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lunedì 4 agosto 2014

Dovrei essere a dormire, ma hey, fotto il sistema bloggando


Sono di nuovo giù dalla nonna. Esattamente da tre giorni. La sensazione di non essere mai tornata a casa e il non rendermi conto che in realtà non metto piede a Somma (o nel sud Italia in generale) da un anno, sono tutte cose alquanto strane.

La sera prima del viaggio sono stata fino a mezzanotte e venti a scegliere la musica da mettere sul cellulare. La colonna sonora di questa estate. Che è per molti versi simile a quella dell'estate scorsa, ma più vasta, in un certo senso un po' più completa, e soprattutto contenente non solo cose che mi hanno consigliato altri, ma anche gruppi che ho scoperto da sola. Insomma, scegliersi la musica era un compito non esattamente trascurabile e che richiedeva un mucchio di tempo, e mi ci sono dedicata fino a quell'ora. E poi mi sono messa a scrivere sul diario, perché per un mese non avrei più potuto toccarlo di nuovo. E poi ho finito di leggere per la seconda volta Soul Music di Terry Pratchett, perché avevo deciso che non avrei mosso un passo da Vergato se prima non fossi arrivata alla fine. Tra l'una e le due di notte probabilmente (non ho avuto il coraggio di guardare l'orologio) sono andata a letto, e alle cinque meno venti del mattino ero giù dal letto masticando un biscotto. Non sono sicura di aver mai veramente dormito.

Sono seguite ben 6 ore e mezza di viaggio tremende a dir poco, durante le quali ero stipata come una sardina sul sedile dietro di una Nissan Note insieme a mamma e due fratelli ("Ma se vi fermano?" "Oh beh, se ci fermano ci fermeremo e mio padre farà qualche scenata"), durante la prima parte del viaggio cercavo di dormire, ma essendo sballottata qua e là dalle curve della Porrettana avevo i muscoli del collo continuamente in tensione (con conseguente dolore atroce per il resto della giornata), durante la tarda mattinata nella tratta autostradale il sole batteva dritto sul mio finestrino arrostendomi faccia e arti a go-go, e per le ultime due ore ho dovuto tenere mio fratello (8 anni e una smodata passione per pane e pasta) in braccio. Credo di portarmi ancora addosso la stanchezza.

C'è stata la trafila di visite e parenti da salutare, il sapore di pane (pane come si deve) e mozzarella (che sa di mozzarella, non di latte acido), la nonna che mi manda dal macellaio a prenderle la carne (ormai, anche se mi vedono una volta all'anno, mi conoscono meglio di un habitué), l'odiato sugo domenicale della nonna che ho affondato nel parmigiano (anche se ai miei pareva un sugo proprio speciale) (scusa, nonna), le altrettanto domenicali percoche nel vino, l'anguria, gli avanzi mangiati oggi a pranzo, le pizzette di fiori di zucca, la ceretta a cura di mia zia estetista (grazie, zia) e, dulcis in fundo, due metri di pizza per sei persone. Questi due giorni sono volati, solitamente i periodi trascorsi qui mi sembrano enormemente dilatati, fuori dal normale scorrere del tempo, ma quest'anno non è stato così, chissà come mai.

E adesso? Adesso si va al mare. Domattina si parte e si sta via venti giorni. E quest'anno sarà un po' diverso, vedremo se in meglio o in peggio. La parte divertente comincia ora. Chissà se nuotando perderò un po' di peso, chissà se mi mancherà la balotta che ho lasciato su, chissà se troverò una balotta anche al mare, da non annoiarmi troppo, chissà se consumerò tutti e 15 i francobolli che ho preso prima di partire. Tutto da scoprire a partire da domattina. E ora sarà bene andare a dormire, che poi se no non mi sveglio, e le strade in Calabria sono lunghe e tortuose e riposarmi durante il tragitto mi darà di nuovo il torcicollo.

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