So che è un concetto ripetuto, trito e ritrito, ma è un linguaggio. Lessico: 12 parole, i gradi della scala cromatica. Punteggiatura: le pause.
Ma non è solo teoria. Si parte da quello, ma non è solo quello. Come nella lingua parlata. C'è l'alfabeto, ci sono le parole, i punti e le virgole. Ma senza qualcuno che li metta in ordine, restano solo entità astratte che semplicemente non esistono.
La musica è vita. Senza forme di vita, e in particolare senza noi, quella piccola categoria di umani che ama rientrare sotto il nome di "musicisti", che ci scervelliamo per comporre ogni giorno qualcosa di nuovo, ci sarebbe solo silenzio. Ognuno di noi è libero di credere che ci sia un'armonia celeste che vibra nelle pieghe di velluto dell'universo. Io non ci credo poi troppo. La musica è vita e la vita è musica, anche solo un cuore che batte, l'energia che ci circola dentro al ritmo delle nostre emozioni, può essere la forma più intrinseca e primitiva di musica.
Ci parla, la musica, se sappiamo ascoltarla. Non serve necessariamente studiare. Basta tendere l'orecchio, cogliere il senso. Anche nella musica ci sono frasi. Frasi d'amore, frasi tristi, versi che si svolgono piccoli e malinconici in un poema sonoro. Scherzi, fughe, contrappunti. Due linee musicali che si rincorrono. Petali di suono che volano nell'anima. E' astrazione pura. Parla di emozioni. Ognuno ha il proprio rapporto esclusivo e personale con un brano, ognuno è libero di associarlo a un'immagine o a un fatto. Oh, ed è di tutti, la musica, probabilmente è una delle poche cose che appartengono ancora a tutti. Non siamo noi a dover capire lei, ma è lei che capisce noi. Sempre. Non esclude nessuno, non danneggia nessuno, una piccola meravigliosa droga quotidiana, c'è chi dal tunnel della musica non esce più. Perché una volta che sei arrivato a farti scandagliare l'anima nel profondo, lei ti intrappola, o forse tu intrappoli lei dentro il tuo cuore, e lei non uscirà più, mai più, ti scorrerà nelle vene e ti darà la forza per muoverti, anche se non lo vorrai.
La musica vibra. Oscilla. Sembra magia. Si spande nell'aria come un profumo, ma è più viva di un profumo. Tremola intorno veloce, ogni onda sonora come una freccia che ti si pianta dentro. Per questo è magnifica. La cosa più semplice e più complessa del mondo allo stesso tempo. Supera le barriere della comunicazione e di qualunque altro idioma. La si capisce in Africa, come in America, come qui. Parla con noi, e noi parliamo con lei e attraverso di lei, nella lingua più bella del mondo.
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sabato 10 dicembre 2011
mercoledì 7 dicembre 2011
Dolce tortura.
Non saprei definirla in altro modo. Starti vicino è... infinitamente bello. Vorrei che fosse anche abbastanza. Invece no, mi viene voglia di starti ancora più vicino e più siamo vicini più vicini vorrei che fossimo. Come una droga ad effetto istantaneo. E poi arriva quel momento in cui se fossimo più vicini finiremmo per fonderci, ma fonderci non possiamo, e così rimango sospesa tra i tuoi baci e quella sensazione bellissima e terribile, quel non averti abbastanza vicino, e amo da morire starti vicino, ma è come se non mi bastasse. Potrei ubriacarmi, dei tuoi baci e dei tuoi abbracci e del modo in cui mi stringi e io scherzando cerco di scappare. Ad un certo punto il mondo si annulla, non c'è più scuola, non c'è più guardare l'ora per non arrivare in ritardo - in effetti, non c'è neanche più il tempo, chi se ne importa del tempo? Esiste, il tempo, o è solo un'entità inventata da noi strani contorti esseri umani per spiegarci la consequenzialità delle cose? - non c'è più freddo fuori, non c'è più caldo dal termo, ci siamo solo io e te. Non c'è più nemmeno l'aria nei miei polmoni, per un lungo attimo mi illudo di poterne fare a meno. E la voglia di tenerti vicino a me si accumula a dismisura, mi sembra che il cuore mi scoppi e per una frazione di secondo penso "basta, mi sento morire". E' qualcosa di forte, grande, infinito. Eterno. Dicevano, una volta, che l'amore è eterno. Ora guardi in giro e proprio non si direbbe. Ma può essere eterno anche solo un secondo di questa dolce, estremamente dolce tortura.
lunedì 5 dicembre 2011
Voglia immotivata di scrivere qualcosa. Qualunque cosa.
Ho ancora una ventina di minuti da spendere al computer, e ho deciso di passarli a delirare, in mancanza di meglio da fare.
Che strano quando sei pervaso da un sentimento, un qualunque sentimento, e nel giro di 5 minuti il tuo mondo si capovolge da così a così e resti vuoto. Come se dentro di te tutto improvvisamente si fermasse. Niente più inquietudine, ma nemmeno pace. Come se avessi il cuore in bilico sul filo di un rasoio. Un equilibrio perfetto, ma instabile. Non c'è pace nell'instabilità e non c'è inquietudine nell'equilibrio. Potreste contestarmi il fatto che instabilità e inquietudine sono sinonimi, ma si riferiscono a due cose diverse, quindi... oh, beh, il concetto è poi quello.
Mentre scrivo queste boiate, i miei simpatici compagni di classe mi stanno addosso cercando di scrivere boiate ancora più grosse. Rappresentano una fonte di distrazione non indifferente. Oh beh, certo non ho bisogno di loro per sapere che non mi legge quasi nessuno (Marino... diglielo tu chi mi legge!!!). Mica sto qui a scrivere perché leggano tutti. Sarebbe una cosa molto bella, ma non è il mio scopo.
La vendetta e la resa dei conti hanno un sapore molto dolce. Quello che leggete è un testo continuo, ma in realtà tra una frase e l'altra mi spengono il computer, ironizzano sui muffin (storia lunga di cui parlerò) e ovviamente sanno che sto parlando di loro. Non sanno che in fondo in fondo quando ... (mi sono fermata e mi chiedono di continuare, dicendomi che tanto dopo lo andranno a leggere, ma... il post finisce qui).
Che strano quando sei pervaso da un sentimento, un qualunque sentimento, e nel giro di 5 minuti il tuo mondo si capovolge da così a così e resti vuoto. Come se dentro di te tutto improvvisamente si fermasse. Niente più inquietudine, ma nemmeno pace. Come se avessi il cuore in bilico sul filo di un rasoio. Un equilibrio perfetto, ma instabile. Non c'è pace nell'instabilità e non c'è inquietudine nell'equilibrio. Potreste contestarmi il fatto che instabilità e inquietudine sono sinonimi, ma si riferiscono a due cose diverse, quindi... oh, beh, il concetto è poi quello.
Mentre scrivo queste boiate, i miei simpatici compagni di classe mi stanno addosso cercando di scrivere boiate ancora più grosse. Rappresentano una fonte di distrazione non indifferente. Oh beh, certo non ho bisogno di loro per sapere che non mi legge quasi nessuno (Marino... diglielo tu chi mi legge!!!). Mica sto qui a scrivere perché leggano tutti. Sarebbe una cosa molto bella, ma non è il mio scopo.
La vendetta e la resa dei conti hanno un sapore molto dolce. Quello che leggete è un testo continuo, ma in realtà tra una frase e l'altra mi spengono il computer, ironizzano sui muffin (storia lunga di cui parlerò) e ovviamente sanno che sto parlando di loro. Non sanno che in fondo in fondo quando ... (mi sono fermata e mi chiedono di continuare, dicendomi che tanto dopo lo andranno a leggere, ma... il post finisce qui).
domenica 4 dicembre 2011
Fine di un bel periodo.
Certo, credevi che tutto fosse a posto, credevi di aver chiuso con tutti i tuoi fottutissimi problemi e le tue maledette paranoie, fino a cinque minuti fa stavi una meraviglia, respiravi la serenità a grandi boccate come si fa con l'aria nelle sere d'estate, MA cos'è successo?
E' successo che sei stupida e curiosa e spinta da ogni forma di buona volontà. E hai letto qualcosa che magari non volevi leggere, e stavolta non è affatto colpa del tuo subconscio, e ti rendi conto improvvisamente che forse soffrivi per una ragione, e il mondo ti crolla addosso in acuminati enormi cristalli di vetro e lacrime ghiacciate. Ti trafigge da parte a parte, il tuo mondo. Ti passa attraverso, traditore bastardo. Ed eccoti lì piegata in due a piangerti addosso, chiedendoti cosa dovresti fare, il cuore contratto come per rimpicciolire la rabbia, la grande rabbia che ti porti dentro e che cresce e muta in forma e aspetto ad ogni secondo. Eccoti pietosamente indossare la solita maschera, che questa volta rischia davvero di andare in frantumi.
E che cosa farai adesso? Dove vai quando hai mille strade intorno e sono tutte sbarrate? Dove vai quando ovunque guardi hai un ostacolo? Dove vai quando addosso e intorno a te grandinano le tue certezze fino ad ora solide? Per quanto tempo starai con la testa fra le mani, senza riuscire a prendere una risoluzione? Per quanto tempo tenterai inutilmente di spiegare agli altri come ti senti e pianificherai modi assurdi e contorti per uscire dalla tua situazione?
Parlerai? Scaverai dentro il tuo dolore oppure seppellirai l'ennesimo di una lunga serie di strati, che ormai hanno formato una patina impenetrabile di malessere generale sulla tua anima? Continuare così, non puoi. Sai che ti stai autodistruggendo, e che, se non reagisci, bene non andrà certo a finire.
Ma ora esci dalla tua spirale di lugubrazioni deprimenti. Rimanda a domani, non potendo fare nulla per risolvere il problema oggi. Scuoti la polvere e tirati su. Prendi il fiato e ricomincia la salita, che non si muore per gelosia.
E' successo che sei stupida e curiosa e spinta da ogni forma di buona volontà. E hai letto qualcosa che magari non volevi leggere, e stavolta non è affatto colpa del tuo subconscio, e ti rendi conto improvvisamente che forse soffrivi per una ragione, e il mondo ti crolla addosso in acuminati enormi cristalli di vetro e lacrime ghiacciate. Ti trafigge da parte a parte, il tuo mondo. Ti passa attraverso, traditore bastardo. Ed eccoti lì piegata in due a piangerti addosso, chiedendoti cosa dovresti fare, il cuore contratto come per rimpicciolire la rabbia, la grande rabbia che ti porti dentro e che cresce e muta in forma e aspetto ad ogni secondo. Eccoti pietosamente indossare la solita maschera, che questa volta rischia davvero di andare in frantumi.
E che cosa farai adesso? Dove vai quando hai mille strade intorno e sono tutte sbarrate? Dove vai quando ovunque guardi hai un ostacolo? Dove vai quando addosso e intorno a te grandinano le tue certezze fino ad ora solide? Per quanto tempo starai con la testa fra le mani, senza riuscire a prendere una risoluzione? Per quanto tempo tenterai inutilmente di spiegare agli altri come ti senti e pianificherai modi assurdi e contorti per uscire dalla tua situazione?
Parlerai? Scaverai dentro il tuo dolore oppure seppellirai l'ennesimo di una lunga serie di strati, che ormai hanno formato una patina impenetrabile di malessere generale sulla tua anima? Continuare così, non puoi. Sai che ti stai autodistruggendo, e che, se non reagisci, bene non andrà certo a finire.
Ma ora esci dalla tua spirale di lugubrazioni deprimenti. Rimanda a domani, non potendo fare nulla per risolvere il problema oggi. Scuoti la polvere e tirati su. Prendi il fiato e ricomincia la salita, che non si muore per gelosia.
venerdì 2 dicembre 2011
Training autogeno.
Beh... Ok. So che avevo detto basta con questa storia, so che non mi capitava da tanto tempo, ma oggi è ricapitato e io ci sono cascata ancora. Lei è troppo. Non riesco nemmeno quasi a vederla che vengo assalita da istinti omicidi.
Ora basta con questa farsa. Non sei gelosa, e lo sai!
Ascolta, mi è bastato trovarmi con loro per dieci secondi netti per sentirmi una nullità. Come lo chiami questo?
Paranoia. Anzi, no. Voglia di far pietà agli altri. Ti credi una persona piacevole, lì ferma come un'ismita e con quel broncio lungo trenta chilometri?
Sono circondata da persone che mi vogliono bene. Qualcuno se ne accorgerà e...
NO. Se tu stai lì ferma, come puoi pretendere che qualcuno ti veda? Appena incroci un qualunque sguardo metti su la maschera felice e sorridente. Dove vuoi arrivare? Ti fai del male da sola, rimuginando mille e mille volte gli stessi pensieri malati, e credi che da fuori sia visibilissimo, ma non lo è, fattene una ragione.
Dicono che i veri amici capiscono che non stai bene anche solo guardandoti, anche se fingi.
Simili cose non accadono sulla terra. Chi è che l'ha detto, poi? Dove sta scritto? Probabilmente in qualche trattato smielato sull'amicizia elevata a ragione di vita, che magari, e dico magari, è stato scritto da uno che l'amicizia non l'ha vista neanche da lontano. La verità è che tu per prima devi essere disponibile ad aprirti.
E questo è vero, ma stiamo divagando. Non riesco a capire il motivo di questa malinconia generale che mi sento addosso.
Beh, sai cosa? La gelosia è una scusa bella e buona, sei nervosa perché sei un'adolescente con degli sbalzi ormonali e un subconscio pazzo, non dare la colpa a quella ragazza, povera anche lei, che ha il solo torto di avere un amico. Tu che straparli di amicizia, dovresti comprendere, no? E sei anche piena di amici maschi.
Ma è diverso! A lui non importa un fico secco dei miei amici maschi!
E perché, scusa, tu hai degli amici maschi per il solo scopo di farlo ingelosire...?
Certo che no, però non trovo giusto che lui sia praticamente impassibile, mentre io rischio di fare una strage ogni volta che rivolge la parola a qualcuna!
Ma tu parli a lui del fatto che sei gelosa? Diglielo, scusa.
Ma anche NO, perché dovrei?! Non ha senso!
Siamo alle solite. E' una cosa che ti fa stare male, quindi dovresti parlargliene. Se non ti apri a lui, come pretendi di starci assieme? E poi che ne sai, magari anche lui è geloso ma non vuole dirtelo.
Certo, come no. Lui me lo direbbe.
Non puoi esserne completamente certa. Però, probabilmente, te lo direbbe. Rimane, comunque, che non c'è motivo di essere gelosi.
Lo so.
E allora... SORRIDI! :D
Yeaaaah! Ragione 1, Subconscio 0! \m/
Ora basta con questa farsa. Non sei gelosa, e lo sai!
Ascolta, mi è bastato trovarmi con loro per dieci secondi netti per sentirmi una nullità. Come lo chiami questo?
Paranoia. Anzi, no. Voglia di far pietà agli altri. Ti credi una persona piacevole, lì ferma come un'ismita e con quel broncio lungo trenta chilometri?
Sono circondata da persone che mi vogliono bene. Qualcuno se ne accorgerà e...
NO. Se tu stai lì ferma, come puoi pretendere che qualcuno ti veda? Appena incroci un qualunque sguardo metti su la maschera felice e sorridente. Dove vuoi arrivare? Ti fai del male da sola, rimuginando mille e mille volte gli stessi pensieri malati, e credi che da fuori sia visibilissimo, ma non lo è, fattene una ragione.
Dicono che i veri amici capiscono che non stai bene anche solo guardandoti, anche se fingi.
Simili cose non accadono sulla terra. Chi è che l'ha detto, poi? Dove sta scritto? Probabilmente in qualche trattato smielato sull'amicizia elevata a ragione di vita, che magari, e dico magari, è stato scritto da uno che l'amicizia non l'ha vista neanche da lontano. La verità è che tu per prima devi essere disponibile ad aprirti.
E questo è vero, ma stiamo divagando. Non riesco a capire il motivo di questa malinconia generale che mi sento addosso.
Beh, sai cosa? La gelosia è una scusa bella e buona, sei nervosa perché sei un'adolescente con degli sbalzi ormonali e un subconscio pazzo, non dare la colpa a quella ragazza, povera anche lei, che ha il solo torto di avere un amico. Tu che straparli di amicizia, dovresti comprendere, no? E sei anche piena di amici maschi.
Ma è diverso! A lui non importa un fico secco dei miei amici maschi!
E perché, scusa, tu hai degli amici maschi per il solo scopo di farlo ingelosire...?
Certo che no, però non trovo giusto che lui sia praticamente impassibile, mentre io rischio di fare una strage ogni volta che rivolge la parola a qualcuna!
Ma tu parli a lui del fatto che sei gelosa? Diglielo, scusa.
Ma anche NO, perché dovrei?! Non ha senso!
Siamo alle solite. E' una cosa che ti fa stare male, quindi dovresti parlargliene. Se non ti apri a lui, come pretendi di starci assieme? E poi che ne sai, magari anche lui è geloso ma non vuole dirtelo.
Certo, come no. Lui me lo direbbe.
Non puoi esserne completamente certa. Però, probabilmente, te lo direbbe. Rimane, comunque, che non c'è motivo di essere gelosi.
Lo so.
E allora... SORRIDI! :D
Yeaaaah! Ragione 1, Subconscio 0! \m/
giovedì 1 dicembre 2011
Finalmente è dicembre!
Era già da diverso tempo che pensavo di scrivere qualcosa il primo del mese, diciamo, per celebrare il momento. Beh... Oggi è il primo di dicembre e... guardi fuori e... ecco, pensi che... non si direbbe.
Non so cosa ci trovavo di tanto magico in questo mese da piccola, in passato lo vivevo con un'euforia unica. Oh beh, dicembre è sempre stato il mio mese. Non toccatemi dicembre, che c'è la neve, c'è Natale, c'è il mio compleanno e ci sono le vacanze. C'è tanto tempo da passare in famiglia e con gli amici, e le canzoni da cantare, e i regali da scambiare, e affetto ovunque ti giri. Ma non è solo questo. Una volta c'era atmosfera. Non so nemmeno di cosa. In casa, fuori, nell'aria tutto intorno... c'era qualcosa. Forse c'è ancora. Prima lo sentivo. Ora non più.
Non dipende dalla classica scenetta da cartolina, del tipo neve + luci colorate + alberi di Natale e cose così, come potrei descriverlo... è un qualcosa, un'atmosfera, che nel momento in cui la percepisci, ti penetra dentro l'anima e riesci in qualche modo a trasmetterla agli altri. Per i bambini è facile. Da piccoli si prende sul serio qualunque cosa. Che ne sai del mondo, qui nella tua classe di scuola elementare, piena di cartelloni e decorazioni, dove stai coi tuoi compagni a cantare una canzone natalizia, mentre fuori fa tanto freddo? In questo momento, sai solo che è un mondo molto colorato, caldo, comodo e pieno di musica. Il tuo sorriso avrà tutti i colori del mondo, il tuo cuore scalderà quelli altrui, la tua voce invoglierà chiunque a cantare per cantare, perché è divertente, e basterà guardarti per pensare "E' dicembre. E' quasi Natale. Che bello".
Dicembre è essere avvolti da lana. I cioccolatini del calendario dell'avvento. Abbracci che sciolgono il cuore. Lame di freddo e occhi che lacrimano. Riallacciare i contatti con tutti i parenti, vicini e lontani. La prima neve dell'anno (si spera. Non dico che vivo per arrivare a dicembre e vedere la neve, ma mi ci avvicino molto. Quindi, per favore, NEVICA). Lenzuola di flanella e piumoni imbottiti. Tutto questo più quel quid che non so descrivere. E probabilmente non so nemmeno più recepire.
Non so cosa ci trovavo di tanto magico in questo mese da piccola, in passato lo vivevo con un'euforia unica. Oh beh, dicembre è sempre stato il mio mese. Non toccatemi dicembre, che c'è la neve, c'è Natale, c'è il mio compleanno e ci sono le vacanze. C'è tanto tempo da passare in famiglia e con gli amici, e le canzoni da cantare, e i regali da scambiare, e affetto ovunque ti giri. Ma non è solo questo. Una volta c'era atmosfera. Non so nemmeno di cosa. In casa, fuori, nell'aria tutto intorno... c'era qualcosa. Forse c'è ancora. Prima lo sentivo. Ora non più.
Non dipende dalla classica scenetta da cartolina, del tipo neve + luci colorate + alberi di Natale e cose così, come potrei descriverlo... è un qualcosa, un'atmosfera, che nel momento in cui la percepisci, ti penetra dentro l'anima e riesci in qualche modo a trasmetterla agli altri. Per i bambini è facile. Da piccoli si prende sul serio qualunque cosa. Che ne sai del mondo, qui nella tua classe di scuola elementare, piena di cartelloni e decorazioni, dove stai coi tuoi compagni a cantare una canzone natalizia, mentre fuori fa tanto freddo? In questo momento, sai solo che è un mondo molto colorato, caldo, comodo e pieno di musica. Il tuo sorriso avrà tutti i colori del mondo, il tuo cuore scalderà quelli altrui, la tua voce invoglierà chiunque a cantare per cantare, perché è divertente, e basterà guardarti per pensare "E' dicembre. E' quasi Natale. Che bello".
Dicembre è essere avvolti da lana. I cioccolatini del calendario dell'avvento. Abbracci che sciolgono il cuore. Lame di freddo e occhi che lacrimano. Riallacciare i contatti con tutti i parenti, vicini e lontani. La prima neve dell'anno (si spera. Non dico che vivo per arrivare a dicembre e vedere la neve, ma mi ci avvicino molto. Quindi, per favore, NEVICA). Lenzuola di flanella e piumoni imbottiti. Tutto questo più quel quid che non so descrivere. E probabilmente non so nemmeno più recepire.
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