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domenica 23 ottobre 2016

APOLIDE (F:)

All'inizio di quest'estate, mentre stavo attraversando uno dei miei periodi più critici, la cui perigliosità era data da qualcosa come quattro o cinque appelli d'esame nel giro di poco meno d'un mese, il mio vecchio pc ha iniziato ad abbandonarmi. E non avrebbe potuto scegliere momento peggiore: mancavano due giorni all'esame di chimica organica, l'ultimo prima dell'agognata pausa estiva, e io non avevo più voglia neanche di provare a passarlo. I miei livelli di stress erano tali che se guardavo il libro iniziavo a pensare alle domande che mi avrebbero potuto fare all'esame, e in tutte le ipotesi mi vedevo incapace di rispondere in modo pienamente corretto. Seguivano accessi di pianto. Ma questa è un'altra storia, tant'è che la sera in cui il pc decise di freezare sulle slide di chimica ricorsi al sostegno psicologico della mamma, trovai la forza di reagire, andai a fare l'esame e presi pure un voto alto da far schifo.

Le condizioni del computer però non hanno fatto che peggiorare da allora. E nel frattempo sono successe diverse cose, per cui mi ritrovavo ad aver bisogno di un supporto informatico di qualche tipo per lavorare decentemente. Così, un giorno, ho copiato lo stretto indispensabile su una chiavetta, e quella chiavetta è diventata Apolide. Ogni volta che la apro dal computer dei miei mi travolge un'ondata di poesia.

Sarà che il concetto di apolide mi ha sempre affascinata, forse in una certa misura mi appartiene. Come se non riuscissi mai a sentire che appartengo davvero ai contesti in cui mi trovo. Sempre un po' inadeguata. Ogni tanto mi sembra che vada meglio, che non sia poi vera tutta questa storia di io che non mi riesco ad inserire e della mia vita che sembra normalissima ma una parte di me continua a sostenere che non lo è. Poi realizzo che era un'illusione. Mi illudo di illudermi. Forse dovrei solo pensare di meno e reagire di più. Tanto più che se mi sforzassi un minimo, probabilmente riuscirei anche a costruire qualcosa intorno a me, e i weekend non sarebbero più un'alternativa tra il nulla cosmico e l'"uscire di casa è una pausa di breve durata che alla lunga non sarà servita". Tutto sommato non credo neanche di saper definire esattamente che cosa cerco da un'amicizia o da una relazione, che cosa non mi soddisfa mai, che cosa dà quel senso di profondità alle cose che nelle relazioni sociali altrui vedo e nelle mie no.

Ogni volta che ci penso concludo sempre che il mio problema è questo bisogno insensato di ingigantire i miei problemi e romanticizzarli, o crearne dove non ce ne sono. E però, il senso di vuoto e di non appartenenza permane, anche quando trovo il modo per dimenticarmene.

domenica 4 dicembre 2011

Fine di un bel periodo.

Certo, credevi che tutto fosse a posto, credevi di aver chiuso con tutti i tuoi fottutissimi problemi e le tue maledette paranoie, fino a cinque minuti fa stavi una meraviglia, respiravi la serenità a grandi boccate come si fa con l'aria nelle sere d'estate, MA cos'è successo?

E' successo che sei stupida e curiosa e spinta da ogni forma di buona volontà. E hai letto qualcosa che magari non volevi leggere, e stavolta non è affatto colpa del tuo subconscio, e ti rendi conto improvvisamente che forse soffrivi per una ragione, e il mondo ti crolla addosso in acuminati enormi cristalli di vetro e lacrime ghiacciate. Ti trafigge da parte a parte, il tuo mondo. Ti passa attraverso, traditore bastardo. Ed eccoti lì piegata in due a piangerti addosso, chiedendoti cosa dovresti fare, il cuore contratto come per rimpicciolire la rabbia, la grande rabbia che ti porti dentro e che cresce e muta in forma e aspetto ad ogni secondo. Eccoti pietosamente indossare la solita maschera, che questa volta rischia davvero di andare in frantumi.

E che cosa farai adesso? Dove vai quando hai mille strade intorno e sono tutte sbarrate? Dove vai quando ovunque guardi hai un ostacolo? Dove vai quando addosso e intorno a te grandinano le tue certezze fino ad ora solide? Per quanto tempo starai con la testa fra le mani, senza riuscire a prendere una risoluzione? Per quanto tempo tenterai inutilmente di spiegare agli altri come ti senti e pianificherai modi assurdi e contorti per uscire dalla tua situazione?

Parlerai? Scaverai dentro il tuo dolore oppure seppellirai l'ennesimo di una lunga serie di strati, che ormai hanno formato una patina impenetrabile di malessere generale sulla tua anima? Continuare così, non puoi. Sai che ti stai autodistruggendo, e che, se non reagisci, bene non andrà certo a finire.

Ma ora esci dalla tua spirale di lugubrazioni deprimenti. Rimanda a domani, non potendo fare nulla per risolvere il problema oggi. Scuoti la polvere e tirati su. Prendi il fiato e ricomincia la salita, che non si muore per gelosia.

venerdì 2 dicembre 2011

Training autogeno.

Beh... Ok. So che avevo detto basta con questa storia, so che non mi capitava da tanto tempo, ma oggi è ricapitato e io ci sono cascata ancora. Lei è troppo. Non riesco nemmeno quasi a vederla che vengo assalita da istinti omicidi.
Ora basta con questa farsa. Non sei gelosa, e lo sai!
Ascolta, mi è bastato trovarmi con loro per dieci secondi netti per sentirmi una nullità. Come lo chiami questo?
Paranoia. Anzi, no. Voglia di far pietà agli altri. Ti credi una persona piacevole, lì ferma come un'ismita e con quel broncio lungo trenta chilometri?
Sono circondata da persone che mi vogliono bene. Qualcuno se ne accorgerà e...
NO. Se tu stai lì ferma, come puoi pretendere che qualcuno ti veda? Appena incroci un qualunque sguardo metti su la maschera felice e sorridente. Dove vuoi arrivare? Ti fai del male da sola, rimuginando mille e mille volte gli stessi pensieri malati, e credi che da fuori sia visibilissimo, ma non lo è, fattene una ragione.
Dicono che i veri amici capiscono che non stai bene anche solo guardandoti, anche se fingi.
Simili cose non accadono sulla terra. Chi è che l'ha detto, poi? Dove sta scritto? Probabilmente in qualche trattato smielato sull'amicizia elevata a ragione di vita, che magari, e dico magari, è stato scritto da uno che l'amicizia non l'ha vista neanche da lontano. La verità è che tu per prima devi essere disponibile ad aprirti.
E questo è vero, ma stiamo divagando. Non riesco a capire il motivo di questa malinconia generale che mi sento addosso.
Beh, sai cosa? La gelosia è una scusa bella e buona, sei nervosa perché sei un'adolescente con degli sbalzi ormonali e un subconscio pazzo, non dare la colpa a quella ragazza, povera anche lei, che ha il solo torto di avere un amico. Tu che straparli di amicizia, dovresti comprendere, no? E sei anche piena di amici maschi.
Ma è diverso! A lui non importa un fico secco dei miei amici maschi!
E perché, scusa, tu hai degli amici maschi per il solo scopo di farlo ingelosire...?
Certo che no, però non trovo giusto che lui sia praticamente impassibile, mentre io rischio di fare una strage ogni volta che rivolge la parola a qualcuna!
Ma tu parli a lui del fatto che sei gelosa? Diglielo, scusa.
Ma anche NO, perché dovrei?! Non ha senso!
Siamo alle solite. E' una cosa che ti fa stare male, quindi dovresti parlargliene. Se non ti apri a lui, come pretendi di starci assieme? E poi che ne sai, magari anche lui è geloso ma non vuole dirtelo.
Certo, come no. Lui me lo direbbe.
Non puoi esserne completamente certa. Però, probabilmente, te lo direbbe. Rimane, comunque, che non c'è motivo di essere gelosi.
Lo so.
E allora... SORRIDI! :D

Yeaaaah! Ragione 1, Subconscio 0! \m/

venerdì 18 novembre 2011

Scendi dal piedistallo!

Ma dico, chi ti credi di essere per disprezzare tanto le persone? Sei partita con dei complessi di inferiorità assurdi, ti sentivi zero, non avevi nessuno accanto. Adesso che tre o quattro persone ti vogliono bene seriamente, ti credi il centro del mondo?! Stavi male perché gli altri ti disprezzavano, ora tu disprezzi loro gratuitamente senza che loro ti abbiano fatto alcun torto particolare. Dalla parte del torto non ci sono sempre e solo gli altri, non lo sai? Solo perché vai bene a scuola e hai una vita sociale, non significa che gli altri valgano zero rispetto a te. Come puoi, tu che parli tanto di pregiudizi, stabilire che una persona non abbia dei valori etici, solo perché quella persona magari ti ignora o ti disconosce? Anche tu ignori e disconosci alcune persone, e sbandieri la tua identità di sedicente persona morlamente corretta ai quattro venti, pretendendo di essere sempre la migliore, la più simpatica, la più brava, la più importante, la più adatta in ogni situazione, e ti offendi profondamente se non puoi esserlo. Non pretendi la perfezione, presupponi la perfezione, ma sbagli, perché sei un essere umano anche tu! Quindi, piantala con questo atteggiamento di superiorità nei confronti di chi ti sta intorno, finché sei in tempo, e sii, per una volta, più umile.