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giovedì 26 aprile 2012

Ciclo continuo.

A volte, per poter stare bene, bisogna andare a scavare nel dolore più profondo. Prendere fiato, chiudere gli occhi e tuffarsi, e andare dentro, giù, all'indietro nei giorni e in quelle piccole cose che non fanno star male, sul momento, ma si accumulano. Diventano un mare di lacrime ingoiate, parole non dette, rimpianti, paure e perché. E c'è quel punto di non ritorno in cui la sopportazione si consuma, come un filo sottile o una corda tesa, e si spezza.
Avevo sentito dire che le corde di un violino sono così tese da esercitare una forza di 80 chili sulla cassa. Come sarebbe spezzare una corda tesa a quel modo così, senza prima allentarla?
Devastante. Come quando, schiacciata dai miei pensieri esistenziali, esplodo. E la tristezza mi assale, anche se magari di star male non ho motivo. Divento stanca di tutto e di tutti, insofferente, guardo me stessa affondare nell'apatia, e se non fosse per quel mio minimo sindacale di autocontrollo, perderei in un giorno tutti i miei amici, rispondendo loro a male parole. E rimango così, sull'orlo della crisi di nervi, finché non trovo il tempo e la forza di liberare tutto, e l'unico modo che ho di liberare tutto è piangere.
Non chiedetemi di evitare di piangere. Non fatelo mai. Sarebbe come domandarmi di tenermi dentro tutto, e alla fine ne uscirei solo distrutta. Non è vero che chi piange è debole, non è vero che le lacrime sono cose da femminuccia. E' quasi più doloroso un pianto solo, di notte, di quelli che si fanno di nascosto, reprimendo i singhiozzi e riversando il proprio malessere sul cuscino, che mesi di sopportazione. La differenza è che dopo aver pianto, stai meglio. Dopo aver incassato l'ennesimo colpo, no.
E come sempre, anche in questi casi la musica c'è. E' incredibile. Apre il cuore. Lascia entrare tutto e lascia uscire tutto. Così, anche se piangerei comunque, il mio cuore si lascia colpire da ogni singola nota, e piango ancora più forte. Sto incredibilmente male, vorrei finisse tutto. Mi addormento tra le lacrime, mi sveglio e non ricordo nulla della sera precedente, dei singhiozzi trattenuti, della musica che tenevo al volume minimo ma ciononostante mi spingeva a piangere ancora di più. Poi il ricordo del dolore riemerge. Ho ben chiara in mente la sensazione. E mi rendo conto che è valsa la pena stare male, che quei pensieri negativi che mi trafiggevano da parte a parte e uscivano fuori in qualche modo mi hanno purificata.
Non è sempre così. Non capita spesso, in effetti. Però mi fa un gran bene. E' ovvio che sia un ciclo continuo: accumulerò di nuovo rimorsi e delusioni, avrò di nuovo bisogno di buttare fuori tutto, starò di nuovo bene e poi, di nuovo, sempre più tesa. Forse c'è un modo di uscirne, ma ne dubito. La vita, la storia, tutto è un ciclo continuo. Sta a noi trarne un insegnamento.

4 commenti:

  1. Come no xD me la cavo dai. Tu sei tipo bravissima!!! :)

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  2. Te l'ho già detto che scrivi benissimo? Forse sì... Però resta il fatto che esprimi i tuoi pensieri in un modo straordinario e personale! Leggerti è sempre un piacere! :)

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  3. Grazie! :) del resto posso benissimo dire altrettanto di te ;)

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