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mercoledì 4 aprile 2012

Respiro.


Finalmente. Le vacanze di Pasqua sono ufficialmente iniziate. Non ne potevo più. Ieri, tornando dal conservatorio, mi sono attaccata stile ameba al pc. Intorno alle 10, mi sono resa conto che il giorno dopo (che sarebbe oggi) avrei avuto scuola. Che trauma terribile. Non so perché, ma mi ero probabilmente messa nell'ordine d'idee che il giorno dopo fosse festivo. Per quello è stato così triste andare a letto alle 10 e mezza di sera (cosa che, per me, ultimamente è abbastanza rara). Ho accumulato parecchio stress durante tutto marzo: prima la gita a Roma, poi quella a Novellara, dove tra l'altro ho recitato per la prima volta in uno spettacolo, poi masterclass e lezioni al conservatorio (tra l'altro, proprio ieri sono partita con due ore di anticipo per andare ad ascoltare la lezione di Michael Lewin. È stato troppo, troppo bello), verifiche varie a scuola, trecento rientri, una vita sociale da curare - una volta non avevo di questi problemi, ma sinceramente è meglio dover pensare a dedicare del tempo ai propri amici, che non avere amici a cui dedicare tempo - tante corse di qua e di là, pochissime occasioni per fare un giro in paese... Se avessi dovuto pensare di andare a scuola anche solo per un altro giorno, sarei andata in tilt. Più che altro perché per me, andare a scuola, cinque volte su sette è solo l'inizio della giornata, come dire, la parte facile. E questo è un periodo in cui, sarà perché ho accumulato più stress del solito, il pensiero di dover fare determinate cose mi crea un blocco mentale. Ora, non me ne voglia la mia prof di solfeggio, ma i maledetti parlati sono una di quelle cose. Li odio. Si tratta di leggere le note a voce, secondo ritmi precisi, sia in chiave di violino sia in chiave di basso - la cosa atroce è che è solo l'inizio: abbiamo ancora tipo cinque chiavi da studiare. Ora, sarò anche estremamente brillante nei cantati, nei dettati, nei ritmici e nella teoria, ma per eccellere nella lettura dovrei fare uno sforzo enorme (che puntualmente non faccio, ma dettagli). Insomma, è già tanto se provo a leggermeli alla spiccia in treno. Una volta mi ero presentata così impreparata che la prof mi aveva minacciato di chiedermi solo i parlati. Brrr, mi si accappona la pelle al solo pensiero. Meno male che almeno la vita va oltre una lezione di solfeggio. Solfeggio che, tra l'altro, non sarà un mio problema fino alla prossima settimana. Al momento sono troppo impegnata a godermi le vacanze di Pasqua, grazie.
Insomma, quest'anno voglio passare delle vacanze migliori dell'anno scorso. Anche l'anno scorso avevo passato vacanze migliori di due anni fa. Oddio, relativamente, poi. Mi ricordo che c'era stato il trasloco, in quel periodo. Che bei momenti, eravamo tutti esagitati, momentaneamente senza punti di riferimento, senza un luogo da chiamare sinceramente casa: quella vecchia era ormai spoglia e non ci era familiare più nulla se non il giallo chiaro delle pareti; quella nuova, pur essendo in parte arredata con i soliti mobili, era... Beh, era nuova. Era inusuale, scomoda, inospitale, persino. Cambiare casa è sempre estremamente sconvolgente. E noi eravamo tutti sconvolti - ricordo i miei litigare per ogni singola cosa, e ricordo che non trovavamo nulla, tutto in qualche modo era sparito, disperso in quel mare di scatoloni, spazi vuoti e buste blu. C'era tutto, ma non c'era niente. A ben pensarci, nel giro di un anno ho cambiato casa, camera, routine (solo in parte), modo di vestire (quel tanto che basta per rasentare la decenza) e vita sociale. Ci mancava solo che cambiassi nome. Ma sto divagando.
Per queste vacanze, la parola che riassume i miei progetti è una sola: balotta. Ora, dicesi balotta, in gergo bolognese/sfattone, una compagnia di persone che si divertono allegramente. Che io mi debba trovare in una compagnia di due, tre, quattro o dieci persone, poco importa: voglio uscire, divertirmi, non pensare più a niente, nei limiti del possibile. Passare quello che più si avvicina a una vacanza ideale. Anche se, pensandoci, la mia vacanza ideale sarebbe un periodo di stacco assoluto dal mondo. Da tutto e da tutti. Basterebbe poco, anche due o tre giorni, per dire. Senza vedere né sentire nessuno, senza parole, senza mass media che mi bombardano la coscienza, senza materie da studiare, senza dover rendere conto a nessuno. Che sogno di gloria... Ma dove voglio andare, io, a 15 anni? Mmm, spero che mia madre riesca a mandarmi in vacanza studio, quest'estate. Se riesco, per la seconda volta nella mia vita, ad andare all'estero, credo che inizierò a fare i salti di gioia. Insomma, non è stacco totale dal mondo, ma stacco totale dal mio mondo. È già qualcosa. Sarebbe stupendo. Il bello è che si discosta alquanto dall'idea di far balotta coi miei amici, che dovrebbe essere l'idea di fondo di questi giorni.
L'anno scorso avevamo avuto delle vacanze lunghissime, Pasqua cadeva proprio alla fine di aprile e quindi avevano fatto un megaponte che univa il periodo pasquale al primo maggio, per un totale di quasi due settimane di sospensione delle lezioni. E non avevo, all'epoca, tanta gente con cui uscire, ragion per cui o uscivo da sola e mi aggregavo (tanto di gente con cui far balotta alle giostre non ne mancava mai), o non uscivo e basta. Insomma, delle vacanze sprecate. Quest'anno saranno pochi giorni, ma ho intenzione di uscire più o meno sempre. Un paio di giorni per i miei migliori amici, un giorno a testa per un altro paio di amici estremamente importanti, e un giorno per il mio ragazzo. Che ultimamente è parecchio geloso. Dunque, da settembre avevo iniziato a parlare nei miei post di questa sorta di gelosia paranoica, che ora ho superato. Era una situazione troppo insensata, per di più mi accanivo contro una sola persona (o meglio, il mio subconscio si ostinava a imputare le mie sofferenze solo a quella persona, e dentro stavo profondamente male, mentre in realtà nessuno avrebbe mai sospettato niente, se io non avessi parlato), perché la trovavo particolarmente carina e pensavo mi disprezzasse. Non so come ho fatto ad uscirne, so solo che sono stati, da quel punto di vista, una decina di mesi totalmente infernali, anche perché mi dispiaceva di provare dei sentimenti così distruttivi verso persone che non mi avrebbero mai fatto niente di male. In più, credevo di soffrire come una scema mentre lui rimaneva impassibile nonostante io avessi amici anche maschi, che abbracciavo e tuttora abbraccio, o con cui comunque mi sento molto spesso. In realtà lui è sempre stato geloso, ma era troppo orgoglioso per parlarne con me. Ora questa gelosia sta saltando fuori in maniera abbastanza lampante, non faccio in tempo ad abbracciare un amico che lui gli lancia uno sguardo tipo inceneritore. Ora, non vorrei dire quello che sto per dire, ma la cosa mi piace. Primo, perché finalmente lo vedo soffrire dopo aver visto me stessa autolesionarmi mentalmente per mesi, mesi e mesi, in poche parole, sento che quella gelosia magari non era nemmeno tanto insensata, era un sentimento ed era lecito, in quanto sono comunque un essere umano. Secondo, perché comunque è, in qualche modo, piacevole appartenere a qualcuno. È un punto di riferimento fantastico. Gratificante. Stamattina la scena è stata epica. Mi ha praticamente fatto una scenata di gelosia in faccia. Però io i miei amici li saluto con un abbraccio, che gli piaccia o no. Che non pensi che io cambi le mie abitudini per lui, dato che lui non l'ha fatto per me (infatti quelle sono testuali parole sue. Tipo "non pensare che io cambi le mie abitudini perché tu sei gelosa, le mie amiche le tratto così"). Sì, c'è ancora una parte di me che per quei mesi di pensieri acidi grida vendetta. La gelosia è passata, lui è fatto così, lo accetto, pace. Però ad ogni occasione, anche volontariamente, provo a farlo ingelosire. Probabilmente non ho nemmeno una vaga idea di quanto male lui ci stia, probabilmente sono un mostro e basta - dentro, credo di esserlo. C'è più meschinità in me che... Non lo so. Mi sento profondamente meschina, quando inizio a pensare in questo modo.
Mah, ora basta ciarlare. Domani è un altro giorno (probabilmente sarà piovoso, ed è un peccato, perché avevo voglia di uscire). Magari a lui non permetterò di cambiare le mie abitudini. Ma a me stessa posso concederlo.

2 commenti:

  1. Che belle le vacanze! Quelle di Pasqua durano pochissimo e dovrò usarle per la tesina d'esame, ma si tratta comunque di giorni per rilassarsi, staccare la spina, respirare. La scuola è una cosa bella ma porta con sé stanchezza e voglia di vacanze, per questo io credo che essa ci aiuti ad apprezzare i momenti di pausa, che altrimenti risulterebbero troppo... normali e perderebbero il loro sapore. Un bacio

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  2. Hai ragione, decisamente :) Una vita sempre uguale non vale la pena di essere vissuta, credo.
    Buona fortuna con la tesina, allora!! :)
    un bacione

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