Il mio cuore hai avvelenato
piano,
dilaniato straziato devastato
con mille e mille acute stilettate,
le tue parole.
Ma nella notte che
silenziosa muore,
il fragore del mio pianto non ha più
lacrime da versare,
tutto marcisce,
marcio è il tempo e il mio viso
contratto,
marcia è quest'assenza di rumore;
decade la speranza, anzi certezza,
ora triste e vana
di essere uno -
perché, come puoi dire
che in lungo e in largo
ho indagato la tua anima,
se davanti a me, impotente,
ho visto chiudersi
corolla nel tramonto,
per irrisolti sbagli,
l'entrata principale? -
e sono consapevole che io
non oltrepasserò mai più quel varco.
E muoio dentro,
come un raggio di sole
che a pennellate d'ira imbratta il cielo.
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