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lunedì 14 settembre 2015

Rivincita.

Alle volte, le persone che sembrano più normali sono quelle che hanno i disagi mentali più pesanti.
Lui è una di quelle persone. Lo vedi camminare per strada, andare al lavoro, fare la vita del pendolare come una persona normalissima. Se ci parli sa essere veramente simpatico, infarcisce le conversazioni di umorismo arguto e verve di uomo del sud, e se la ride sotto i baffi quando vede che una sua battuta suscita l'ilarità generale. Una brava persona.
Poi ritorna a casa, e per la maggior parte del tempo, non fosse per piccoli dettagli, si comporta come un normalissimo padre di famiglia.

Prima, a cena, si è esplicato uno di questi piccoli dettagli.

Ero tranquillamente seduta a tavola - per la precisione a capotavola, dalla parte opposta rispetto al divano - e stavo finendo la cena. Avevo di fronte a me l'insalatiera e tre o quattro ravanelli appoggiati sul tavolo, in attesa di essere divorati. I miei fratelli si erano già alzati, avendo finito di mangiare poco prima. Mentre il più piccolo si avviava con tutta la calma del mondo verso la cameretta, è inspiegabilmente inciampato e caduto a terra facendo un busso considerevole. Il caso voleva che proprio in quel momento lui stesse uscendo dal bagno, quindi quando se l'è trovato di fronte e ha realizzato che il rumore era stato causato dalla sua caduta, ha iniziato a fargli una delle sue solite sgridate sulla scia del:
"Te lo dico sempre che in casa non devi correre *bestemmia* Ma insomma, non impari mai?".
Sia mia madre sia io siamo però intervenute in sua difesa, dicendo che non stava correndo. Non potendo battere in ritirata in modo così poco dignitoso, ha convertito la sua invettiva in:
"E allora se non stavi correndo sei un provolone!".
Ora, sono diciotto anni e tre quarti che assisto a scene simili. E in diciotto anni e tre quarti ho imparato un paio di cose su come comportarsi. Una di queste cose è il fatto che quando inizia a fare così, non c'è replica o argomento razionale che tenga. Bisogna solo stare in silenzio e rimuovere il tutto, fare finta di nulla. Il mio problema è che, nonostante siano almeno dodici anni che mi si dice di stare zitta, ho sempre il vizio di rispondere e dir la mia. Per tentare di farlo ragionare. O, se non altro, per non arrendermi al silenzio così facilmente. Penso sia inutile specificare che tutti i miei sforzi in questo senso sono sempre stati vani. E sapevo che sarebbe stato vano anche stavolta. Però non ho potuto esimermi dal dirgli, tentando anche di sdrammatizzare un po':
"Ma perché, tu non sei mai inciampato? Che sarà mai".
E nel momento stesso in cui pronunciavo questa frase, sapevo già la risposta che avrei avuto. Non poteva esserci un'altra risposta. Ero seduta a tavola a mangiare la mia insalata e mi ero permessa di controbattere su un argomento che non mi riguardava. E ogni volta che sono seduta a tavola a mangiare la mia insalata e mi permetto di controbattere su qualcosa che non mi riguarda, la risposta che mi viene data è sempre quella. Stesso tono. Stesso atteggiamento. Stesse identiche parole.
"Senti, tu ti stai mangiando l'insalata? Allora, per piacere, pensa a mangiare e fatti i cazzi tuoi".
E, mentre prendeva posto sul divano di fronte alla tavola, non si è smentito e l'ha detto. Ero così pronta a sentirmi dire quelle parole, che sul mio volto si era dipinta, un po' involontariamente, un po' come estremo tentativo di controbattere con linguaggio non verbale, un'espressione che stava a metà tra la rassegnazione e il 'seh vabbè'. E mentre pensavo a quanto potesse essere pittoresca la mia faccia in quel momento, mi prefiguravo una reazione rabbiosa, sicuramente rabbiosa, se non iraconda. In fondo, me l'ero cercata. Ero preparata all'urto.
Però si è superato. Stavolta si è veramente superato. Si è alzato dal divano, ha afferrato il capo della tavola opposto a quello dove io ero seduta, l'ha sollevato di qualche centimetro e ha iniziato a scuoterla a destra e manca mentre iniziava ad urlare. Non mi ricordo più nemmeno cos'è che urlava. Ah, già, qualcosa sul fatto di non istigarlo e di non riprovarci mai più, oltre ad aver ribadito il concetto di farmi i cazzi miei, nel caso non mi fosse stato chiaro prima. Ha fatto marcia indietro, è tornato a sedere sul divano e mi ha chiesto urlando se avessi capito o meno. Alla mia risposta affermativa, si è alzato di nuovo e l'ha rifatto. Io ho protestato "Ma stavo dicendo di sì!". Ed ero sincera. Non avevo davvero intenzione di fare facce strane o assumere atteggiamenti di superiorità. Stavo solo dicendo "Sì, sì, va bene". Non so se ha visto nella mia faccia qualche smorfia strana o che. Sta di fatto che è tornato lì, ha ripreso a giocare al terremoto con la tavola e ha continuato a urlarmi contro. Un ravanello è rotolato giù, la bottiglia d'acqua si è rovesciata (fortunatamente era tappata) e diverse stoviglie hanno rischiato di cadere per terra. Poi, mentre mia madre gli faceva notare che forse stava un po' esagerando (al che lui ha prontamente ribattuto: "Sì, ma tu non hai visto l'espressione che ha fatto!"), è ritornato al suo posto sul divano e, non contento, ha tentato di intimidirmi ulteriormente uscendosene con un:
"Non pensare di andare da nessuna parte, in questi giorni. Uscirai per andare all'università e basta, e se andrai da qualche altra parte, quant'è vero Iddio, ti vengo a prendere e ti faccio fare le brutte figure".
Di solito, quando fa queste uscite, scoppio a piangere senza possibilità di controllo. Ma stasera, non so per quale miracolo, e senza neanche troppo sforzo, sono rimasta impassibile tutto il tempo a fissare la mia insalata e continuare a mangiare come se nulla fosse. Non un muscolo della mia faccia si è mosso a dargli soddisfazione. Anche mentre la bottiglia si rovesciava e cozzava contro i bicchieri, anche mentre il ravanello rotolava fino a cadere, anche mentre lui mi urlava in faccia. Anche quando si è tornato a sedere sul divano ed è stato finalmente in silenzio. Ho finito la mia insalata, sono andata a sciacquare il ravanello che era caduto e che mia madre mi aveva gentilmente raccolto, mi sono mangiata anche quello. Ho guardato finalmente in faccia anche lui. Ma lui forse non lo sa, perché guardava intensamente (o forse fingeva di guardare) la televisione. Ho sorriso tra me e me, più di una volta. Non una parola. Come una sfinge. Mia madre mi ha chiesto aiuto col computer e io le ho parlato con il tono di voce più normale del mondo. Come se nulla fosse stato. Ho sparecchiato tranquillamente, sempre sogghignando sotto i baffi. Ce l'avevo fatta. Ero riuscita a non scoppiare, finanche a non irrigidirmi. Come se nulla fosse stato. Colmo dei colmi, mentre toglievo la tovaglia mi sono accorta che il piano in formica, al capo opposto al mio, si era spostato rispetto alle gambe del tavolo, quindi c'era una parte di legno che spuntava. Ho di nuovo sorriso, come a dire "Ma guarda un po'". E mi sono messa ad ispezionare il tavolo davanti ai suoi occhi, come se non sapessi che quel danno l'aveva causato lui pochi minuti prima, per tentare di intimidire me. E poi, finalmente, sono uscita dal soggiorno.

Ho percorso il corridoio, sono arrivata alla mia stanza e, chiusami la porta alle spalle, finalmente ho potuto piangere in pace e mettermi a scrivere.

Che poi, ho voluto mettermi a scrivere ma non so neanche il perché. Sentivo solo che volevo digerire la scotta che mi ero tenuta dentro e che questa sarebbe stata una via per farlo. O forse volevo soltanto esporre il mio trofeo.
Perché stasera ho vinto io.
Stasera lui ha fatto il diavolo a quattro, ma ho vinto io.

Non so se ha davvero intenzione di tenermi segregata in casa fino ad ottobre, per una frase di troppo e una smorfia. Vale che in quel momento stava facendo tutto il possibile per farmi sentire impotente, quindi ha pensato bene di minacciarmi come se fossi una bambina. Di sicuro tra tre giorni si sarà scordato, e io sarò in giro a pensare a tutto tranne che a quello che è successo stasera. Almeno spero. Ma, anche se così non fosse, due settimane di clausura saranno bazzecole rispetto alla sensazione di forza che ho provato mentre lui tirava giù dal cielo tutti i santi del calendario e io ero tranquilla e impassibile a masticare la mia insalata.

E se ha intenzione di mettermi agli arresti domiciliari davvero, io andrò dove mi pare ugualmente. Che mi venga a prendere. Se si comporta come un pazzo nevrotico davanti ai miei amici e conoscenti, la brutta figura non la farò di certo io.

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