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venerdì 12 aprile 2013

Ozio.

Ecco cosa mi ci mancava per mettermi a scrivere, in concomitanza con eventi che sballano il subconscio all'ennesima potenza. Un po' di ozio. Un po' di solitudine. Un momento per rimuginare su me stessa e avere tempo sufficiente per trarne dei pensieri coerenti. Magari non di notte, che già sono sempre piena di sonno arretrato, se mi metto a pensare invece che dormire poi è il massimo.

Non che nel resto del tempo io mi prodighi in attività socialmente utili o qualcosa, come facevo lo scorso anno. In realtà sono nove mesi che sto per mia scelta costantemente attaccata al computer. Come se per tutto questo tempo fossi entrata in una specie di letargo, e la primavera ritardataria mi stesse svegliando solo adesso. Finalmente il fottuto bel tempo sta tornando, di quella coltre perenne di nuvole non ne potevo più. Pur di fare qualcosa, mi sono messa a saltare la corda nella striscia di pavimento libero della mia stanza. A livello di spazio, probabilmente è anche meno dello stretto indispensabile, però chi se ne importa, finché i vicini non mi urlano qualche lamentela random (ma tanto salto con i calzini antiscivolo, quindi non mi sentono nemmeno, probabilmente) e i miei non sanno niente (ma sono coperta dalla musica tenuta a volume alto e so bene gli orari in cui posso restare indisturbata), nessuno può fermarmi. Presto potrò tornare a saltare giù in cortile, magari coi miei fratelli. Torneranno i venti gradi della primavera che esplode, torneranno le giornate a ciel sereno, tornerà la stabilità del bel tempo (non come ora che piove poi è nuvolo poi c'è il sole poi grandina poi nevica (?) poi piove poi c'è il sole poi è nuvolo e poi eccetera), torneranno le partite a badminton in cui la traiettoria del volano non sarà continuamente falsata dal vento, torneremo in quel prato verde gigantesco a breve, probabilmente, e faremo bracciali con le margheritine selvatiche. Forse torneremo ad inerpicarci su per il monte Pero a trovare quella vecchina che sta nella canonica di quella chiesetta sperduta. Serio, che impresa è stata quella.

Nel frattempo, quest'ultima settimana è stata un qualcosa di mirabolante, anche se potrà dirsi conclusa soltanto domani. E' stata ricca di alti e bassi, più che altro, e la cosa mi manda sempre un po' in confusione, in trauma, non so. Ne esco sempre un po' ammaccata anche una volta recuperato il buonumore, in un certo senso. Insomma, come al solito, anche se non faccio mai niente di particolarmente sconvolgente, sulle mie peripezie psicologiche ci si potrebbe scrivere un trattato alla settimana o qualcosa di simile.

Tanto per cominciare, causa litigi di sorta con conseguente veglia fino alle quattro di notte per cercare di venire a capo di qualcosa, domenica mattina ero assolutamente distrutta, fisicamente, moralmente, psicologicamente, sentimentalmente, totalmente insomma. Voglio dire, sono stata una fontana vivente per tipo quindici ore o poco più. Non ricordo di essere mai stata così devastata per qualcosa. Tutto sommato però, il fatto di essere dovuta uscire di casa, causa prove generali di un concerto, mi ha fatto molto bene. Punto primo, perché ho conosciuto un sacco di gente; punto secondo, perché fare musica non può che tirarmi su il morale, a lungo andare, e stare per due ore filate in un posto in cui di musica ce n'era a tronchesini è stato decisivo; e punto terzo, mi sono distratta un po' da tutte quelle che erano le mie preoccupazioni, di cui proprio non riuscivo a liberarmi. Quando sono tornata a casa quindi ero di nuovo decisamente di buonumore.
Poi, il mattino dopo, era il Santo Patrono del mio sperduto paesello, e avevo deciso di approfittare, col mio migliore amico, delle scuole chiuse, per andare a perderci nei meandri di Bologna (?). Sono andata a dormire presto la sera, per svegliarmi a un orario decente senza essere uno zombie, per cui l'improvvisa disdetta capslockata inviatami alle undici e mezza, l'ho vista solo alle sette e mezza del mattino dopo, con grande disappunto. Ora, avrei potuto fregarmene e ricacciarmi nel letto, ma no, il mio umore già instabile di suo ha avuto una ricaduta paurosa, e quindi mi sono alzata contando i minuti che mancavano alla partenza del treno che avremmo dovuto prendere, pensando che magari sarebbe arrivato qualche altro messaggio dicendo che non era vero niente e che potevamo andare lo stesso, e ogni minuto ero più triste. Avevo persino pensato, per un secondo, di fare come se nulla fosse, prendere e andarmene a Bologna da sola. Ma sia per principio sia per successiva esperienza, non mi piace mentire in cotali beffardi modi. Probabilmente in contemporanea col treno che partiva, mia mamma si è alzata e mi ha trovata stesa sul divano. Alla fine mi sono dovuta accontentare della festa patronale, che non è stata malaccio ma non è stata nemmeno un granché, ma era il meglio che mia madre ha potuto fare per consolarmi. E pensare che in origine a Bologna per il Santo Patrono dovevamo andarci io e lei, mi fa un po' rabbia a dire il vero.
Però me ne sono fatta una ragione, e ho tirato avanti fino a ieri, che avevo un'esercitazione di classe al conservatorio. Perché il mio maestro organizza queste cose, che sono delle specie di saggi, però interni alla classe, così ci si abitua a suonare in pubblico senza scomodare il volgo e la burocrazia (?).
Non mi aspettavo sarebbe andata così bene. Invece, complici le corde appena cambiate che avevano un suono fantastico e un po' di sano esercizio nei giorni scorsi, nonostante avessi suonato dei pezzi privi di arzigogoli vari mi sono guadagnata la stima di un po' di gente. Suonare è stato bellissimo. Poi che la sala Bossi quando c'è il sole è fantastica, con la luce che rimbalza sulle canne gigantesche dell'organo e quindi c'è quest'alone dorato che si diffonde tutto intorno al palco. E' molto piena di particolari, la sala Bossi. Suggestiva. Mi ricordo che subito prima di iniziare a suonare avevo un'ansia preoccupante, ma è quello il bello, cominciare il pezzo e cullare se stessi al suono delle proprie note. Ora che ci penso, non sono neanche sicura di aver fatto caso al fatto che il mio corpo e la chitarra erano due cose distinte, dopo un po'. E il finale del Notturno per la prima volta nella vita lo prendevo con la giusta sicurezza! Non mi era mai successo. Sono uscita da lì pensando che tutto sommato valgo ancora qualcosa, artisticamente. Non sono marcita del tutto ancora.
E' stato tanto bello pensarlo, quanto deludente vedere crollare tutta la mia autostima di fronte al compito di matematica di questa mattina. Non che mi sia ammazzata di studio, sarò sincera. Però so per certo che le cose sapevo farle. Solo che se devi calcolare l'intersezione tra l'asse di un segmento e una circonferenza, e ti salta fuori un discriminante di centottantanove quarti (giuro, erano proprio centottantanove quarti, fogli di brutta alla mano) che non puoi neanche estrarre la radice quadrata senza portarti dietro dei radicali a caso, dopo un po' che controlli il tuo sistema e non trovi errori di calcolo, il foglio protocollo ti viene la tentazione di accartocciarlo e lanciarlo in testa al professore. Francamente ho paura di non riuscire neanche ad arrivare al 3 stavolta. E io sono di quelle che vanno bene in matematica. Solo che non puoi fare un compito in classe con cose che non abbiamo mai nemmeno toccato con un bastone, anche e soprattutto perché per colpa di progetti vari abbiamo perso delle ore di matematica. Appena ho dovuto consegnare, sono corsa a piangere sulla spalla della mia ex compagna di banco, in preda alla disperazione. Non è durata molto, ma era una crisi di nervi in piena regola, che se qualcuno mi avesse sentita piangere in quel momento, avrebbe potuto pensare che fosse morto qualcuno. Beh, la mia media di matematica sicuramente non è viva e vegeta. Però era stupido piangere. Infatti il mio sollievo nello scoprire che nessuno da quel compito era riuscito a cavarci i piedi è stato assolutamente indicibile. Prenderemo tutti quanti qualche insufficienza. E chissenefrega.

Ora, dopo questo fiume di parole sgorgato dal nulla, sono in procinto di iniziare a saltare la corda per sfogarmi un po' dalla scotta di stamattina. Quindi mi scuso se sono stata decisamente logorroica, ma avevo bisogno di parlare, diamine. E spero anche che tutta questa pappardella compensi il fatto che i miei post sono sempre più rari. Spero anche di tornare a postare un po' più spesso. Gli spunti di riflessione alla fine non mi mancano per niente.

Saluti a voi :3

2 commenti:

  1. La tua ex compagna di banco è stra felice di annunciarti che per qualsiasi pianto la sua spalla (per te) è sempre aperta e disponibile! :D

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