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venerdì 28 marzo 2014

Cose che non faccio più.

Non utilizzo più i puntini di sospensione. A cosa servono? Cosa devo sospendere? I miei pensieri sono un filo continuo e i miei discorsi anche. Non c'è ragione per cui dovrei sospenderli.

Non uso più il punto esclamativo. Salvo rari casi di estrema gioia o estrema disperazione. Non sono una bimbetta esaltata che esulta per qualunque cosa le si pari davanti. Anzi, in generale ho ben poco da esultare.

Non scrivo più sul blog ogni due o tre giorni. Non ho il tempo materiale per farlo, e del resto, scrivere che cosa?

Non scrivo più in generale. Ultimamente preferisco pasticciare con i pennarelli sul quaderno, cavandone fuori in certi casi delle vere opere d'arte che coloro tutte a puntini (non guardatemi male. Sei ore devo farle passare in qualche modo).

Non mi racconto più agli altri. Domande del tipo "come stai?" o "cosa mi racconti?" danno luogo a risposte non vere, non complete o comunque non interessanti. Non faccio niente che ai miei occhi sia tanto particolare, sono intrappolata in una routine gigantica e mi sento generalmente sola, anche se ho a che fare con un mucchio di persone ogni giorno. Alla fine della giornata, per quanto possa aver parlato con ventimila persone diverse delle cose più disparate, rimango io ed io sola a fare i conti con questo senso di stranezza che ho ultimamente e che non mi riesco a spiegare. Qualcosa non va, ma cosa?

Non sono più in grado di fare amicizia con qualcuno e farla durare più di qualche mese (questo, s'intende, nei casi più fortunati). Dopo un po' gli argomenti di conversazione spariscono e comunque il mio concetto di amicizia è molto vago. So solo che, a un certo punto, io non so cosa dire, gli altri non sanno cosa dire a me, io non parlo più con gli altri ed è come tornare ad essere sconosciuti. Salvo poi ripensarci e sentirsi frustrati nel profondo. L'ultimo palese caso è quello del mio famoso vicino di casa. Abbiamo semplicemente smesso di cercarci. Ho smesso io? Ha smesso lui? Non lo so, forse entrambi, ma adesso sono ancora più vuota.

Non condivido più le mie esperienze con nessuno. Ultimamente se voglio andare in un posto o fare qualcosa, dato che tutti trovano scuse o sono impegnati in altro, prendo e faccio da sola. Mi sono comperata i pattini per mio conto e vado ai campi a esercitarmi almeno una volta ogni settimana, senza nessuno che venga con me anche solo a guardare. Non conosco nessuno con cui uscire, per cui semplicemente non esco o vado a fare passeggiate da sola, ma molto di rado. Mi irrita andare in giro da sola e vedere la gente divertirsi in balotta.

Non scrivo più a persone a caso nella chat di Facebook. Una volta scorrevo la lista di persone online e decidevo di scrivere a qualcuno, sulla base di criteri totalmente arbitrari, come per esempio il fatto che questo qualcuno avesse frequentato la mia stessa scuola media, oppure che mi sembrasse una persona interessante. In generale il ragionamento era, "se questa persona è nella lista dei miei amici, ci sarà pure un motivo". E dire che proprio in questo modo avevo iniziato a conoscere tanti di quelli che ormai non sono altro che vecchie conoscenze.

Non vado più a correre né a nuotare. E con chi andrei? Ammetto però che mi farebbe più che bene, se solo ci provassi. Ma trova il tempo: una delle cose che non ho smesso di fare è prendere impegni a destra e manca, e così il martedì, mercoledì e venerdì pomeriggio sono sempre fuori, e gli altri giorni a volte studio e a volte sono troppo apatica per avere perfino lo sbatto di uscire e andare a correre. Piuttosto prendo i pattini, che almeno con quelli mi diverto (sempre ammesso che non abbia preso impegni come partecipare a manifestazioni o pranzi di tesseramento o organizzazioni di concerti).

A questo proposito, non cado più ogni dieci secondi mentre pattino. Sto diventando abbastanza brava. Avrò usato i roller una decina di volte da quando li ho comprati, e sono caduta in totale quattro o cinque volte, il che per me è una media ottima. In più ho imparato a fare le curve decentemente e a capire come funziona la frenata a spazzaneve. E so fare il passo a limone, perché sono favolosa.

Non ho più breakdown a giorni alterni (dicesi breakdown un accesso di pianto improvviso e violento in un momento di accertata solitudine). Non so se questo sia un bene o un male, perché alla fin fine era pur sempre un segnale che provavo qualcosa.

Non credo alle cose e alle persone nella misura in cui ci credevo prima. Quando conoscevo qualcuno che mi stava simpatico, mi esaltavo fisso che sarebbe stata un'amicizia superganza e tutto sarebbe diventato migliore. Adesso, quando conosco qualcuno che mi sta simpatico, parto già prevenuta e faccio scommesse con me stessa su quanto tempo durerà  questa simpatia. "Se tra una settimana non ci sentiamo già più, lunedì mi compero un calzone al bar".

Non ascolto più quelle cose tipo "Symphonic Power Metal" oppure "Film Score Metal" oppure i Dream Theater (HAHAHAHAHAHAHA), salvo qualche volta i Sonata Arctica, a piccole dosi, perché Tony Kakko rimane pur sempre un figo con una voce yeah e la mia cover di They Follow è sempre lì che accumula visualizzazioni da sola, senza che io la ricondivida. Ai Sonata devo tante di quelle cose. Adesso, in molti casi, se devo ascoltare un pezzo che dura venti minuti, dopo dieci minuti mi scende. Ma dipende se il suddetto pezzo è fatto bene o meno e come è strutturato. In generale, non mi atteggio più a metalhead.

Ancor più in generale, non mi identifico più, neanche sotto tortura, con un nome di un fandom (volevo fare un post sui fandom e la scaletta è lì pronta da mesi, si tratterebbe solo di passare alla stesura, ma non riesco a trovare la voglia) (sono incorreggibile). Qualunque esso sia. Non mi chiamo neanche Muser, neanche con la fissa che ho per i Muse. Sono una fan dei Muse, non una Muser. La differenza è sottile per chi non sa cos'è un fandom. Ma non è questo il momento di parlarne.

Non trovo più che andare a dormire dopo mezzanotte sia scandaloso. Ormai andare a dormire all'una anche nei giorni infrasettimanali sta diventando tipo un'abitudine. La cosa preoccupante è che cerco sempre di non prendere caffè, anche se magari la notte prima non ho dormito. L'altro problema è che la mattina mi alzo puntualmente tardi (ha, ha, puntuale nel ritardo, che divertente) e non mi passo neanche un attimo di correttore per essere ai limiti della decenza. Ma sono così invornita che non me ne preoccupo poi troppo.

Adesso, nonostante io non sia particolarmente stanca (dato che ho deciso di saltare la scuola malamente dopo essermi svegliata tardi per l'ennesima mattina di seguito per poi ricacciarmi nel letto fino alle dieci) direi che è anche il caso di dormire. Non so quando scriverò ancora. Sabato e domenica devo studiare super tanto, lunedì idem, martedì e mercoledì e venerdì non ci sono, giovedì non avrò lo sbatto di fare niente comunque, poi è di nuovo sabato e non so in che stato ci arriverò. In pratica è già finita una settimana che deve ancora cominciare. In pratica, io sono qui che scrivo in una notte di fine marzo, ma l'anno scolastico è già finito e l'estate non farà in tempo a cominciare che sarà già finita pure quella, compirò 18 anni in un battito di ciglia e da lì in poi, dice mio padre, il tempo inizia a volare ancora di più. Sono già morta, forse?

domenica 23 marzo 2014

Realizzazione.

Per forza mi ritrovo sempre da sola. Mi chiedo come posso non esserci arrivata prima, è così logico, così chiaro. Si tratta dell'impegno. Non sono in grado di impegnarmi, nei rapporti. Appena qualcosa non mi fa comodo o non mi piace, ecco che svicolo via. Appena gli altri svicolano via ecco che io sono così presa da altro che non me ne accorgo nemmeno. Prendo le distanze e lo capisco solo dopo, quando tra me e gli altri ci sono già mille muri. Poi rimpiango i bey momenty passaty e rivoglio tutto indietro, rivendicando dentro di me chissà quale diritto ("ma come, siamo stati amiky così tanto tempoh, come può essere culo e camicia con un'altra personaaaah?"). Quando in realtà poi nel momento in cui dovrei fare qualcosa per gli altri che comporti una minima variazione della mia personale inerzia, non faccio niente. Non prendo posizioni. Non combatto. Non aiuto. Mi ritiro semplicemente nel mio guscio premurandomi di appenderci sopra un bel cartello che recita "Non disturbare". Ma come ci sono arrivata? Non mi sembrava di essere così, in passato. E quando sono cambiata esattamente, e come? Ma la preoccupazione più grande rimane quella di aver passato un punto di non ritorno pur mantenendo la voglia di tornare come ero. Sai che bel casino. Diventerei praticamente una contraddizione fatta persona. Sarei refrattaria ad ogni forma di vita sociale, ma allo stesso tempo avrei paura di rimanere da sola. Trascurerei chiunque in nome di hobby momentanei o impegni farlocchi, e poi mi lamenterei che non ho nessuno con cui condividere i miei interessi. Non ho voglia di piombare in baratri di depressione/pazzia. Forse ci sono già dentro e non lo so. Magari sono in caduta libera. Dovrei prendere più o meno tutti quelli che sono i miei meccanismi psicologici e azzerarli, cancellarmi la personalità e farmene una nuova, ma non si può, almeno non che io sappia. Mi sento abbastanza confusa.