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venerdì 24 agosto 2012

"It's just a bad day. Not a bad life."

E meno male. Non era nemmeno una così brutta giornata, quando ho condiviso quel link trovato così molto per caso mentre scorrevo svogliatamente la bacheca di Facebook. Ah, Facebook. Quale modo migliore per compiere gesti terribili con un click. E senza nemmeno rendersene conto.

Perché a volte va così, ti svegli pensando, ok, non tutto va bene ma non tutto è perduto, e poi in capo a dodici ore hai perso le due colonne portanti della tua vita sociale. Perché cerchi di non fare niente di male, di non prendere posizioni, di non dare a nessuno né ragione né torto, di mediare, di difenderti come puoi dagli attacchi e dalle accuse e di salvare quel minimo di stima che gli altri hanno ancora per te, ma in realtà poi fai solo cazzate. Perché nella situazione di partenza non avevi fatto niente a nessuno, ma alla fine chi resta senza niente sei tu. Perché?

Così adesso sono qui, che mi rendo effettivamente conto della buona dose di errori che ho fatto, e penso (troppo tardi) a strade alternative che avrebbero potuto prendere gli eventi se avessi detto o fatto cose diverse. Il lato positivo, che mi fissa beffardo dalla coltre di nauseante realtà che mi sta attorno, è che ho imparato molte cose, questo è più che sicuro. Nuove strane regole di come va il mondo, che, prima di poterle applicare, dovrò aspettare anni, o forse per sempre.

Adesso so che, se voglio un modo pratico, sicuro, veloce ed efficace di peggiorare la situazione oltre ogni limite, ecco, l'unica cosa che devo fare è cercare di migliorarla. Scusandomi, scagionandomi dalle accuse, lasciando un messaggio. Tutte azioni che con tutta probabilità mi scatenerebbero addosso un inferno di insulti, madonne, maledizioni ed epiteti vari. Per oggi ne ho fatto una vera scorpacciata, ancora anche solo uno, magari come buonanotte, e vomiterò lacrime per l'eternità.

Forse merito tutto questo, forse no. Certamente non volevo che le cose finissero così, ma l'hanno fatto. Quindi di chi è la colpa? Mia. Avevo ragione nei miei ingenui e beati dodici anni, a dire che sono un mostro di cinismo e cattiveria. Avrei voluto avere più convinzione nel dirlo, quando lo sostenevo convinta nei miei atteggiamenti da poser di preadolescente depressa. Perché era vero. Ma quando ho cominciato a pensare che in me ci fosse del buono, mi sono crollate addosso tonnellate di macerie di realtà, realtà, realtà. Certo che sono un mostro! Proprio un vero mostro, peggio di quelli dei libri, peggio dei serial killer negli splatter. Quando mai ho davvero pensato agli altri, io?

E adesso ho le dita che fremono, vorrei fare qualcosa, riparare tutto. Ma mi rendo conto meglio di chiunque altro che non posso fare assolutamente niente. Forse con il tempo succederanno altre cose, forse boh, ho perso per sempre due pezzi di cuore solo perché non volevo vederli litigare.

Ma chi me lo fa fare, da domani mi ritiro e inizio a fare l'eremita. Magari in Sardegna. Cammino fino alla prima costa che trovo e poi nuoto finché non trovo altra terra. Che ne sai che magari non finisco in Sardegna davvero.

Come al solito, la realtà dà il voltastomaco.
Devo ricordarmelo, domani, prima di svegliarmi.

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