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giovedì 11 giugno 2015

Danza Caracteristica.

Mancano 10 minuti a mezzanotte e io, maturanda disperata, sono sola, seduta alla mia scrivania, come ogni sera da tre o quattro anni a questa parte. Sono indietro con la tesina, con il ripasso delle materie d'esame, con le pulizie da fare in camera, con la prova costume, un disastro insomma. Pile di libri, appunti, agende, cumuli di vestiti tirati fuori dall'armadio alla rinfusa quando non sapevo cosa mettere, grovigli di cavi e caricabatterie di questo e di quello, fogli di carta da riciclo dove annoto liste di cose da fare a cui non mi atterrò mai. L'incombenza del tempo che scorre mi avvolge nel disordine. E io sono indietro, indietro con tutto.

Sono indietro con tutto e suono.

Suono la Danza Caracteristica di Brouwer, l'apoteosi degli accenti scompigliati tipici della musica sudamericana, tecnicamente un brano piuttosto complesso, tant'è che un passaggio su due mi esce sporco. Però funziona.
Suono il mio disordine, il mio stress, i miei accenti nervosi. Suono la mia gimcana quotidiana tra le cose che ogni giorno devo fare. Suono la gioia dell'imparare a ballare sotto la pioggia. E mentre suono mi libero di tutto, anche se quel barré mi viene solo una volta ogni tanto, anche se i rasgueados li butto giù alla cazzo, non importa, il ritmo va avanti, si muove impetuoso come una valanga, si infrange sulle cose intorno e si annida come un virus nella testa, nelle orecchie, nei piedi. Nella mia piccola stanza, seduta alla mia caotica scrivania, io, maturanda disperata, in quel momento sono io stessa il ritmo.

Sarà stato a dicembre che ho iniziato a lavorare a questo pezzo. Fin da quando l'ho scelto, insieme al maestro, è stato la mia scommessa. L'obiettivo era suonare tutti insieme a un concerto a tema musica sudamericana a maggio. Lo lavoravo per qualche settimana, poi lo lasciavo stare per fare musica antica o uno studio di Villa-Lobos, e qualche settimana dopo ero da capo. Non si spiega bene come, ma pur lavorandoci a più riprese, pur con tutta l'incostanza che mi è sempre appartenuta in tutti questi cinque anni in conservatorio, qualcosa nei mesi è andato formandosi. Tornavo sul pezzo sempre entusiasta, sempre decisa a superare gli ostacoli tecnici, a vincere la scommessa. A maggio, quando era il momento di decidere chi far partecipare al concerto, io non ero ancora pronta e mi sono messa da parte. Ma domani c'è il saggio di classe, l'occasione perfetta per redimermi e per redimere la Danza.

Domani sarò armata solo della mia chitarra e del ritmo. L'ansia mi bloccherà le mani e inibirà la mia gestualità, moltiplicherà l'imprecisione e l'errore, indebolirà i barré e i fortissimo. A farmi andare avanti sarà solo e soltanto il ritmo. Se saprò farmi guidare, se le mie mani reggeranno, e forse grazie a un pizzico di fortuna, come un virus il ritmo contagerà ogni cosa intorno.

E se riuscirò ad essere il ritmo, avrò vinto la scommessa.

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