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mercoledì 16 maggio 2012

Indietro non si torna. (Storia e gloria di una strana giornata di maggio)

Non è che dicono per dire quando senti "15 (o 16, o 18, o qualunque altro numero) anni nella vita li compi una volta sola!". Proprio no. I compleanni sono... sono... dei giorni particolari. Ok, ammetto che sono particolari solo perché noi crediamo che lo siano. E ammetto che gli do sempre un'importanza esagerata. Però però però... avrei voluto pensare a qualcosa. 18 anni sono una bella cifra. E la persona che li compie oggi non è certo una persona qualunque.
Ormai comunque, fermo restando che la storia non si fa con i se, indietro non si torna e chi si ferma è perduto, anche la giornata di oggi può tristemente affondare nella nebbia del tempo come giornata che non si è contraddistinta per nessunissimo aspetto. A parte, forse, le fottute prove Invalsi. Ecco, sotto il profilo scolastico è stato qualcosa di veramente insolito. Orario sballato perché le prove duravano 90 minuti e si iniziava solo alle nove, quindi niente intervalli normali (ma forse è anche meglio, invece che dieci minuti sono durati almeno un quarto d'ora); continui confronti con i compagni, prima e dopo le prove, per chiedersi a vicenda cosa si era studiato e che risposta si aveva dato alla tal domanda; trasgressione... mi domando quanto sia trasgressivo riempire l'ultimo foglio vuoto nel plico della prova d'italiano con tutto ciò che mi veniva in mente, come fosse una pagina del mio diario. Tante righe quante ce ne stavano in un quarto d'ora di flusso di coscienza. Il tempo non passava più, infinito era il foglio con tutte le cose che avrei potuto scriverci, e infinita era la penna, con tutto l'inchiostro che conteneva, chilometri di linee attorcigliate in modo tale da assumere senso compiuto. E la tentazione di cavare da due oggetti infiniti dei pensieri finiti era forte, così ho ceduto. E ora sono qui che immagino cosa potrebbe succedere se qualcuno si prende la briga di leggere i miei pensieri sconclusionati. Non ci ho scritto niente di che, nessuna frase goliardica di sorta, però mi rimane il dubbio. Non ci ho dato troppo peso, perché gli spazi bianchi erano a nostra disposizione. Chissà. In questo momento stanno partendo i soliti viaggi mentali. Com'è tipo se scrivere su quella pagina bianca è illegale e io finisco su tutti i telegiornali? Oppure se per miracolo i miei pensieri smonchi vengono notati da qualcuno che li porta a una fama nazionale? (Perdonatemi, siamo alle solite, pensieri megalomani di una persona egocentrica e autoproclamativa)

Non saprei dire nemmeno perché è stata una giornata così strana. In fondo, cosa c'è stato di strano? Niente. Solo il sapore. L'impressione. Strana. Ineffabile. Vuota. Come le mie giornate. Oggi avrei voluto uscire, ma non sapevo con chi. E l'anno scorso proprio in questa data avevamo organizzato un'uscita. Decisamente il pomeriggio peggiore di tutta la mia vita, passato a camminare per il paese da un posto all'altro, senza punti di riferimento, sola, nervosa, in lacrime, chiedendomi che fine avesse fatto lui. Poi quella chiamata, e io che continuavo a piangere al telefono, lui mortificato perché non voleva farmi stare male. Bei tempi. Avevo ancora una certezza, un punto fermo.
E poi è arrivato quel sabato, il primo di una serie di giorni confusi, molto confusi, un giorno torrido e salato di lacrime, e soprattutto ricco di errori senza rimedio. Mi sento come se fossi rovinosamente caduta e, una volta ripresa coscienza, non riuscissi a stabilire se mi sono rotta qualcosa o sono ancora tutta intera.
Non sono il tuo mondo. E tu non sei il mio. E così, ecco che la mia anima implode, perché dava per scontato qualcosa che in realtà non è mai stato così. Che storia è questa?, che razza di ragionamento è?, mi chiedo, mentre le lacrime sgorgano da sole, intervallate da singhiozzi. E intanto lui mi abbraccia. E ride, non mi è chiaro il perché. Forse trovava stupido il mio pianto (e non avrebbe nemmeno torto, in fin dei conti), o forse non sapeva gestirsi, non sapeva gestirmi, e ridere era il meno peggio che riusciva a fare in quel momento. E' acqua passata. Non si ripeterà. Non dovrei nemmeno starci pensando, ma inevitabilmente ogni volta che cerco di capire come sto la mia mente corre a quel momento. A quel giorno.

Il giorno in cui il mondo mi è crollato addosso.

2 commenti:

  1. ma sei bravissima ** mi hai fatto emozionare per l'ultimo pezzetto che hai scritto..

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    1. Grazie mille :) sono contenta che almeno con le storie dei miei sconvolgimenti subconsci riesco a trasmettere qualcosa a qualcuno.

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