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mercoledì 21 agosto 2013

Casa. #2

Che bello, dopo un mese e mezzo di giri parenti mare sole terme cene pub panini panuozzi e pizze, entrare in casa tua, anche se emotivamente senti che è casa tua quanto potrebbe esserlo un palo della luce. Anche se sei in punizione senza causa alcuna e hai addosso sei ore di viaggio e venti tonnellate di stress.
Che bello, dopo quasi due mesi, riabbracciare il tuo migliore amico, oltretutto dopo esserti presentata a casa sua senza nemmeno un minimo di preavviso. E il sapore della granita che avete preso per celebrare ufficialmente il rientro fa un po' schifo, ma è La Granita. E le vie del paese sono tutte vostre, pronte ad essere camminate come se fosse la prima volta, come se il sole che vi spiana la strada fosse stato messo a nuovo, appena scartato, come se tu ti trovassi nella tua nuova casa.
Che bello ritrovare l'espressione "primo giorno del resto della mia vita" in tutto ciò. Svegliarsi il mattino dopo nel tuo letto, che è proprio il tuo letto di sempre (e se non di sempre, degli ultimi 2-3 anni), ma dopo così tanto tempo sembra una novità trovare il tepore del tuo corpo che si sveglia tutto sparso nelle righe viola verdi gialle azzurre di queste lenzuola che non vedevi da luglio.
Che bello non pensare più che le parole "ti amo" siano solo una cosa scontata che si dice ogni tanto.

Da luglio ad ora, ci sono passate in mezzo così tante cose, così tante persone, e così tanti moti di idee che si scontravano l'una con l'altra, di convinzioni che si riformavano. Così tanti pezzetti ritrovati, così tante riconciliazioni con il passato e con il presente. Così tanto, ma così tanto, che quelle lenzuola quasi non te le ricordavi più, che quel contrasto tra gli infissi scuri e i muri bianchi ti è apparso così strano, i soffitti alti ancor di più. Perfino le piastrelle per terra sembravano così estranee, al primo impatto.

Che bello avere ancora un pezzetto d'estate da consumare in questa nuova casa nelle spoglie di questa nuova te, anche se se ne sta volando via velocissimo, tanto che domenica ti sembra proprio ieri e invece, guarda un po', sei già a metà settimana. Ma ora è diverso. Ora hai progetti, hai qualcosa da fare, per quanto a breve termine. Te la puoi vivere, questa estate.

E, ammettilo, non avresti mai, mai immaginato che evadere tanto a lungo avrebbe potuto essere così sano.

mercoledì 14 agosto 2013

Preludio al ritorno a casa.

Sì, è stata una delle vacanze più belle e istruttive di sempre. Non solo sul piano prettamente culturale, ma anche interiore e cazzi vari. Sì, è quasi finita, e sì, non ho fatto tutto quello che avrei voluto come lo avrei voluto, però ho staccato la spina da tutto, e così ho avuto il tempo per raccogliere i pezzi da quel mucchio di cocci che ero e rimetterli un minimo assieme.

Non dico di sentirmi più completa e nemmeno di aver trovato un posto a cui appartengo veramente. Questa bella e grande città di trentamila abitanti migliaio più migliaio meno, pur ospitando un buon 80% dei miei parenti, non mi è familiare, è lontana dal luogo che sono solita chiamare casa, e le cose funzionano tutte in modo estremamente diverso. Se mi trasferissi da mia nonna, ammesso che riuscissi a tagliare definitivamente i ponti con tutto quello che ho a Vergato, e ammesso che fosse fattibile, dovrebbero passare dei mesi prima che io riuscissi ad ambientarmi del tutto. Senza contare che anche qui non sono mancati momenti e giornate in cui mi sentivo così dolorosamente sola. Cioè, andiamo, come fai a sopravvivere senza qualcuno con cui cantare Creep dei Radiohead (o qualunque altra canzone non italiana)?

Se non altro però ho conosciuto gente, imparato cose, visto posti e quant'altro. La gente che ho conosciuto era gran bella gente, le cose che ho imparato sono molto importanti, i posti che ho visto sono bellissimi.
Si dice: vide Napule e po' muor*. E non stento a crederci. Però devi prima vederla tutta, se no non vale. Io ne ho visto un pezzetto proprio piccolo, una mattina per Napoli non è niente. Mi ricordava molto la mia gita a Roma, solo con meno balotta e più vicoli sgangherati. Diciamo che è stato sparaflashante. Più o meno come me l'ero figurato nella mia testa quando ho sentito mia cugina parlarmene. Solo che vederla dal vivo è molto più bello, e soprattutto ti rendi conto perfettamente che una qualunque canzone non italiana non ci azzecca** proprio niente con quel posto. Magari dico anche una scemenza, ma non so perché ho avuto quell'impressione.

Era troppo tempo che non rimanevamo senza papà a casa della nonna. Se fossimo riusciti a fare una cosa del genere tutti gli anni, i miei cugini sarebbero i miei migliori amici. Ora come ora è come se li conoscessi appena, ma pazienza. Non è colpa mia se scrivendogli non si va oltre al "come va?", e tutto questo rende la possibilità di tenerci in contatto in modo decente estremamente difficile. Comunque, mio padre adesso è tornato, e domenica siamo in viaggio un'altra volta, per l'ultima volta quest'anno, e le mie vacanze sono bell'e che finite.

Però sono felice di essere stata qui. E anche di essere stata via tanto tempo da casa, in generale. Penso di essermi ripresa e di essere pronta per tornare a casa senza farmi troppi traumi e paranoie. Ho ripreso persino a scrivere sul diario, pensa un po'. Se riesco a continuare così anche a casa, e a non isolarmi di nuovo, potrò definitivamente dire di essere tornata in me stessa.



*Vedi Napoli e poi muori. Un classico.
**Diciamo che stare qui per tanto tempo ha influenzato anche il mio italiano, dato che il 70% di quello che dico è in dialetto napoletano, il 5% è sangiuseppese maccheronico/sfottò di qualche modo di dire strano, e quindi ci sono fisso aberrazioni verbali in agguato.