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domenica 16 settembre 2012

Riflessioni stupide guardando il sole fuori.

Domani riprende la scuola. No.
Sto lasciando scorrere questa ultima giornata di vacanza ora dopo ora senza fare assolutamente niente di "vacanzoso". Mi balena in mente l'immagine inquietante di una clessidra senza quasi più granelli in cima. Granelli che fino adesso sono venuti giù cento-duecento alla volta, e adesso scorrono lenti e tristi, uno ad uno, verso l'inesorabile, come condannati verso il carcere.

Ok, no, non è così terribile ricominciare la solita vecchia routine. E' solo che non riesco a realizzarlo nella mia mente. E' tutto così diverso. Quando andavo alle elementari o alle medie i miei si occupavano di tutto, e io li vedevo comprare quaderni e libri, li aiutavo a foderarli, stampavo le etichette (peraltro sfigate, fatte su Word), partecipavo attivamente, sembrava che ci fosse un mucchio di cose da fare. E quando erano state fatte tutte, e con un sorriso soddisfatto chiudevo la cartella finalmente pronta, sapevo che l'anno scolastico poteva ufficialmente cominciare.

Negli ultimi tre anni è stato diverso. Ero più autonoma, e poco mi ci è voluto per capire che maggior parte dei grandi preparativi erano poi superflui.
Non ho più l'astuccio con tre cerniere, una per penne e matite, una per i colori a pastello, una per i pennarelli. Non c'è più bisogno di fare la punta ai pastelli nuovi fiammanti, messi tutti in rassegna nei loro anellini di stoffa elastica, che tra un po' sembrava quasi che ti chiamassero e ti implorassero di essere usati.
Non ho più i quaderni "classici", che bisognava sempre portarne un po' di riserva, nel grande armadio di classe, perché finivano. E spesso avevano alcune pagine incollate o riempite di strani disegni, perché le saltavo nella fretta di continuare un tema o un dettato. Adesso è tempo di raccoglitori. Qualche prof (anche se raramente) li snobba, ma molti confidano nella nostra capacità di persone-quasi-adulte di non disperdere magicamente in giro tutti i fogli (non so quanto facciano bene, in realtà).
Non ho più le etichette sfigatissime fatte con Word. Scribacchiare la materia interessata sulla copertina del raccoglitore con un pennarello indelebile (o sulla prima pagina di un libro con la matita, che dir si voglia) è più che sufficiente, e puoi farlo anche sul momento.
Non fodero più i libri - e loro ne risentono parecchio, poveretti, specialmente quando alla fine dell'anno si ritrovano con nove mesi di dentro e fuori continui dallo zaino. Interi pomeriggi negli ultimi giorni d'estate se ne andavano via in onore delle fodere dei libri. Ora questa cosa continua a succedere, ma per i miei fratellini.
Ho il diario, cosa che alle elementari non avevo. Anche alle medie l'avevo, ma nei miei diari di scuola superiore ci sono molte meno dediche: poche ma sincere. Piuttosto, ci sono molte più annotazioni random/flussi di coscienza/disegnini strani quando lascio la matita libera di correre sulla carta, totalmente fuori dal mio controllo. Ma comprare un diario è poca cosa, puoi farlo anche in mezz'ora, se esci in paese e non resti troppo indeciso su due o tre scelte valide.

Ci ho messo credo dieci minuti netti a scopiazzare una parte dell'orario provvisorio nel diario nuovo, svuotare lo zaino ancora pieno di sassolini estivi e scatole di cingomme (già, le cingomme... dedicherò un post alle cingomme, prima o poi) (cingomme, cingomme, cingomme) (basta), radunare un minimo sindacale di carta e penne per domattina, svuotare la sacca di ginnastica dove albergava un residuo di maglietta stropicciata e un paio di pantaloni da tuta che non era messo meglio, radunare una maglietta larga e un pantalone di tuta incontaminati e stampare le relazioni che erano per compito. Dieci minuti netti per cominciare un anno scolastico. Possibile?

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