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domenica 25 settembre 2011

W i quadernini! :D

Recentemente sono andata a ripescare uno dei miei trecento milioni (milione più, milione meno) di blocchetti. La mia capacità di gestire questi affascinanti oggettini è, uhm, MOLTO scarsa. Cioè, intendo, il fascino che ha un quadernino vuoto per me è irresistibile. Ne ho comprati a decine, di blocchi e agende varie, a volte come souvenir, a volte perché erano tanto piccoli e carini oppure avevano la matitina vicino. Che cosa dolce :3 Sta di fatto che nella mia camera ne ho un ripiano PIENO. Un altro particolare fondamentale è che appena ottengo un blocchetto/quadernino/diario nuovo, vengo attanagliata dalla voglia di scriverci sopra qualcosa - qualunque cosa. Oppure di farci un disegnino, farci scrivere una dedica da qualche compagna di classe, cose del genere. Ora come ora non riesco a ricordare di un solo quadernino in cui io abbia scritto in tutte le pagine. Conto di riempirne due o tre, con gli anni. Ogni tanto, quando vado in qualche posto, me ne porto uno dietro e ci scrivo quello che mi passa per la testa (finché sono in casa, c'è il computer, se sono a scuola sono piena di fogli dove poter scrivere, ma quando sono fuori, se mi vien dello sbuzzo da qualche parte devo pur segnarmi le cose, no?). Poi lo infilo nel solito ripiano e non mi degno di aprirlo per qualche mese. La poesia qui sotto l'ho ripescata appunto da uno di questi blocchetti. Non so nemmeno quanto tempo fa l'ho scritta, ma ho buone ragioni di credere che il periodo sia tra marzo e aprile. E non ha nemmeno un titolo. Suggerimenti? ;)

Morirei
nel bianco che esplode
quando le tue labbra
sfiorano le mie.

Cadrei,
cadrei sorridendo
nel nulla
con te.

Vorrei essere
piccola e fragile
e nelle tue braccia
cercare un riparo
dal mondo che piove,
ci piove addoso
incessante.

mercoledì 21 settembre 2011

Rido,

come rido di te,
Destino!
Prendi le vite,
le annodi, le intrecci,
le spezzi,
le curvi soavemente
- le pieghi in tornanti
burrascosi...

Giochi con noi,
burattini volubili
dall'esistenza
liquida,
dalla vita instabile.

lunedì 19 settembre 2011

Bumm!

Ho avuto una giornata veramente pesante oggi. Rompere la routine estiva è stato un trauma. Però dai, tutto sommato non è stato questo male tornare a scuola. Ho rivisto non solo vecchi compagni, ma anche altra gente di altre classi e i prof nuovi. C'era aria di nuovo, come in ogni cosa che inizia. C'era voglia di scrivere sui diari, voglia di riabbracciare tutti (beh, quasi) e quell'aria umida ma pur sempre frizzante di un mattino di fine settembre, che faceva da sfondo al tutto. Ecco, sui traumi ne avrei poi da dire, perché oggi il mio umore è passato da scarso a ottimo a non molto buono a pessimo a depresso a incredulo e poi di nuovo a ottimo, finalmente. A salvarmi è stato un grande amico. Da oggi gli devo più o meno la vita, i miei nervi si stavano corrodendo a forza di pensieri acidi, gelosia, gelosia, gelosia che mi rodeva dentro come un tarlo. Mi sembrava di esplodere, quando è arrivato il mio salvatore, a dirmi che l'oggetto del mio odio aspirava a un ragazzo che non era il mio. Nessuno - e dico, NESSUNO - può immaginare il mio sollievo. Odiavo quella condizione in cui ero, di essere gelosa senza un motivo. Era una cosa che non aveva assolutamente senso. Oggi pensavo che ne avrei parlato con i diretti interessati, ma era una cosa inverosimile. Parlarne con lui? Mi avrebbe sicuramente riso dietro o presa per scema. Parlarne con lei? Ma se non la conoscevo quasi. Parlarne con i miei amici? Oh, l'avevo fatto, quante volte l'avevo fatto, questo discorso senza capo né coda, ma non era servito a niente. Ogni giorno ero sempre più gelosa, e questa gelosia aveva sempre meno senso. Questo pomeriggio è arrivata all'apice (questa è la cosa buffa, il mio cuore va a scoppio ritardato. Non ero gelosa mentre la vedevo, ero gelosa cinque ore dopo, a casa). Stupido subconscio... Sto formulando, in questo momento, un'ipotesi veramente assurda. Penso che ad aver fatto cessare quella sensazione orribile non sia stato tanto il fatto di scoprire che QUELLA LI' non puntava al MIO ragazzo, quanto di scoprire che abbiamo un amico in comune. Se è amica del mio amico, allora è una a posto. Punto.
Adesso il mio subconscio si è ritirato a vivere nei Caraibi della mia psiche, sorbendosi un cocktail mentale (o forse una granita alla menta da 2,50€) (per la precisione comprata alla gelateria che c'è giù in paese) e abbronzandosi al sole della ritrovata allegria. Ogni tanto anche la depressione deve andare in vacanza, no? ;D

mercoledì 14 settembre 2011

Sto sperimentando gli effetti più profondi della vera amicizia.

Avete mai avuto la sensazione di essere felici per qualcuno? Io quando l'ho provata mi sono resa conto che tutte le volte in cui, prima di allora, avevo detto "sono felice per te" avevo usato una mera frase di circostanza. Per una volta è stato bello pronunciarla e intenderla, lettera per lettera, nel suo significato più profondo. Pensare alla felicità di un amico e sperimentare sulla mia stessa pelle quella felicità. Mi sono sentita realizzata in quel momento, come se la mia vita avesse acquistato un senso, finalmente. Per me, che probabilmente prima di quest'anno non ho mai avuto amici, entrare in empatia con le persone a cui tengo è un'esperienza nuova. Lo stesso discorso vale per la tristezza. Riesco ad immedesimarmi nella mia migliore amica, nei suoi problemi, nella sua disperazione. E non necessariamente perché ci sono già passata.
Da quando mi sono resa conto che sono circondata da abbastanza persone sincere da rendere trascurabili le influenze delle persone false, sono molto più serena. Ogni tanto la sera mi prende un attacco di depressione, ma o chiamo un amico, o suono un po' la chitarra, o scrivo, in qualche modo mi passa. Credo che non si debba mai completamente dipendere dalle persone, per quanto importanti possano essere. Quindi sto imparando a canalizzare le mie emozioni in più modi possibili. Esprimersi è molto piacevole e mi impedisce di scoppiare, il che è una cosa molto positiva.
E finalmente sto imparando a non avere rimpianti verso le persone che non mi dimostrano abbastanza, che non mi considerano. Quando mi accorgo che non hanno considerazione di me, lascio perdere. Do loro solo tutta la mia commiserazione, senza dispiaceri, forse solo con un po' di nostalgia. Basta con i falsi amici. Dovessi vivere il resto della mia vita attaccata a quella decina di persone che tengono conto della mia esistenza più la mia famiglia, non mi importa, meglio così che buttare un sentimento positivo per un po' di reputazione. L'amicizia va oltre le serate e gli inviti alle pizze. Se non c'è confidenza, se non ci si sente a proprio agio, se ci si sente scavalcati... meglio lasciar perdere. Questo era esattamente quel che sentivo io. Mi sono sentita così, diciamo... praticamente sempre. E ricordo più di un'occasione in cui ho snobbato un rapporto sincero da pari a pari per stare più tempo con Lei, la Mia Migliore Amica, il mio Idolo, la mia Ragione Di Vita, la mia Proprietà Privata, Quella Che Veniva Stimata Da Tutti... urrrrrrrrgh *conati di vomito* Ok. Ho perso un'amicizia che a quest'ora poteva essere una delle migliori, ma alla fine non mi compiango troppo. Avevo 10 anni e assolutamente nessuna capacità di valutazione delle persone. Puah.
La cosa più bella di tutto questo è che in questo periodo sono in pace con me stessa, del tutto serena. Cioè, anche se succede qualcosa e divento triste, dopo un po' di tempo il mio umore si ristabilizza, come per magia. Credo sia proprio per questo, perché ormai le persone che una volta frequentavo nel mio cuore non hanno più posto e sto dando spazio e ascolto a chi se lo merita davvero. Mi sento una persona migliore :3

martedì 6 settembre 2011

La musica, ecco, è qualcosa di semplicemente unico.

Diciamo che è il mio pane quotidiano. Canto continuamente, suono la chitarra, non faccio che ascoltare musica ogni volta che entro in uno stato d'animo particolare e in questo periodo mi sono messa addirittura a scrivere testi di canzoni. Eppure questo è il primo post in cui ne parlo specificamente.
Dal giorno in cui ho fatto l'esame di ammissione al conservatorio - e sarà un giorno che non scorderò facilmente, ormai è quasi un anno fa - mi è misteriosamente passata la voglia di suonare. Dicono che periodi così capitino, ma non so cosa pensare. Due o tre volte ho pensato, dopo certe sere di studio pieno di entusiasmo, "sì, è fantastico, ho di nuovo voglia di suonare e stavolta continuerò regolarmente!"... però alla fine dopo pochi giorni riprendevo a sostituire alla chitarra il computer o altre attività - più che altro bighellonaggio. Oggi sono stata a casa di quella che si è rivelata essere la mia migliore amica in questi giorni - credo che dovrei parlarne in un post a sé stante, ma vedremo - e abbiamo suonato insieme. Infatti, anche lei suona la chitarra (abbiamo avuto lo stesso prof, e di conseguenza abbiamo le chitarre dello stesso modello), ha fatto l'esame di ammissione quest'anno ed è andata alla grande e anche lei si è lasciata andare, stando senza suonare per un sacco di tempo. Poi, mi è venuta questa idea geniale di suonare insieme e quindi, detto fatto, due giorni dopo, cioè oggi, mi sono armata di chitarra, spartiti, entusiasmo e sono andata a casa sua. Ci siamo divertite un sacco e l'antica passione sembra essersi un po' ravvivata. Ad un certo punto la mia amica ha tirato fuori uno spartito che entrambe conosciamo molto bene: la Sonatina n°1 di Jürg Kindle. In ambito chitarristico non è molto famoso come pezzo, ma per noi è una colonna portante. Infatti, entrambe lo abbiamo suonato a diversi saggi, lo abbiamo portato allo stesso concorso, io l'anno scorso e lei quest'anno, e l'abbiamo presentato come pezzo principale all'esame di ammissione del conservatorio. Evidentemente ci ha portato fortuna. Sta di fatto che non suonavo quel pezzo da quasi un anno, ormai. L'inizio del brano lo ricordavo a memoria, ma poi c'erano parti che avevo del tutto rimosso. Dopo essere rimasta spiazzata, le mie dita hanno iniziato a muoversi da sole, seguendo le loro regole, compiendo movimenti ripetuti centinaia e centinaia di volte. Certo non era perfetta, la mia esecuzione, ci mancherebbe. Però, mentre le mie mani andavano veloci e stranamente sicure, io ero di nuovo una ragazza per cui la chitarra rappresentava davvero tutto. Ero a Pianoro, agitatissima davanti alla giuria; ero al saggio individuale di chitarra, e stavo suonando il pezzo di chiusura; ero al Conservatorio e decidevo controvoglia del mio destino, davanti a persone mai viste e che non avrei mai immaginato che avrei incontrato di nuovo tante, tante volte. Ero felice di me.
Ecco, adesso magari non dico di aver ritrovato l'entusiasmo che avevo fino all'anno scorso, ma almeno ho tanti pezzi nuovi da studiare e sono tutti bellissimi. Direi che è positivo.
Poi mentre cenavo, mi è tornata di nuovo in mente la Sonatina... e anche, cosa molto strana, la sveglia che usavo quando avevo il cellulare vecchio. Era un pezzo al pianoforte. Mi è balenato in mente mentre mi infilavo in bocca un pomodoro (oh beh, ammetto che la solennità della scena fosse alquanto discutibile...) ed è stato come se mi avesse folgorata. Penso che in me oggi sia cambiato qualcosa. Che la musica mi stia chiamando.

giovedì 1 settembre 2011

Di nuovo settembre!

Stamattina quando me ne sono resa conto ci sono rimasta quasi male. "Ancora 18 giorni di vacanza", mi sono detta. Quindi, ora di darsi una mossa a finire i compiti, sia per la scuola, sia per il conservatorio... Oggi infatti ho finalmente ripreso a studiare solfeggio. Tutto sommato, è un bene che fra un po' si riparta con scuola e tran-tran vari. Non sarei certo di quest'opinione se le mie vacanze fossero interessanti. A parte il periodo al mare, passo i miei giorni a fare niente e perdere tempo. Per di più, non avevo quasi compiti... Li ho iniziati la settimana scorsa e sono a metà, me ne libererò a giorni. Sì, il liceo scientifico è talmente impegnativo... Ahahah! Ultimamente sto passando le giornate attaccata al computer per ore e ore. Non è bene per niente. Quando mia madre ieri sera mi ha fatto notare i miei occhi gonfi, ho pensato che stavo proprio esagerando. Oggi ho fatto i miei bravi sforzi per non toccare assolutamente il pc. Quello di cui mi rendo maledettamente conto è che dovrei fare qualcos'altro. Qualcosa di più oltre a uscire al pomeriggio. Le volte in cui sono uscita dal mio paesuccio di montagna si contano sulle dita di una mano... Non sto scherzando! Credo che il problema sia anche la passività dei miei. Ormai si sono ridotti a uscire quasi solo per lavorare e andare a fare la spesa, credo che se ci portassero in giro un po' più spesso cambierebbero anche un po' come mentalità e si convincerebbero che non muoio se esco un paio d'ore tutti i giorni - quantomeno d'estate. Penso che quello che non hanno ben chiaro è che comunque la scuola e i compiti assorbono poco tempo nella mia giornata. Se preferiscono che io stia tutto il pomeriggio al computer, io posso anche rinunciare a uscire durante la settimana. Poi si lamenteranno dei miei occhi gonfi e del fatto che non ho mai niente da fare. Quando il tempo libero è tanto, uscire non fa male. L'anno scorso uscivo pur tutti i giorni! Adesso nemmeno a pensarci, e quando esco non posso tornare più tardi delle sette meno un quarto. In questo momento mi sta assalendo la voglia assurda di uscire alle cinque, sorridere e annuire di fronte all'ordine di tornare alle sette meno un quarto, dimenticare "casualmente" il cellulare a casa, o magari spegnerlo, star fuori finché ne ho voglia e rientrare volontariamente alle nove o dieci di sera, come se nulla fosse. Conoscendoli, alle sette mi chiameranno, io non potrò rispondere e loro mobiliteranno polizia e forze dell'ordine. Per quelli che non ci credono, si accettano scommesse. Sono determinata nel mio proposito. Più che altro, è mio padre che è inflessibile. Non contempla possibilità di disubbidienza e a maggior ragione per me insubordinarmi sarebbe un motivo di godimento profondo. Basta, adesso, compirò 15 anni tra pochi mesi e l'estate prossima sarò inflessibile. Se non la finiscono, le strade possibili sono due: o divento ribelle ed insensibile alle loro strigliate fino a quando loro non si esasperano, o continuo ad accumulare il mio disappunto finché un bel giorno esplodo e litighiamo... e con "litighiamo" non intendo il classico sbraitare di papà che non lascia possibilità di risposta, ma medito di sviluppare del carisma e fare la voce più grossa della sua, tenergli testa. Oppure illustrargli le mie ragioni diplomaticamente (ma credo che non arriverò a molto). Dicono che se ci parlassi potrei migliorare la mia situazione, ma come faccio? Posso anche fare il discorso più assennato e maturo che sia mai stato proferito. Nella loro testa non ho 14 anni, sono ancora una bambina. In più, anche se mi vedessero per l'età che ho, per loro le quattordicenni è già tanto se escono al pomeriggio o hanno un ragazzo. Quanto mi sono arrabbiata l'altro giorno quando ho sentito mia madre dire che sono piccola per determinate cose. L'anno scorso potevo anche accettarlo, ma... Più passa il tempo più mi sembra che mi stiano istigando a comportarmi male. Vorrei che avessero un'idea di quanto poco io mi sia ribellata. Perché se ne rendessero conto, sarebbe sufficiente che sapessero cosa hanno il permesso di fare le ragazze della mia età. Non una o due pischelle che si atteggiano a ragazze adulte: proprio TUTTE le ragazze della mia età. Però purtroppo sono fatti così. Non so se rendo l'idea di quanto sia chiusa la loro mentalità. Essendo originari del sud - una cosa di cui in famiglia siamo fieri tutti (ormai anche il mio fratello più piccolo ha iniziato a parlare in dialetto napoletano) - pensavano fosse normalissimo e giustissimo avere la mentalità che hanno. Ebbene, quando siamo andati a trovare i parenti di giù, si sono rivelati avere una mentalità più chiusa di chi al sud ci vive. In altre parole, le loro opinioni su quel che alla mia età si può o non si può fare sono basate su quello che potevano o non potevano fare LORO. Una cosa di cui io mi INFISCHIO! Se non mi rendessi conto che è una vera e propria cazzata, scapperei di casa. Anzi... Sarei già scappata! Proprio per il gusto di fargli un dispetto. Anche perché tutto sommato li conosco anch'io da 14 anni, e di loro so tante cose. In passato si sono preoccupati per molto meno. Dovrei trovare il modo di parlarci e chiarire questo discorso. Stasera siamo arrivati al punto che devo chiedere il permesso per rispondere al cellulare se mi chiamano. Io che volevo smettere di pensare alla mia schifosa vita sociale per una decina di minuti, mi sono ritrovata a piangere per tutta la durata della telefonata. Evviva! La scuola mi fornirà una via di fuga da tutto questo. Voglio riempirmi d'impegni. In casa non ci voglio stare. Adesso basta. Con questi discorsi depressoidi sono riuscita a rovinarmi la serata. Però stavo esplodendo.

E adesso è ora di chiudere il pc. Ho già sorpassato il limite, per oggi. Domani sera suonerò. Me lo prometto. Così non potrò stare al computer. Animo, vediamo di dare un senso a questi ultimi giorni di vacanza!