserandomi perché, in fin dei conti, sono stupida, mi ha colpita in pieno viso, una raffica di gesti rinfacciati e frasi che hanno lasciato il segno più di quanto immaginavo, un messaggio enorme e diretto, una grande verità: sei un'ingrata.

E dopo aver liberato tutte le cose che erano rimaste non dette, ci si è sentite più vuote e leggere, e si è potuto ricostruire un rapporto importantissimo quasi da zero.

Premesso che se le cose sono andate così il motivo c'è, se potessi tornare indietro, non so se rifarei tutto quello che ho fatto esattamente come l'ho fatto. Probabilmente lascerei le cose immutate, perché quelle cose non dette avrebbero continuato a marcirci dentro per decenni, con tutta probabilità.

Ho giocato, e ho perso tutto. Ma ora posso dire di non aver niente da perdere e addirittura di averci guadagnato in esperienza.

Non so se l'avrei mai detto, ma è bello sentirsi emotivamente svuotati.

mercoledì 3 ottobre 2012

Show me the world that's inside your head (Delirio d'inchiostro durante una tediosa ora di mate)

Mi sto ponendo domande esistenziali riguardo a se sarebbe buono o no tenere un diario a quadretti anziché a righe. Sono giorni che non scrivo sul mio diario attuale, a proposito. Dovrei ritagliarmi un'oretta tutti i giorni per scrivere, ne ho bisogno. Non mi basta di fare flussi di coscienza su fogli che poi finiscono sparpagliati. Non mi rimane niente, così. Però mi trovo bene quest'anno, con il sistema del maxiquaderno multimateria, che poi smisterò, storia con storia, bio con bio, scarabocchi con scarabocchi e via dicendo. E' figo.
L'ora di matematica mi sfianca. Ed è solo la prima. Guardo la lavagna con sguardo vacuo e fisso nel vuoto e intanto il prof cancella esempi di parabole con vertice nell'origine e seguita a spiegare, spiegare, spiegare. La mia testa è esasperata. Ogni due per tre mi appoggio sul banco sonnecchiando, e con uguale frequenza il prof detta, detta, detta. Il sonno mi opprime. Più che sonno, è che mi sa che stanotte ho dormito così bene che voglio dormire ancora. Non era un fuggire dal nauseante mondo reale, era un riposare di cui avevo bisogno, ed era anche poco pessimista il mio atteggiamento di ieri sera. Forse ero anche troppo stanca e, in fin dei conti, sollevata di essere ancora viva. Avrei dovuto morire e resuscitare almeno 5 o 6 volte (la chimica non studiata; la fisica che non era stata considerata molto di più; i compiti di solfeggio disperatamente portati a termine ma con risultati disastrosi; e svariate altre cose di cui non starò a parlare), quindi avrei tipo dovuto essere inesistente, o qualcosa del genere. E invece avevo dormito saporitamente per almeno sette ore e mezza, ero al calduccio sotto il mio piumone, Wake dei Linkin Park risuonava nella stanza, e soprattutto, ero ancora viva.

Vedere il mondo nel suo processo irrefrenabile di andare-avanti-lo-stesso-nonostante-tutto, nel giusto contesto, può essere confortante. E stamattina, vedere che non ho perduto tutto, che, complici un po' di botte di fortuna e sistematico problem-solving, tutto sommato sono riuscita a scamparla bella, mi ha fatta sentire bene. Tipo potente. Mi aspettava la prospettiva, piuttosto piacevole, devo dire, di una giornata senza troppe beghe, senza materie da studiare, senza preoccupazioni varie e in cui ansie e breakdown sarebbero state solo un optional.

Poi mi sono alzata in piedi e  un profondo rincoglionimento si è impossessato del mio cervello, dove tuttora risiede, rendendomi uno zombie.

LOL!