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lunedì 20 ottobre 2014

This makes no sense this makes no sense this makes no sense this makes no

La distanza è una brutta cosa.

Qualche volta mi fermo un momento, guardo a tutte le cose perse, dimenticate, logorate, a tutto il tempo che è passato, a quello che c'è ancora da passare, e penso "Ma ne vale la pena?".
Mi sento un po' come in quel racconto di Michael Ende dove c'è quel tipo che deve attraversare una stanza infinita per raggiungere la sua sposa, e più passi fa per raggiungere la porta, più sembra che la porta si allontani, e quando finalmente ci arriva è vecchio, quasi cadaverico, e quando la sua sposa arriva alla porta lui ormai è quasi solo polvere. E così la sposa (che è ancora giovane) si incammina verso la porta opposta per raggiungere il suo futuro marito, e avanti all'infinito.
E io ci sono quasi, se riesco a scavalcare i veti di mio padre in virtù della maggiore età che avrò a dicembre (e finalmente, dannazione!) è fatta. Però, per tutto questo tempo, sento come di aver camminato a vuoto. Sento di aver perso tante cose, ed effettivamente è quello che è successo.
Ci sono quasi, ma sono al centro della stanza. Dietro di me, giorni vuoti passati veloci come sabbia nel vento. Davanti a me, giorni altrettanto vuoti che passeranno ancora più rapidi. E se mollassi tutto? Certe volte ci ho pensato. Però poi mi sono detta che no, non posso.
Devo vederti. Arriverò da te in frantumi. Ma devo vederti.

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