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mercoledì 23 novembre 2011

"Domani avrai una sorpresa!"

Uhm. Dovrei essere contenta?
Certo che no. Questa è una delle frasi peggiori che mi potrebbe capitare di sentire, in assoluto. Non è che non mi piacciano le sorprese, anzi... è che per la mia testa contorta e labirintica è la fine. Penso troppo, penso troppo per estremi e a ipotesi assurde e irrealizzabili anche nell'ultimo mondo dell'ultima dimensione nel vasto multiverso che potrebbe esistere, oppure potrebbe semplicemente essere l'ennesima cavolata per autoconvincerci che non siamo soli.  Mmm, sono capace di immaginarmi veramente l'impossibile quando me ne si dà l'occasione. Dico sul serio. Sì, stupida testa di rapa, immagina pure quanto vuoi. Domani mattina assisterai in diretta al crollo dei tuoi castelli aerostatici, uno per uno, guglia per guglia, pietra per pietra, inconsistenti immaginarie pietre che ti cadranno addosso con una violenza inaspettata. Perché è questo che succederà.
Anche se ora non lo do troppo a vedere (leggi "mi si legge in faccia che sto fervidamente pensando a mille e una ipotesi") il mio subconscio sta analizzando con pragmaticità scientifica tutti i possibili valori assunti dalla variabile "sorpresa" e li sta applicando alla frazione algebrica delle casualità della mia vita quotidiana con un campo di esistenza pressoché... infinito! (e ora la domanda mi sorge spontanea: qualcuno ha capito qualcosa? io no T_T). Deludermi è facile come rubare le caramelle a un bambino. O bere un bicchier d'acqua. Per accontentarmi, in un bicchiere d'acqua ci dovresti come minimo affogare. La mia faccia fingerà CUMULI di entusiasmo, ma in fondo in fondo, molto in fondo, nell'angolino più buio del mio subconscio, dove risiede la mia componente più ipocrita, egocentrica, egoista, spocchiosa e sgradevole, una vocina mi sussurrerà all'orecchio: "tutto qui?". Non è che io possa farci niente. Dipende da me nella misura in cui le onde dipendono dal mare. Quella piccola (spero molto piccola) ma comunque presente parte di me certe volte mi fa diventare matta. Formulo i pensieri più egoisti di questo mondo, poi mi do mentalmente dell'ingrata e mi dico che non sarò maaaai mai mai mai mai accettata da nessuno, poi ci penso meglio e mi do doppiamente dell'ingrata perché, seppure solo per un momento, mi sono dimenticata delle dimostrazioni d'affetto di famiglia, amici e moroso, che mi hanno già accettata da un pezzo, alcuni da sempre, e io mi ostino a non capirlo. In questo senso sto cercando di cambiare. Un paio d'anni fa la mia vita sociale era assolutamente sfilacciata e inconsistente. Quando ho iniziato le superiori è più o meno caduta in slavine. Da quando sono uscita dalle medie, la mia sfera di rapporti interpersonali era tale che io, nel profondo, sapevo di non poter contare assolutamente su nessuno. Ora non è più così, ma non sono ancora in grado di fidarmi incondizionatamente di quei pochi che ho intorno. O almeno, penso che il problema sia questo.
Per un periodo ho avuto il pallino della psicologia, sono abbastanza portata a mettermi nei panni degli altri e immaginarne la situazione dal loro punto di vista (generalmente, subito dopo inizio a dispensare consigli idioti tipo quelli che vengono dati al protagonista del film sentimentale medio quando sta per arrivare al punto di non ritorno verso la pazzia incontrollata). Qualche volta i problemi degli altri li risolvo. Il punto è che non riesco a risolvere i miei. Mettici il ragionamento, mettici il training autogeno (che è di vario tipo, dallo scrivere frasi sconnesse su un foglio per autoconvincermi di qualcosa a tentare di consolarmi da sola mentalmente, pensando le cose più strane), mettici pure che se sono disperata esterno la mia depressione a qualcuno... Alla fine ci sono sempre quelle due o tre cose che tornano sempre, fissazioni fastidiose come mosche.

...

Un momento, scusate.
Perché sto parlando di questo, se sono partita dalle sorprese!? o_O (Straw Of Consciousness colpisce ancora!)

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