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domenica 15 aprile 2012

"Tu sei chi scegli e cerchi di essere".

Ieri sera alla tv c'era Il gigante di ferro. Non potevo non guardarlo. Anche se iniziava alle 11 e finiva ben oltre mezzanotte. Anche se sulla carta è un film d'animazione per bambini. Anche se ho 15 anni e mezzo. Anche se l'avevo già visto almeno altre tre volte. Non so se avete presente qual è, ma credo che sia uno dei film d'animazione più profondi che esistano. L'avranno dato alla televisione almeno 3 o 4 volte, credo.
Hogarth e il gigante, i due protagonisti della storia.

Ero determinata a guardarlo tutto, da cima a fondo, tant'è che, pur di vedere il finale (sebbene comunque io sapessi come andava a finire), sono rimasta l'unica sveglia in tutta la casa, col volume basso basso e immersa nella mia contemplazione, il respiro serrato per non perdermi nemmeno una parola. Ne era passato di tempo, da quando l'avevo visto l'ultima volta, ed ero in condizione tale da non capire del tutto, forse nemmeno ora ho capito del tutto, ma mi ha dato incredibilmente da pensare. Appena mia madre e i miei fratelli sono andati a dormire, e io sono rimasta sola davanti allo schermo, ho iniziato a piangere spudoratamente. Questo per diversi motivi: intanto, come potete leggere nei miei post più recenti, avevo addosso uno stress particolare che mi portava seriamente ad aver bisogno e persino voglia di piangere; poi, tutti i film in cui si fa un'analisi psicologica dei personaggi mi fanno un po' questo effetto, in qualche modo è come se nel corso del film mi affezionassi; e in particolare, mi faceva tenerezza l'analisi psicologica del gigante, che arriva a cambiare la sua natura di arma, ad avere un'anima, a dimostrarsi, nel corso della storia, il più umano di tutti.
Non è una semplice storia di robot futuristici, e va molto oltre lo status di cartone per bambini. Infinitamente oltre. Penso che sia estremamente profondo, che possa essere guardato veramente a qualunque età, e ad ogni età corrisponde un livello di comprensione diverso. E sono poche le storie che hanno questa particolarità.
Parla della vita, della morte, dell'anima, parla della guerra e della sua inutilità, di quanto possano essere dannosi i pregiudizi, di quanto sia sbagliato accusare e attaccare ingiustamente qualcuno di innocente, in 83 minuti ti sbatte in faccia tutta la stupidità umana e il bene e il male e la paranoia e l'altruismo gratuito. Cose meravigliose e terribili, e sono tutte condensate in un solo mondo. Forse un bambino può anche comprendere tutto questo. Però guardarlo dopo aver preso coscienza dello sfondo storico (è ambientato nel 1957, in piena guerra fredda) è tutta un'altra cosa.
Parla delle armi. L'insensatezza della violenza. Perché fare del male? Perché tanto accanimento contro chi è diverso da noi, o infinitamente più grande, o infinitamente più piccolo? Perché c'è un senso di proprietà così forte da spingerci a ferire gli altri? Perché tutto ciò che c'è di bello è anche abbastanza fragile da essere distrutto con un solo colpo di fucile? Armi. Oggetti creati appositamente per ferire, senza nessun altro scopo. La materializzazione dell'odio. Armi giocattolo. Ho sentito da una mia prof che i bambini, quando giocano (tipo giocare a fare la mamma o fingere di cucinare), fanno semplicemente pratica per la realtà che affronteranno poi, come in una simulazione dove non possono farsi male. Armi giocattolo! Esercitarsi a distruggere. Forse sto esagerando, però se siete arrivati a leggere fin qui, fermatevi un attimo e pensateci su. E, se potete, lasciate un commento su cosa ne pensate.

Finito il film, ho spento la tv trattenendo i singhiozzi e domandandomi "perché tutto ciò?". Mi ha sconvolta. Mi ha quasi impartito delle lezioni di vita.

Ed è uno dei pochi cartoni per vedere i quali non mi vergogno di stare alzata fino a tardi.

mercoledì 7 dicembre 2011

Dolce tortura.

Non saprei definirla in altro modo. Starti vicino è... infinitamente bello. Vorrei che fosse anche abbastanza. Invece no, mi viene voglia di starti ancora più vicino e più siamo vicini più vicini vorrei che fossimo. Come una droga ad effetto istantaneo. E poi arriva quel momento in cui se fossimo più vicini finiremmo per fonderci, ma fonderci non possiamo, e così rimango sospesa tra i tuoi baci e quella sensazione bellissima e terribile, quel non averti abbastanza vicino, e amo da morire starti vicino, ma è come se non mi bastasse. Potrei ubriacarmi, dei tuoi baci e dei tuoi abbracci e del modo in cui mi stringi e io scherzando cerco di scappare. Ad un certo punto il mondo si annulla, non c'è più scuola, non c'è più guardare l'ora per non arrivare in ritardo - in effetti, non c'è neanche più il tempo, chi se ne importa del tempo? Esiste, il tempo, o è solo un'entità inventata da noi strani contorti esseri umani per spiegarci la consequenzialità delle cose? - non c'è più freddo fuori, non c'è più caldo dal termo, ci siamo solo io e te. Non c'è più nemmeno l'aria nei miei polmoni, per un lungo attimo mi illudo di poterne fare a meno. E la voglia di tenerti vicino a me si accumula a dismisura, mi sembra che il cuore mi scoppi e per una frazione di secondo penso "basta, mi sento morire". E' qualcosa di forte, grande, infinito. Eterno. Dicevano, una volta, che l'amore è eterno. Ora guardi in giro e proprio non si direbbe. Ma può essere eterno anche solo un secondo di questa dolce, estremamente dolce tortura.

venerdì 2 dicembre 2011

Training autogeno.

Beh... Ok. So che avevo detto basta con questa storia, so che non mi capitava da tanto tempo, ma oggi è ricapitato e io ci sono cascata ancora. Lei è troppo. Non riesco nemmeno quasi a vederla che vengo assalita da istinti omicidi.
Ora basta con questa farsa. Non sei gelosa, e lo sai!
Ascolta, mi è bastato trovarmi con loro per dieci secondi netti per sentirmi una nullità. Come lo chiami questo?
Paranoia. Anzi, no. Voglia di far pietà agli altri. Ti credi una persona piacevole, lì ferma come un'ismita e con quel broncio lungo trenta chilometri?
Sono circondata da persone che mi vogliono bene. Qualcuno se ne accorgerà e...
NO. Se tu stai lì ferma, come puoi pretendere che qualcuno ti veda? Appena incroci un qualunque sguardo metti su la maschera felice e sorridente. Dove vuoi arrivare? Ti fai del male da sola, rimuginando mille e mille volte gli stessi pensieri malati, e credi che da fuori sia visibilissimo, ma non lo è, fattene una ragione.
Dicono che i veri amici capiscono che non stai bene anche solo guardandoti, anche se fingi.
Simili cose non accadono sulla terra. Chi è che l'ha detto, poi? Dove sta scritto? Probabilmente in qualche trattato smielato sull'amicizia elevata a ragione di vita, che magari, e dico magari, è stato scritto da uno che l'amicizia non l'ha vista neanche da lontano. La verità è che tu per prima devi essere disponibile ad aprirti.
E questo è vero, ma stiamo divagando. Non riesco a capire il motivo di questa malinconia generale che mi sento addosso.
Beh, sai cosa? La gelosia è una scusa bella e buona, sei nervosa perché sei un'adolescente con degli sbalzi ormonali e un subconscio pazzo, non dare la colpa a quella ragazza, povera anche lei, che ha il solo torto di avere un amico. Tu che straparli di amicizia, dovresti comprendere, no? E sei anche piena di amici maschi.
Ma è diverso! A lui non importa un fico secco dei miei amici maschi!
E perché, scusa, tu hai degli amici maschi per il solo scopo di farlo ingelosire...?
Certo che no, però non trovo giusto che lui sia praticamente impassibile, mentre io rischio di fare una strage ogni volta che rivolge la parola a qualcuna!
Ma tu parli a lui del fatto che sei gelosa? Diglielo, scusa.
Ma anche NO, perché dovrei?! Non ha senso!
Siamo alle solite. E' una cosa che ti fa stare male, quindi dovresti parlargliene. Se non ti apri a lui, come pretendi di starci assieme? E poi che ne sai, magari anche lui è geloso ma non vuole dirtelo.
Certo, come no. Lui me lo direbbe.
Non puoi esserne completamente certa. Però, probabilmente, te lo direbbe. Rimane, comunque, che non c'è motivo di essere gelosi.
Lo so.
E allora... SORRIDI! :D

Yeaaaah! Ragione 1, Subconscio 0! \m/

mercoledì 23 novembre 2011

"Domani avrai una sorpresa!"

Uhm. Dovrei essere contenta?
Certo che no. Questa è una delle frasi peggiori che mi potrebbe capitare di sentire, in assoluto. Non è che non mi piacciano le sorprese, anzi... è che per la mia testa contorta e labirintica è la fine. Penso troppo, penso troppo per estremi e a ipotesi assurde e irrealizzabili anche nell'ultimo mondo dell'ultima dimensione nel vasto multiverso che potrebbe esistere, oppure potrebbe semplicemente essere l'ennesima cavolata per autoconvincerci che non siamo soli.  Mmm, sono capace di immaginarmi veramente l'impossibile quando me ne si dà l'occasione. Dico sul serio. Sì, stupida testa di rapa, immagina pure quanto vuoi. Domani mattina assisterai in diretta al crollo dei tuoi castelli aerostatici, uno per uno, guglia per guglia, pietra per pietra, inconsistenti immaginarie pietre che ti cadranno addosso con una violenza inaspettata. Perché è questo che succederà.
Anche se ora non lo do troppo a vedere (leggi "mi si legge in faccia che sto fervidamente pensando a mille e una ipotesi") il mio subconscio sta analizzando con pragmaticità scientifica tutti i possibili valori assunti dalla variabile "sorpresa" e li sta applicando alla frazione algebrica delle casualità della mia vita quotidiana con un campo di esistenza pressoché... infinito! (e ora la domanda mi sorge spontanea: qualcuno ha capito qualcosa? io no T_T). Deludermi è facile come rubare le caramelle a un bambino. O bere un bicchier d'acqua. Per accontentarmi, in un bicchiere d'acqua ci dovresti come minimo affogare. La mia faccia fingerà CUMULI di entusiasmo, ma in fondo in fondo, molto in fondo, nell'angolino più buio del mio subconscio, dove risiede la mia componente più ipocrita, egocentrica, egoista, spocchiosa e sgradevole, una vocina mi sussurrerà all'orecchio: "tutto qui?". Non è che io possa farci niente. Dipende da me nella misura in cui le onde dipendono dal mare. Quella piccola (spero molto piccola) ma comunque presente parte di me certe volte mi fa diventare matta. Formulo i pensieri più egoisti di questo mondo, poi mi do mentalmente dell'ingrata e mi dico che non sarò maaaai mai mai mai mai accettata da nessuno, poi ci penso meglio e mi do doppiamente dell'ingrata perché, seppure solo per un momento, mi sono dimenticata delle dimostrazioni d'affetto di famiglia, amici e moroso, che mi hanno già accettata da un pezzo, alcuni da sempre, e io mi ostino a non capirlo. In questo senso sto cercando di cambiare. Un paio d'anni fa la mia vita sociale era assolutamente sfilacciata e inconsistente. Quando ho iniziato le superiori è più o meno caduta in slavine. Da quando sono uscita dalle medie, la mia sfera di rapporti interpersonali era tale che io, nel profondo, sapevo di non poter contare assolutamente su nessuno. Ora non è più così, ma non sono ancora in grado di fidarmi incondizionatamente di quei pochi che ho intorno. O almeno, penso che il problema sia questo.
Per un periodo ho avuto il pallino della psicologia, sono abbastanza portata a mettermi nei panni degli altri e immaginarne la situazione dal loro punto di vista (generalmente, subito dopo inizio a dispensare consigli idioti tipo quelli che vengono dati al protagonista del film sentimentale medio quando sta per arrivare al punto di non ritorno verso la pazzia incontrollata). Qualche volta i problemi degli altri li risolvo. Il punto è che non riesco a risolvere i miei. Mettici il ragionamento, mettici il training autogeno (che è di vario tipo, dallo scrivere frasi sconnesse su un foglio per autoconvincermi di qualcosa a tentare di consolarmi da sola mentalmente, pensando le cose più strane), mettici pure che se sono disperata esterno la mia depressione a qualcuno... Alla fine ci sono sempre quelle due o tre cose che tornano sempre, fissazioni fastidiose come mosche.

...

Un momento, scusate.
Perché sto parlando di questo, se sono partita dalle sorprese!? o_O (Straw Of Consciousness colpisce ancora!)

domenica 20 novembre 2011

Freddo.

Freddo nell'aria e freddo nelle mie mani. Freddo che entra violentemente in casa anche solo aprendo la porta. Le ultime foglie sono strenuamente attaccate ai rami ormai spogli, e la mattina presto tutto è coperto da un velo di ghiaccio. Freddo gelido che si infiltra negli abiti e nel corpo e risale, in un brivido, tutta la schiena. Entrare in casa e venire investiti come da un'ondata di calore, sembra quasi di sciogliersi. E gli abbracci assumono un significato ancora più particolare, oltre ad essere dimostrazioni d'affetto procurano calore fisico. Spuntano giacconi, piumoni, maglioni di lana, guanti, calze lunghe (io ne ho due paia meravigliose, a righe), vestiti pesanti, sciarpe, cappelli, lenzuola di flanella. Spunta un timido sole che illumina il cielo, un cielo azzurro e limpido e aperto e glaciale, e glaciale è anche l'aria, che fende gli occhi con lame di vento. Spuntano nuvolette dalle bocche dei passanti, respiri sorpresi dal freddo che scappano via veloci nella brezza. Spunta la brina sui tetti delle macchine, spuntano già, in largo anticipo, le luci colorate sulle case. Il tiepido autunno, arancione di foglie assopite e zucche di Halloween, cede lento il passo all'inverno.

Ok, fine del prologo poetico e volendo pure patetico.
Non mi importa se tecnicamente l'inverno inizia il 21 dicembre, l'atmosfera è invernale già da alcuni giorni. Non mi stupirei se, nel giro di un paio di settimane, nevicasse. Per me l'inverno inizia ufficialmente il primo dicembre. La sento un po' come la mia stagione. Alla luce di quanto scritto sopra, io sarei tecnicamente nata in autunno - il 19 dicembre, così chi mi legge potrebbe anche magari ricordarsi e farmi gli auguri. Perché qualcuno che mi legge, incredibile ma vero, c'è! (grazie, Marino. Dai un senso ai miei post! *-*) E del resto, i miei lo ripetono sempre, quando sono nata io nevicava. Mi sembra un'immagine molto dolce, io piccina in braccio alla mamma e fuori neve e freddo e luci natalizie e caos. E c'è chi al sabato sera, d'inverno, ha voglia di andare a ballare. Personalmente, io che a ballare penso ci andrò tra una o due ere geologiche (anche se devo ammettere che andarci con il mio ragazzo o in balotta con gli amici sarebbe una cosa assolutamente fantastica), preferisco starmene in casa nel mio pigiamone di pile, in famiglia, al caldo. Stamattina mi è presa la febbre dei Keane. Mi era capitato di sentire la cover di With Or Without You un paio di volte, e ieri sera mi è tornata in mente l'intro con lo xilofono, una cosa veramente dolce. E adesso sarà la terza volta che l'ascolto. Sono un gran gruppo!
Insieme all'atmosfera invernale, si appropinqua anche quella natalizia. Oggi pomeriggio, iniziamo a fare il presepe (pubblicherò le foto perché lo scorso anno è venuto fuori un lavoro stupendo e quest'anno si promette ancora migliore!). Quanto all'albero, beh, lo scorso inverno eravamo in una casa più piccola. Usavamo lo stesso alberino di plastica, piccino e anche abbastanza rovinato, da parecchi anni. Forse ha la mia età. Quest'anno ne prendiamo uno nuovo, più grande. Abbiamo un sacco di spazio nel soggiorno e il soffitto è molto più alto. Non vedo l'ora!

Qui MaryBlue, non avendo altro da aggiungere, smette ufficialmente di tediarvi con la meticolosa descrizione della sua vita estremamente sedentaria, e si assenta per le prossime ore!

domenica 6 novembre 2011

Semplice.

Quel che hai fatto è semplice:
Hai aperto tutti i cassetti,
Tirato fuori i miei sogni,
Ci hai costruito un mondo
solo nostro.
E in questo mondo di sogni
Vivo.

Già, semplice. Che poi, parlare di semplicità in un mondo così complesso, abitato da creature con reazioni chimiche nel loro cervello così straordinarie da riuscire a far provare loro emozioni e a farli pensare... è tutto dire, insomma. Ma non sto facendo un convegno sulle scienze.

Ok, è una frase molto consunta, quella che sto per scrivere, ma... sono i gesti semplici quelli che ti fanno stare bene. Intendo, quando li ricevi da persone speciali. Perché il fatto che una persona si preoccupi per te anche solo per un attimo e faccia qualcosa di piccolo, come un regalo o anche semplicemente una frase di affetto, per un momento ti fa sentire importante.
Io sono letteralmente impazzita per un pupazzino tratto da un manga (il nome del pupazzo è Mokona - per la precisione quello nero, che ho io, si chiama Larg - ed è tratto da Rayearth delle Clamp, anche se io non l'ho letto. Però c'è anche in Tsubasa Reservoir Chronicles, sempre delle Clamp. Checcariiinooo! **), che mi ha regalato il mio ragazzo. Beh, è piccolino, non è niente di che, ma
  1. me l'ha regalato il mio ragazzo, il che è tutto dire;
  2. è piccolino e puffettoso, e se c'è qualcosa che fa appello ai miei più forti istinti coccoloidi, quelli sono i pupazzi piccolini e puffettosi;
  3. il fatto che io ne sia in possesso implica che lui quando è stato a Lucca HA PENSATO A ME! Lui era lì a divertirsi in mezzo a 6584654 cosplayer, io ero in casa a guardare i miei familiari sclerare uno dopo l'altro, ma HA PENSATO A ME :')
Sto passando un periodo proprio felice.
Avevo diverse cose in sospeso, ma piano piano le sto risolvendo una ad una, a cominciare dal conservatorio. Ieri l'altro la lezione di chitarra è stata un disastro. Il prof me l'ha detto fuori dai denti che quest'anno ho l'esame di conferma e quindi sono obbligata a studiare con moltissima costanza, se no sono automaticamente fuori. Sono ancora indecisa, però mi dico, sempre meglio stare due ore al giorno con la chitarra in mano che due ore al giorno al computer a fare... beh... NIENTE. E così ieri ho ufficialmente ripreso ad esercitarmi, stavolta si spera per tutto il resto di quest'anno. Il prossimo step è trasferire il momento in cui studio dalla fascia oraria in cui finisco di cenare a quella in cui finisco di fare i compiti. A dire il vero quando penso al conservatorio, specialmente all'esame di conferma e a tutto il tempo che assorbirà se passo, mi viene un po' di ansia. Vorrei tutto subito, in effetti. Me ne sono resa conto ieri suonando. Non posso avere una tecnica perfetta in una sola sera. Devo essere più perseverante!!!
Per quanto riguarda la gelosia, invece, in questo momento il mio subconscio è quiesciente. Non so se mi è passata del tutto - anzi, sicuramente non mi passerà mai del tutto, ma un po' è normale essere gelosi - oppure è solo per via che non ho ancora incontrato una determinata persona mentre ero in compagnia di un'altra determinata persona durante l'intervallo. Non mi resta che aspettare. Francamente non voglio fare delle storie per niente... Stavolta però appena starò male devo dirglielo, al mio ragazzo. Non è un buon proposito o cose del genere... è che gliel'ho promesso. Giuro che appena torno a stare male gli spiego tutta la storia. Ok, gli sembrerà una cosa fuori dal mondo, ridicola e assurda, ma sono fatta così e se non mi vuole cosa ci sta a fare con me. Oh, e poi dimenticavo: tutta questa storia della gelosia non è colpa mia, ma del mio subconscio.
Una cosa del tutto inaspettata ma, stranamente, vera, è che sto dimagrendo. Non ci credo nemmeno io, in effetti, e poi a dire il vero non ci faccio troppo caso (non mi peso, non prendo le misure di giro vita, fianchi ecc...). Poi non è che stia perdendo tutti questi chili, attenzione. Sto uccidendo il mio grasso con  una lenta tortura a base di attività fisica. Ginnastica al venerdì e nuoto al sabato, sul lungo periodo, non sono mica poco.
E a proposito della piscina, ieri abbiamo provato finalmente uno stile nuovo (beh, nuovo rispetto a dorso, stile e rana). A un bel momento, l'istruttrice ha detto: "Adesso fate 4 vasche, battendo entrambe le gambe contemporaneamente" poi ci ha spiegato come fare esattamente, e nella mia memoria si è accesa una lampadina, ah, è lo stile delfino!, ho pensato. Sono arrivata alla fine della vasca che non mi sembrava quasi di aver fatto fatica. Non è tanto il fatto che io sia riuscita a farlo correttamente al primo tentativo, ma... non so come descriverlo. Tipo che mi ha lasciato una bellissima sensazione addosso. Inutile dire che, uscita dalla piscina, non mi reggevo in piedi. Non vedo l'ora che sia di nuovo sabato per rifarlo :D
Altra cosa a cui mi sto dedicando, è il mio famoso disegno, quello che ci ho messo tre settimane solo a scrivere i caratteri gotici perché non trovavo mai il tempo. Oggi ho finito tutta la parte inerente al disegno e ho iniziato a colorare. Da adesso in poi, pastelli is the way! Tra cinque giorni al massimo sarà finito... non è un tempo stimato, è una scadenza ç_ç però direi che ce la posso fare tranquillamente. Dico tanto di questo disegno che sia un lavoro lungo e faticoso, ma avrei potuto farlo in molto meno tempo, se mi fossi data una mossa. Comunque sia, tanto indietro nel tempo non posso tornare.

Michael Ende dice, in Momo, che "tutto il tempo che il cuore non percepisce è perduto". Quanto è vera questa frase. Descrive perfettamente la mia situazione in tantissimi casi, e soprattutto fornisce un'eccellente chiave di lettura per le frasi come "vivi la vita fino in fondo" e via dicendo. La chiave non sta tanto nella parola cuore quanto nella parola percepisce. Il tempo che veramente buttiamo via è quello che passa senza che noi proviamo un sentimento, sia esso positivo o negativo. Potrebbe essere tempo buttato via anche quello che passano le persone che non amano il proprio lavoro a buttarcisi a peso morto. Quindi, qual è il punto: per poter dire veramente di non aver avuto rimpianti e non aver buttato via del tempo, bisogna riempire la vita non di cose o di esperienze, ma di sentimenti. Uh, sì, è una frase molto filosofica e profonda :3 Adesso devo spegnere il computer, andare a mangiare e spaccarmi le dita a suonare! Forza forza forza!!!

giovedì 20 ottobre 2011

"Hatred fills my blood..."

Parole degli Avenged Sevenfold, il titolo della canzone è Burn It Down. Canzone che sto ascoltando in questo momento, sull'orlo della crisi di nervi... o meglio delle lacrime... no, veramente lo definirei più una specie di voltastomaco... Oh, FUCK.

In un post della scorsa settimana, avevo parlato di depressione cronica del venerdì. Ora, non so se è tutto solo una mia paranoia, oppure i sintomi si sono manifestati già da adesso. La cosa certa è che sicuramente NON E' UNA COSA NORMALE. Poi, tra parentesi, io ci vivo, sulle paranoie. Adesso mi sto ascoltando Papercut dei Linkin Park. Sì, oggi sono molto allegra, si era notato?
Il fatto è che l'atmosfera che c'è intorno non mi aiuta per niente. Da stamattina è nuvolo, e ogni tanto inizia a piovere. A un certo momento diluviava, con tanto di tuoni, fulmini e resto. Ora, mettiamo in chiaro una cosa: io non ho proprio niente contro la pioggia, né contro qualunque altro tempo meteorologico (a parte forse quando il cielo è tutto rannuvolato ma non si decide a piovere: forse mi ricorda me quando vorrei piangere ma mi sforzo di non farlo). Solo che dipende tutto dal contesto: se posso ammirare un bellissimo temporale o un tripudio di acquerugiola comodamente seduta sul mio letto/su una sedia/su una panchina se non fa troppo freddo, allora più che volentieri. Un altro paio di maniche è invece se mentre fuori piove devo affrontare una tediosissima lezione sugli articoli di cronaca, una verifica di matematica a dir poco ASSURDA e due ore di inglese... sprecate. Quanto alla verifica, poi, beh, meglio lasciar perdere. Stavo diventando scema tra le scomposizioni di polinomi, le equazioni e quei fottuti parallelogrammi. Grrr. Almeno ho provato a fare tutto. Poi mi sono dimenticata che il quadrato di 3x meno il quadrato di a+2 si poteva scomporre sotto forma di 3x+a+2 che moltiplica 3x-a-2, e mi è venuto in mente più o meno tre ore fa, ma... Pazienza. Quel che è fatto è fatto.
Dopo la scuola sono stata trascinata a casa di mia zia, dove ho sprecato un altro po' di tempo. E non ho fatto i compiti, la cosa più preoccupante. E non ho studiato biologia, ma per fortuna mi hanno utilizzata subito come capro espiatorio, nelle interrogazioni programmate. Con biologia sono a posto fino a gennaio B-) Beh, per i compiti che in teoria sarebbero stati per domani, mi inventerò una scusa. Poi alla fine non sarebbe nemmeno una scusa, dato che in effetti tutto il pomeriggio l'ho perso e ho avuto appena appena il tempo di cercare due articoli di cronaca.
E adesso, dopo essere tornata a casa con la testa farcita di polinomi, schiamazzi, gomme volanti, malinconia, canzoni depresse e soprattutto paranoie, e ovviamente dopo una buona cena, eccomi qui a delirare. Ci sarebbe anche un motivo per quel momento di voltastomaco/voglia di piangere/sclero-time, ma non si regge in piedi. Solo che per un attimo ho pensato "oh, merda, il mondo mi sta crollando addosso", poi mi sono guardata intorno e tutto era al proprio posto.

Vado a stampare i miei articoletti, e, se ne ho voglia, provo a rielaborarne uno. Sì, MaryBlue inizia a fare i compiti alle 9 di sera. E poi, se sono proprio virtuosa, ma tipo molto virtuosa, vado avanti con il disegno. In effetti sono diversi giorni che non lo continuo. Quel foglio è enorme e nella scrivania nuova non ci sta insieme al computer e alle altre cianfrusaglie. In questo momento sono seduta sul letto.
Eh sì, dimenticavo. Ieri sono arrivati i mobili nuovi. Sono semplicemente una BOMBA. Ieri notte ho dormito benissimo! :3 Il letto è altissimo. E si sta veramente ma veramente comodi. Subito di fronte, c'è la scrivania, e sopra la scrivania ci sono 7341582 scaffali. Sarà bene che io metta un po' d'ordine, perché sulla suddetta scrivania si sta già formando un gran fritto misto di sciarpe, cavetti, libri, CD e scartoffie varie. Adesso devo veramente ma veramente spegnere. Spero sinceramente di non deprimermi, domani.

mercoledì 14 settembre 2011

Sto sperimentando gli effetti più profondi della vera amicizia.

Avete mai avuto la sensazione di essere felici per qualcuno? Io quando l'ho provata mi sono resa conto che tutte le volte in cui, prima di allora, avevo detto "sono felice per te" avevo usato una mera frase di circostanza. Per una volta è stato bello pronunciarla e intenderla, lettera per lettera, nel suo significato più profondo. Pensare alla felicità di un amico e sperimentare sulla mia stessa pelle quella felicità. Mi sono sentita realizzata in quel momento, come se la mia vita avesse acquistato un senso, finalmente. Per me, che probabilmente prima di quest'anno non ho mai avuto amici, entrare in empatia con le persone a cui tengo è un'esperienza nuova. Lo stesso discorso vale per la tristezza. Riesco ad immedesimarmi nella mia migliore amica, nei suoi problemi, nella sua disperazione. E non necessariamente perché ci sono già passata.
Da quando mi sono resa conto che sono circondata da abbastanza persone sincere da rendere trascurabili le influenze delle persone false, sono molto più serena. Ogni tanto la sera mi prende un attacco di depressione, ma o chiamo un amico, o suono un po' la chitarra, o scrivo, in qualche modo mi passa. Credo che non si debba mai completamente dipendere dalle persone, per quanto importanti possano essere. Quindi sto imparando a canalizzare le mie emozioni in più modi possibili. Esprimersi è molto piacevole e mi impedisce di scoppiare, il che è una cosa molto positiva.
E finalmente sto imparando a non avere rimpianti verso le persone che non mi dimostrano abbastanza, che non mi considerano. Quando mi accorgo che non hanno considerazione di me, lascio perdere. Do loro solo tutta la mia commiserazione, senza dispiaceri, forse solo con un po' di nostalgia. Basta con i falsi amici. Dovessi vivere il resto della mia vita attaccata a quella decina di persone che tengono conto della mia esistenza più la mia famiglia, non mi importa, meglio così che buttare un sentimento positivo per un po' di reputazione. L'amicizia va oltre le serate e gli inviti alle pizze. Se non c'è confidenza, se non ci si sente a proprio agio, se ci si sente scavalcati... meglio lasciar perdere. Questo era esattamente quel che sentivo io. Mi sono sentita così, diciamo... praticamente sempre. E ricordo più di un'occasione in cui ho snobbato un rapporto sincero da pari a pari per stare più tempo con Lei, la Mia Migliore Amica, il mio Idolo, la mia Ragione Di Vita, la mia Proprietà Privata, Quella Che Veniva Stimata Da Tutti... urrrrrrrrgh *conati di vomito* Ok. Ho perso un'amicizia che a quest'ora poteva essere una delle migliori, ma alla fine non mi compiango troppo. Avevo 10 anni e assolutamente nessuna capacità di valutazione delle persone. Puah.
La cosa più bella di tutto questo è che in questo periodo sono in pace con me stessa, del tutto serena. Cioè, anche se succede qualcosa e divento triste, dopo un po' di tempo il mio umore si ristabilizza, come per magia. Credo sia proprio per questo, perché ormai le persone che una volta frequentavo nel mio cuore non hanno più posto e sto dando spazio e ascolto a chi se lo merita davvero. Mi sento una persona migliore :3

martedì 23 agosto 2011

Ultimamente ripenso spesso al passato.

Specialmente a com'erano le cose tra noi due. Eravamo migliori amiche... Io ero gelosa pazza, pensavo che la mia amica fosse solo per me, mi spettasse di diritto, volevo che anche lei sentisse la stessa sensazione verso di me, temevo profondamente che le nostre strade si sarebbero divise, perché non ero abbastanza adatta. Non ero disponibile ad andare spesso a casa delle compagne di classe, o ad invitarne. Non ero considerata, se non come la secchiona, quella che aiuta ma si fa prendere in giro senza dire niente, senza reagire. Mi piaceva stare da sola, affanculo tutti i compagni di classe che già facevano gruppo, giocavano tutti insieme. Lei era una parte di loro, del grande gruppo. Io no. Ero lenta a correre, perdevo sempre. Quando giocavamo a "strega-strega" o "strega-ghiaccio" e la strega diventavo io, era la fine, nel senso che tentavo disperatamente di prendere qualcuno finché non abbandonavo quello stupido gioco per sfinimento. Perché non ci riuscivo. Gli altri erano tutti troppo veloci. Si parla dei tempi delle elementari. Già allora tempi duri, tempi difficili per quell'amicizia che temo non sia mai nata. Alle medie era ancora peggio. Prima eravamo migliori amiche, poi non lo eravamo più perché lei diceva di sentirsi più unita ad altre persone che a me, e poi vuoi anche essere la mia migliore amica, e pretendere che io non dica niente, assolutamente niente? Ma poi pensavo che non era così grave, e tornavamo ad avere la nostra confidenza abituale, ad essere migliori amiche, ma mai abbastanza. Le compagne che a lei erano tanto care, per quel che riguardava me avrebbero desiderato la mia sparizione dalla faccia della terra, forse l'avevo già accennato da qualche parte, la mia situazione sociale non era molto felice... Io andar d'accordo con loro ci avevo anche provato, ma se non mi offendevano e non mi attaccavano continuamente senza motivo, si limitavano ad ignorarmi, eccezion fatta per gli amici più grandi o più piccoli di me e per pochissime ragazze che almeno mi consideravano senza limitarsi a quella freddezza che per molte altre era assolutamente un piacere sfoggiare nei miei confronti. Stavo male. La fine della scorsa estate segnò la fine del nostro rapporto di migliori amiche. Questa volta sul serio. Non era normale che ci sentissimo solo perché io cercavo lei. Ad un certo punto ho completamente smesso di contattarla. Si era tutto ridotto a chiacchiere vuote, non mi parlava mai di niente. Se non ci eravamo sentite per settimane, e le chiedevo di raccontarmi qualcosa, non aveva nulla da dirmi. Se le cose stavano così, potevo anche considerarmi perfettamente un'estranea ai suoi occhi. Punto primo, ne avevo abbastanza. Punto secondo, mi stavo facendo altri amici di gran lunga più sinceri, duraturi e che si degnavano di mostrarmi un minimo d'attenzioni e di raccontarmi i loro problemi. O forse, stavo semplicemente imparando a non pretendere l'esclusività, ad accettare il fatto che forse una migliore amica, o un migliore amico, forse non l'avrei mai avuto, non uno solo, non uno per cui io fossi il punto di riferimento principale. Iniziai a non pensarci più, a parlarne male, a pensare a lei con la stessa freddezza che subivo e ancora subisco da tante persone. E sono ancora tutti troppo veloci, tra happy hour, disco, pizze, eventi sociali frequentissimi che io probabilmente non immagino nemmeno e da cui sono esclusa automaticamente per vari motivi, primo fra tutti la mancanza di autonomia, e in ex aequo la certezza delle persone che mi stanno intorno (la mia famiglia specialmente) che io sia troppo piccola. E adesso? Quando ci incontriamo in paese sembriamo due estranee. Di grazia se ci scambiamo un cenno di saluto, ma poi nemmeno una parola. In chat, nemmeno a pensarci. Non mi prendo certo la briga di cercarla, tanto non mi dice niente, tanto per lei non sono più niente, pensavo di essermene resa conto, di aver digerito ormai questo dato di fatto. Eppure penso a quanto sarebbe bello se all'improvviso succedesse qualcosa, lei si ricordasse dei bei tempi, quando eravamo amiche per la pelle, inseparabili. Se avesse da parte dei vecchi bigliettini e li trovasse un giorno, per caso, e le tornasse in mente la nostra amicizia, e mi cercasse. Ma non succederà. Lei ha molte amiche, moltissime, giri e gruppi di persone di cui io sono estranea, a cui penso come le consorelle fighettine del paese. E mi dispiace pensarlo. E anche io ho amici nuovi, e perfino una fantastica balotta in cui non mi sono sentita a disagio neppure una volta. Quella parte di me che una volta era legata a lei ora è fredda, cinica, assolutamente indifferente. Diciamo che è stato abbastanza deludente vedere un rapporto cadere nel momento in cui ho smesso di interessarmene. Mi aspettavo che lei si chiedesse che fine ho fatto. Mi domando, chissà se lei ogni tanto pensa a com'era una volta, chissà se in fondo in fondo anche a lei farebbe piacere se tornassimo amiche come una volta, tanto tempo fa. Chissà se ci ha mai tenuto davvero a me, da quando abbiamo raggiunto quell'età in cui l'amicizia supera il semplice essere compagni di giochi. Chissà se le cose sarebbero diverse se io potessi partecipare alla sua vita sociale, se mi sentissi tagliata e se ne avessi il permesso. Chissà...

mercoledì 10 agosto 2011

Non è così facile voler bene a una persona.

Per qualcuno può anche esserlo, ma non per me. Devo avere qualche specie di problema, una mente di provenienza aliena, forse, ma non riesco a non star male per... per lui. Per i motivi più futili, ad esempio anche un messaggio senza risposta, o anche sentirlo sbrigativo. Mi sto iniziando a sentire decisamente nevrotica. Appiccicosa come la carta moschicida. Faccio una fatica enorme a non tenermi tutto dentro, a non iniziare a bombardarlo di messaggi. Potrei anche definirlo l'ennesimo effetto collaterale della crisi d'astinenza, se non ci sentissimo tutti i giorni e non l'avessi visto giusto l'altro ieri, per un lasso di tempo considerevole. E come se non bastasse, ci va di mezzo anche la gelosia. Non mi sopporto più. Sto diventando troppo possessiva. E dai su, non si può piangere per ogni minima cosa! Sto cercando in tutti i modi di sdrammatizzare... di migliorare la mia situazione... Se devo dire la verità, non so nemmeno il motivo preciso per cui sto così. Sto proprio male. Però quando vado ad elencare le possibili ragioni mi rendo conto che sono stupide. Non reggono. Per quel che riguarda la gelosia, non si tratta di scarsa fiducia in lui, ma in me. Mi sento sempre inferiore, inadeguata. Mi soprassale in continuazione la paura di poter essere sostituita da qualcun'altra, la certezza che ci sono centinaia, migliaia di persone che sono meglio di me, e che sono tutte dietro l'angolo. Mi sento come se il mondo cospirasse contro di me... No, ok, adesso non esageriamo. Dovrei distrarmi, ma come, visto che sono capitata in questa famiglia dove non mi è permesso uscire la sera perché è troppo pericoloso e io sono troppo piccola? Uffa, voglio essere grande e partecipare a tutti gli eventi sociali che mi pare. Oppure voglio che le quattordicenni siano universalmente considerate piccole per uscire la sera, andare agli happy e in discoteca. Stranamente, solo ora ci sto pensando meglio e mi rendo conto che le parole che ho scritto possono essere tradotte con "voglio omologarmi". Perché io, sotto certi aspetti, VOGLIO omologarmi. Argh, processi inconsci emulativi del cazzo :'(

sabato 6 agosto 2011

Ok, oggi non è giornata.

Ci ho provato a tirarmi su il morale, ma non ci riesco. Il mio senso di autocritica mi impedisce di sorridere senza scoppiare in lacrime un secondo dopo. E non sono io che dovrei stare male, è questo il bello. Il problema è che seppure per una quantità di tempo limitata, ho fatto star male una persona a cui tengo. Più o meno è da ieri sera che assumo l'aspetto di una fontana a minuti alterni. Eppure è tutto a posto, già il rimedio l'abbiamo trovato, ci siamo chiariti. Devo proprio fare questo uso inaudito di lacrime? Non servono a NIENTE. Non sono utili, e non sono nemmeno motivate. E allora. Penso che sotto ci sia la paura. Paura di perdere quella persona o di aver irrimediabilmente rovinato il rapporto che c'è tra noi. O forse meglio dire "c'era"? No...! BASTA!!! Non ci posso pensare. La sola idea mi fa piangere di nuovo. Sinceramente di lacrime ne ho già versate abbastanza. Non so cosa dovrei pensare. Da un lato, mi merito di stare così... Dall'altro, credo di star trasformando la questione in una tragedia greca. Mi serve ancora un po' di tempo per capire bene a cosa mi porterà la mia ennesima insensata dimostrazione di sbadataggine.

sabato 2 luglio 2011

Essere carismatica mi fa venire i brividi.

Me ne sto accorgendo da un po' di tempo, o forse è una cosa che mi è sempre capitata e solo ora me ne rendo conto. Non è la mia natura. Posso sembrare una persona allegra, divertente. Magari lo sono anche. Però alla fine della fiera il mondo è felice e contento e fa balotta, e io mi ritrovo solitaria e romita, triste come l'ubriacone del lunedì accasciato stancamente sul pianobar a chiedere l'ennesimo boccale di birra. Ma è un paradosso. Di solito io sono quella socievole, quella che mette insieme il gruppo. Già, proprio così, quella che mette insieme il gruppo e poi ne viene inesorabilmente tagliata fuori. E non è necessariamente una cosa voluta. Prima faccio la solitaria, quella che se ne va per i fatti suoi, poi voglio compagnia. Peccato che nel frattempo si sono creati dei legami fortissimi, e così io mi ritrovo sbattuta fuori. Ma non è che non mi si voglia bene. Altre persone prendono facilmente il mio posto nel cuore della gente. Sono il tipo di persona simpatica che si dimentica. Fino all'anno scorso ero messa anche peggio. Non avevo quasi amici. Oh, credevo di averne, certo. Ma la maggior parte delle volte si è rivelata gente che in realtà a me non ci teneva, non ci ha mai tenuto. è stato così brutto accorgersene, appena finite le vacanze. Ero appena uscita da un ambiente in cui quasi tutti sarebbero stati indifferenti alla mia sparizione istantanea (anzi, alcuni ci avrebbero perfino goduto). Credevo che avrei trovato i miei migliori amici alle superiori. Cazzate. Beh, almeno, non nella mia classe delle superiori. I miei migliori amici non centrano un tappo, con la mia classe delle superiori. Le persone che ho in classe lì sono fantastiche, è vero, ma non riesco a trovare con loro la stessa confidenza che avevo con quella che era la mia migliore amica fino alle medie, per esempio. I miei migliori amici non hanno la mia età. Sono o più grandi o più piccoli. Uno di loro ha due anni più di me, e non lo vedo quasi mai. Quattro hanno un anno meno di me... beh, non esattamente un anno, dato che io sono nata in dicembre, quindi mi sento un po' della loro stessa età. Sono il classico tipo di amici con cui fai tutte le cavolate possibili, ma confidi anche i tuoi segreti più grossi, parli dei tuoi problemi... Una di questi quattro, è in classe con me a solfeggio, al conservatorio. Praticamente abbiamo la stessa età, soli 12 giorni di differenza. Seguono pochissime altre persone che qualche volta mi hanno veramente salvato dal deprimermi, oppure con cui sono molto in confidenza. Il resto sono solo amicizie superficiali, costellate da qualche giro al pomeriggio, incontri casuali e chiacchiere del più e del meno. Il guaio è che sono io che sono tutta sbagliata. Non mi importa quanto sono effettivamente importante per una persona. Mi dà troppo fastidio quando c'è qualcuno che mi sembra PIU' IMPORTANTE DI ME. Mi sento tradita. Fa parte della mia psicologia contorta. Non riesco a stare bene con me stessa e gli altri. Ho un bisogno spasmodico di un migliore amico che abbia bisogno di me in maniera altrettanto spasmodica. Quando ho realizzato che simili cose non accadono sulla terra... è stato lì che mi sono resa conto di avere altri amici, quelli veri. I miei migliori amici.