Che prima o poi sarebbe successo, era sospettabile. A dirla tutta, era probabile. Credo che evitarlo sarebbe stato addirittura impossibile.
Non che nessuno abbia fatto niente di specifico. E forse il problema principale è stato proprio questo: che se da una parte c'erano sforzi infiniti per tentare strenuamente di mantenere vivo un rapporto che andava sfasciandosi, dall'altra c'era un distacco sempre più grande, sempre più enorme, dovuto a tante cose.
Il tempo, le scuse, le bugie, la fretta. Stanno alle amicizie come la ruggine sta al ferro.
Si può anche tentare di raccontare a se stessi qualche storia non vera: è la distanza, è l'ambiente, è la scuola, torneranno le vacanze e sarà tutto come prima, come quell'estate che uscivamo tutti i pomeriggi, facevamo pizzate i sabati sera e intasavamo le conversazioni a tre su Skype con faccine stupide che nessuna persona sana di mente mai userebbe.
Ma lentamente Skype passa di moda, la voglia di organizzare pizzate al gusto d'ipocrisia dissolve al nero, nei pomeriggi c'è sempre altro, anche durante le vacanze. La sensazione di star perdendo qualcosa si fa sì strada, dentro, ma è coperta da tante cose. Sbadataggine, anche, volendo.
E' quando le crepe vengono a galla che ci si rende conto di quanto si ha perso effettivamente. Delle cose che c'erano e che sono sparite senza controllo, una per una, poco per volta.
E' quando le cose finiscono che ci si chiede che senso ha avuto tutto.
Siamo davvero tutti destinati ad essere così soli?