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lunedì 3 giugno 2013

Claustrofobia.

Incredibile come io possa passare le intere settimane, se non gli interi mesi, senza fare un emerito cazzo, e mettermi a bloggare proprio quando dovrei sfangare per millemila esami, interrogazioni, cosine stupide che spuntano fuori tra maggio e giugno come da copione. Sarà che più sfango più mi viene naturale sfangare, su tutti i fronti, al punto che qualche sprazzo di vita schizza anche qui.
A parte questo, se non fosse che sono effettivamente costretta dalle circostanze a darmi da fare un minimo, mi sentirei del tutto un vegetale. Ho perso un mare di abitudini. Da quelle banali/scarsamente utili, tipo ogni mattina lavarmi la faccia con il sapone fatto apposta e mettere la crema idratante (ed è veramente buona quella crema, è veramente un peccato non metterla perché la pelle dopo ha una consistenza figosa), a quelle più necessarie che utili, tipo studiare ogni tanto, e alla sera suonare fisso subito dopo cena (e poi ci si chiede perché questo anno accademico mi sia andato a scatafascio, comunque sia, ho un esame tra una settimana e mezzo, andiamoci, e che vada come deve andare). Non scrivo più, non esco più, non disegno più, non leggo più (o almeno non come prima), non vado più a correre la domenica pomeriggio (perché la pioggia di merda da marzo a questa parte non sta venendo altro che di domenica), i Samalo sono andati a farsi allegramente friggere e rimane un Malo che è sincero come il ferro ma si sente che è un pochino monco, anche se non lo si vorrebbe ammettere, anche se si sta bene lo stesso e si sopravvive lo stesso e non dobbiamo correre dietro a nessuno, o almeno, questa è la sensazione che ho io. Magari la gente normale se ne frega e guarda avanti. Ma andiamo, vi pare che una nostalgica e paranoica come me debba passarla liscia di fronte a cotanto traumatizzamento?
Quindi così, tiro avanti solo perché ci sono costretta, come dicevo. E siccome ho vissuto per mesi e mesi proprio come un vegetale, e mi sono mossa tardi dal mio stato di semincoscienza generale verso gli importanti-fatti-della-vita (tipo quello che a maggio e giugno l'individuo medio deve sfangare dibbruttissimo per portare a casa un buon risultato sotto qualche punto di vista), sono pericolosamente in bilico tra il farcela e il non farcela, e mi viene paura che qualcosa, qualunque cosa possa andare storta. Poi magari sono io che sono una scimmia ormonale a settimane alterne ed esagero tutto, e magari andrà tutto bene, ma tra me che sono stesa, i miei che sono ancora più stesi, i nervi di tutti che non fanno altro che saltare, saltare e saltare, la pioggia schifosa e maledetta che non se ne va, anche a costo di cadere a minuti alterni, mio padre che sfancula mia madre perché la frittata di zucchine non è venuta perfettamente perfettissima, e altre mille piccole cose che danno costantemente sui nervi, stasera non ce la potevo fare, mi sono dovuta mettere a scrivere volente o nolente. Più che io che scoppio, mi sembra che sia il mondo intorno a me che mi va sempre più stretto e mi soffoca a piccole dosi. Ogni cosa che mi dà noia mi diventa insopportabile, come con le spine, che in sé e per sé sono un pericolo relativo, ma se te ne cravi una in un fianco è un bel divertimento poi starla a sopportare.

Spero almeno di sopravvivere all'implosione.

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