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lunedì 30 aprile 2012

Fastidio. Tanto, tanto fastidio.

Tanto fastidio, mi danno, quelle persone che pensano io sia una bambina, ancora. Io non lo so! Non lo so cosa devo fare. Lo sanno persino loro che rispetto a una qualunque mia coetanea sono più matura, lo sanno! Non ho nemmeno bisogno di dimostrarglielo, in teoria! Però mi tocca, nonostante questo, e nonostante il fatto che io abbia la testa sulle spalle, e loro lo SANNO, ecco, mi tocca di starmene in casa a fare cosa? Niente! E ogni giorno che passa continuo a starmene seduta sulla stessa sedia blu, con le gambe accavallate che fremono, devo tenerle ferme, cazzo, più ferme che posso, perché sento che potrei prendere a calci tutta la casa al minimo calo di autocontrollo. E so che non devo, perché peggiorerebbe solo le cose.

E mi danno tanto fastidio quelle altre persone! Quelle che fanno spudoratamente finta di tenerci, a me! Mi amano, porca miseria. Almeno, stando a quello che dicono. E, persino, se non le cerco per 3-4 giorni, appena mi rivedono mi chiedono che fine avevo fatto. Però loro... mi cercano? Potrebbero anche farlo. So che possono. Internet ce l'hanno, e un messaggio non è mai sgradito. Però non muovono un dito, così io sto qui come una cogliona a rimuginare pensieri di odio. A domandarmi, perché? Perché non mi scrivi, perdindirindina? Perché ti ho scritto? Chi me l'ha fatto fare? Ma chi? Perché? Quindici centesimi, ho speso! Anche troppo! Decisamente troppo! E per chi? Per te? Ma non farmi ridere. Ci sono stata sopra minuti interi, a pensare a cosa scrivere. Ti sei fatto vivo? No. Ti manco? Qualcosa mi dice di NO! Avrei potuto spenderli in modo migliore, molto migliore, ma le macchine del tempo non esistono ancora. E porca miseria.

Volevo, non so, uscire, andare in posti, fare cose. Tre progetti concreti e pianificati (se non di più), falliti nel giro di due giorni. Se qualcuno ha idea di cosa vuol dire avere un'aspirazione concreta e vedersela passare davanti agli occhi e andare via...
Uno dei tuoi gruppi preferiti, che suona a due-tre regioni di distanza da te... dalla Finlandia... non poterli andare a vedere, hai anche la loro maglietta e non sogneresti altro, cavolo, che sentirli dal vivo, vederli, loro per davvero, i mitici Sonata.
Due giorni in AquaFan con i tuoi migliori amici, andare sulle attrazioni più pazze che trovi, essere in totale autonomia e tornare a casa strinati e divertiti.
Un gruppo di cui ti sei autoproclamata fan numero uno (e merda, sfido io, sono meravigliosi), tant'è che hanno riservato "un posto d'onore per te al nostro prossimo concerto". La sera precedente al concerto arriva, e io ancora sono qui. Ci penso e mi deprimo. Guardo le foto della piazza dove il concerto si terrà e mi deprimo. Vado avanti ad enumerare le cose che mi danno fastidio. Ce ne sono decisamente troppe.

Ma la gente fa finta? Perché poi, nei momenti in cui ci si arrabbia, esce fuori tutto quello che veramente si pensa. Poi se parli con quel tono freddo e tagliente, quel tipo di tono che si usa quando si vuole che l'interlocutore si senta un vero pezzo di merda, indegno di stare al mondo, e quando usi quelle parole, quel tipo di parole che hanno lo stesso effetto di quel tipo di tono di voce, con il risultato che chi ti ascolta si sente male al quadrato, allora significa che sono cose che ti covi dentro da anni. Che bei pensieri. E li rinfacci agli altri così, tranquillamente, perché logicamente tu non hai colpa, mai. Ci mancherebbe altro, poverina. Cresciuta troppo tardi però tutto questo lo fai scontare a me. Che centro io? Lasciami andare, cazzo.

Si sono addossati uno contro l'altro tanti pensieri, come macchine che viaggiavano tutte in fila finché la prima non ha frenato. Tutti, uno dopo l'altro, come una reazione a catena, mi mandano sempre più in depressione. E sono giornate strane, amare e strane. Non so più niente, chi sono, dove sono, perché sono qui, cos'è qui, cos'è ora, sarò grande abbastanza, avranno ragione loro?

So solo che me ne vado appena posso. Lo so, l'ho già detto e sono ancora qui a blaterare nonostante tutto. Avrei bisogno di tante cose e di tante persone, e per molte e lunghe peripezie sono rimasta senza modo di sentirle proprio stasera, manco qualche ordine superiore avesse deciso che il mio sistema nervoso deve andare in crash a mezzanotte in punto. Poi in realtà sono io che non dico niente a nessuno per paura di sembrare inadeguata, come al solito. Vittima delle mie stesse paranoie, come al solito. Gli ho detto ironicamente di non scrivermi e pare mi abbia preso in parola. E non mi legge! Questo sì che è un pensiero confortante, sapere che non leggerà mai queste righe. Forse nemmeno se glielo chiedo.

Sono o non sono queste le vere soddisfazioni della vita?

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