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giovedì 23 febbraio 2012

Nessuno ti sopporta.


Era il relativamente lontano 2008 (sì, sono molto in una fase del tipo facciamo-un-tuffo-nel-passato). Seconda media. L'anno più bello sotto alcuni aspetti, decisamente il peggiore sotto altri. A cominciare dalla compagna di banco che ho avuto per un periodo considerevole. Sì, alle medie iniziavi l'anno vicino a chi volevi tu, e poi la coordinatrice di classe (che da noi era fondamentalmente la prof di italiano) ti metteva vicino a chi decideva lei. Potevi capitare con la tua migliore amica (e ora che ci penso, proprio quell'anno capitò), oppure con la vipera più velenosa della classe, come mi era capitato all'inizio del secondo quadrimestre. Era una vera tortura. Non era piacevole, ogni giorno, venire tartassata da frasi del tipo "sei una cinna", "fai schifo come persona", "smettila di fare scena", "non sai ammettere che gli altri sono meglio di te" (frase, quest'ultima, devo darne atto alla mia simpatica ex compagna, purtroppo vera), "nessuno ti sopporta". La cosa bella è che questa era solo una piccola parte di quello che mi si diceva. Humpf. Solo perché ero intonata e mi piacevano le ore di musica. Ci mettevo il mio entusiasmo, cosa che altri fingevano solo di fare, per poi proferire con aria di sufficienza "le ore di musica sono una rottura". Mettendoci entusiasmo, mi accaparravo sempre le parti da solista e gli elogi della prof. Contemporaneamente, il resto della classe mi sputava veleno addosso, disprezzandomi, dichiarando che facevo scena e mi davo delle arie, e lanciandomi occhiate di fuoco e frasi estranee al concetto di rispetto ogni volta che provavo ad emettere una nota. Qualcuno che mi sopportava c'era, in realtà, ma non avevo davvero degli amici. Cioè, magari ne avevo anche, ma tuttora non sento più nemmeno una di quelle persone, a meno che non sia necessario. Con loro ne ho passate di tutti i colori, ho pianto, sofferto, avuto momenti difficili. Peccato che fossero proprio loro la causa del mio star male. E quella che ebbi come compagna di banco, seppure solo per un paio di mesi, probabilmente era la peggiore. Non so perché mi attaccasse continuamente, molti dicono che era per invidia, ma veramente, non avevano da invidiare proprio niente a me. Uno sarebbe portato a pensare "hai dei voti che più alti non si può, tutti i prof dalla tua parte, stare bene è facile". Effettivamente la scuola cercavo di viverla nel modo più positivo possibile. Non so perché, ne ho un ricordo relativamente positivo, ma appena inizio a pensarci e ad analizzare pragmaticamente la cosa, mi accorgo che stavo nel mezzo di un ambiente ignobile, dove nessuno mi sopportava per davvero, altrimenti perché avrebbero tutti smesso di cercarmi?
Chissà come sarebbe riprendere, in qualche modo, i contatti con loro, e iniziare a parlarci. Oppure far sapere loro come sono adesso. Logicamente ai loro occhi sarei sempre una sfigata ("Ma daaai, non sei mai ancora andata in Buca?!" "Ma coooome, non vai a pattinare alla meridiana!?" "Ma, e in piscina col moroso non ci vai?!"), ma sarebbe figo, specialmente di fronte a quella simpatica attaccabrighe, parlare allegramente della mia vita sociale.
Eppure in un certo senso sono loro decisamente grata, perché se non fosse stato per loro scoppierei in lacrime ad ogni minima critica o offesa. Sai com'è, dopo due-tre anni in cui un gruppo di persone ti dimostra il proprio disprezzo in modo continuo, ci fai leggermente l'abitudine. E io, come persona, non so incassare il colpo senza reagire. Per quello molte volte arrivo a piangere anche per una parola o qualcosa. O controbatto, o piango. Se sto zitta e mi tengo dentro tutto, appena mi trovo in un luogo in cui so per certo che nessuno mi vede inizio a piangere come una disperata. La cosa strana è che mi è capitato deliberatamente di piangere in palestra, durante una partita di calcetto in cui ero spettatrice, e anche in auditorium, durante l'assemblea d'istituto. Insomma in mezzo alla gente, e nessuno se n'era accorto. Ma questa è un'altra storia. Ahh, la modalità invisibile a volte fa miracoli :3

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