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mercoledì 7 marzo 2012

Toni di voce.

Mio padre mi ha sempre rimproverata di avere una voce troppo squillante. Di parlare troppo forte. Di essere una persona chiassosa. E di consguenza, per certi versi, sgradevole.
Anche ieri sera, in macchina, dopo un viaggio in treno in cui avevo parlato praticamente tutto il tempo con dei miei amici incontrati per caso, ha iniziato a sbraitare qualcosa come "devi abbassare il tono di voce, perché tu non parli, URLI!!!". Boh. Nell'arco delle ultime due ore, l'unica persona che avevo sentito urlare era lui mentre eravamo in macchina. Posso capire che la situazione sia diversa, il treno è un luogo pubblico, mentre la macchina è isolata.
In macchina, le peggiori bestemmie, lamentele, lacrime e urla isterighe rimangono imprigionate, non viste e non sentite, muovendosi di moto accelerato, e più urli, piangi e strepiti, più ti rimbalzano addosso, come nei peggiori incubi... ma ehi, sto divagando.
Non è verro che urlo. Parlavo a un tono di voce normale in un luogo pubblico. Per lui è tipo un sacrilegio. Beh, magari è vero che il mio concetto di "volume normale" è alto, ma forse non me ne rendo conto. Tsk.
Tuttavia, non penso sia un caso se al corso di teatro mi si dice di alzare la voce quando recito. Solo che non mi spiego il perché, e il mio subconscio impazzisce. Insomma, non ero io quella che parlava troppo forte? E che devo fare, poi? Da una parte c'è chi vorrebbe il mio silenzio istantaneo, dall'altra c'è necessità che io parli più forte. E quindi... parlare piano o parlare forte? Moderare il volume in base alle circostanze o parlare come mi riesce, in quel tono tanto squillante e fastidioso per mio padre quanto vacillante per quelli del teatro? La prima opzione mi converrebbe. Ma non ho molta voglia di parlare con un amico, magari incontrato per caso, su un treno in ritardo o preso al volo, e che non vedo da secoli, come se fossimo a un funerale. Proprio no.

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