Ogni tanto mi rendo conto di star abbracciando, negli ultimi tempi, cambiamenti più grandi di me, soprattutto perché tanto repentini. Non che io non mi sentissi in qualche modo già pronta. C'è una parte di me che ogni volta aspetta, segretamente, silenziosamente, che le circostanze siano giuste, e quando i cambiamenti necessari arrivano spinge il mio entusiasmo come un fiume in piena. A volte sono solo torrenti, ma ora è completamente diverso.
Ci sono giorni in cui nella mia mente è primavera, ed ogni stimolo fa fiorire mille nuove idee, ed ogni idea si realizza con veemenza, ed ogni briciolo di energia che impiego mi motiva a spenderne altri cento. Ogni nuova canzone diventa la mia canzone preferita per qualche giorno. Imparo di nuovo i testi a memoria. Suono e canto di nuovo. Ballo per tutta la notte e ritorno a casa completamente sobria, in bici, alle sei del mattino. Cucino un'infinità di piatti, affettando le verdure il più sottile possibile. Mi circondo di tutto ciò che a contatto con la mia anima vibra per simpatia.
Ci sono notti in cui, se il mare sono io e il fiume è tutto ciò che mi spinge a cambiare, il mio passato tiepidamente risale su per la foce come una marea, rimescolandosi con il presente, facendomi dimenticare di chi sono e ricordandomelo al tempo stesso. Ritorno a rimuginare sulle stesse cose, ad affezionarmi alle stesse canzoni di sempre, a ripensare alle stesse persone e a domandarmi perché le cose vanno come vanno. Ricado nelle mie cattive abitudini, a volte peggiorandole ancora.
Mi assale una grande confusione quando penso all'enormità di realtà, volti, storie, persone, contesti che ho incontrato negli ultimi anni, quantità che cresce in maniera esponenziale col passare del tempo. Mi impressiona, guardando indietro a un qualunque periodo della mia vita, constatare che l'insieme delle mie attività e delle persone che mi circondavano era sempre diverso, salvo rarissimi capisaldi. E pure mi ostino a non lasciar andare via nulla, a conservare sempre tutto, come gli scontrini ed i biglietti che tenevo prima in una borsetta a tracolla, poi ho trasferito in una piccola scatola, e chissà quando arriverò al punto di aver bisogno di una scatola più grande, e poi ancora di un'intera stanza.
Tuttavia, man mano che allargo il mio spettro di conoscenze -- che si tratti di persone, cultura generale o saperi accademici -- divento cosciente di legami e associazioni tra le cose più insospettabili. Forse ostinarsi a conservare sempre tutto può valere qualcosa? E quando sarà raggiunto il compromesso tra la mia personale serenità, dipendente dal soddisfare la mia mania di conservazione, e la quantità di conoscenze che sono mentalmente in grado di gestire?
Forse che, come ne La Storia Infinita, ogni volta che soddisfo un impulso a cambiare, dimentico qualcosa su chi ero prima? Così come tutte le cellule del mio corpo vengono sostituite in un arco di tempo finito, anche il mio stesso essere potrebbe sostituirsi a se stesso pezzo dopo pezzo fino a non essere più quello di partenza?
Forse dovrei iniziare una volta per tutte ad andare a letto presto e basta.
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giovedì 21 marzo 2019
sabato 29 ottobre 2016
Pendolo.
Quando si è pendolari è tutto più complicato.
Il rapporto con la città, tanto per cominciare.
Trattenersi per più dello stretto necessario comporta vincoli organizzativi e pianificazioni minuziose, ritmi assurdi e dispendio di energie.
Gli orari dei mezzi sono come pesanti catene che per tutto il tempo si finisce per portarcisi appresso, a cui ogni altra cosa è subordinata. Non rischiare di perdere l'ultimo treno, una questione deontologica.
Tutto ciò che prescinde dagli affari che si devono sbrigare – che si tratti di lavoro, studio o commissioni periodiche – ti accade sotto gli occhi e tutto intorno, ma non ti appartiene mai, non ti tange davvero... come se fosse lontano.
I problemi, gli eventi, le persone, le relazioni, le possibilità, si fanno inconsistenti e si distanziano dal sottile momento in cui si inizia a controllare l'orario per non rischiare di far tardi.
L'unica cosa a cui senti di appartenere, nella monotona vorticosa quadriglia giornaliera tra provincia e città, è il treno. Ambiente di transizione, che mastica via i binari e il tempo, fermata dopo fermata. Teatro di quotidiana disperazione e ordinaria rassegnazione. Qualche volta, complice o galeotto di incontri, o anche solo di sguardi tra individui curiosi.
Casa è inutile, privata di qualunque attrattiva, un dormitorio, salvo rari casi.
La città, una fucina di vita mondana brulicante e irraggiungibile, che si evolve alle tue spalle.
La routine, un susseguirsi di corse e tempi morti.
E nel mezzo, seduto nel vagone a rimuginare, sospeso a metà strada tra due realtà aliene, ci sei tu.
Il rapporto con la città, tanto per cominciare.
Trattenersi per più dello stretto necessario comporta vincoli organizzativi e pianificazioni minuziose, ritmi assurdi e dispendio di energie.
Gli orari dei mezzi sono come pesanti catene che per tutto il tempo si finisce per portarcisi appresso, a cui ogni altra cosa è subordinata. Non rischiare di perdere l'ultimo treno, una questione deontologica.
Tutto ciò che prescinde dagli affari che si devono sbrigare – che si tratti di lavoro, studio o commissioni periodiche – ti accade sotto gli occhi e tutto intorno, ma non ti appartiene mai, non ti tange davvero... come se fosse lontano.
I problemi, gli eventi, le persone, le relazioni, le possibilità, si fanno inconsistenti e si distanziano dal sottile momento in cui si inizia a controllare l'orario per non rischiare di far tardi.
L'unica cosa a cui senti di appartenere, nella monotona vorticosa quadriglia giornaliera tra provincia e città, è il treno. Ambiente di transizione, che mastica via i binari e il tempo, fermata dopo fermata. Teatro di quotidiana disperazione e ordinaria rassegnazione. Qualche volta, complice o galeotto di incontri, o anche solo di sguardi tra individui curiosi.
Casa è inutile, privata di qualunque attrattiva, un dormitorio, salvo rari casi.
La città, una fucina di vita mondana brulicante e irraggiungibile, che si evolve alle tue spalle.
La routine, un susseguirsi di corse e tempi morti.
E nel mezzo, seduto nel vagone a rimuginare, sospeso a metà strada tra due realtà aliene, ci sei tu.
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