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domenica 11 marzo 2012

Partire, tensione, aspettative, va tutto a scatafascio, forse.

E già dal titolo potete immaginare che sarà un post molto random. Stocastico, oserei dire. Mai sentito parlare della musica stocastica? Io la trovo una cosa assurdamente magnifica. Più che altro è divertente la storia di come ne ho scoperto l'esistenza. In una conversazione con un mio amico, una volta, neanche troppo tempo fa, era saltata fuori questa parola (tra l'altro mi ricordo che era stata definita come un "termine idiota utilizzato per sembrare colti"). Ero solo riuscita a capire che stocastico era sinonimo di probabilistico, ma dato che non avevo un'idea chiara del significato, una domenica mattina in cui avrei avuto di meglio da fare (ma si sa, la curiosità è donna, e un termine così affascinante non poteva non essere indagato), ho preso il vocabolario e ho cercato il significato di questa benedetta parola. Così ho scoperto che stocastico, come probabilistico, significa dovuto al caso. Ma non solo. Leggendo la definizione sul vocabolario, mi sono accorta che veniva citata questa musica stocastica, di cui non avevo mai sentito parlare (eh già, non si finisce mai d'imparare), definita grossomodo come "musica del 900 basata sull'indipendenza dell'altezza e della durata dei suoni all'interno di una rigorosa struttura probabilistica". Così sono passata alla ricerca e all'ascolto di un brano stocastico, sempre aiutata dal mio amico. Beh, posso dire che è davvero un'esperienza. Piuttosto inquietante. Random. Dà da pensare, insomma, il fatto che la musica è qualcosa di così potente che, anche se combini i suoni in modo probabilistico, ottieni qualcosa di comunicativo.
È stocastico persino il mio umore. O meglio, è un fritto misto di trecento sensazioni in salsa di indecisione. Da una parte sono bloccata dall'impossibilità di aiutare un amico in difficoltà. Sul serio. Non so davvero cosa fare. Non capisco se il semplice stargli vicino lo aiuti, sento che non basta. Vedo gli altri prodigarsi per trovare mille e un rimedio, uno più efficace dell'altro, e io me ne sto qui imbambolata a scrivere. E dall'altra parte, c'è una partenza imminente. Domani. Gita scolastica, tre giorni due notti. Ora, non era già abbastanza il trovare i miei pensieri scissi in due campi praticamente opposti: il mio subconscio li fa anche entrare in conflitto tra loro, garantendomi pazzia istantanea. È vero, la gita non dipende da me, ma mi sembra ignobile partire in un periodo del genere, in una situazione del genere. Non potevo sapere cosa sarebbe successo, quando ho versato la caparra. Ma in qualche modo mi sento in colpa lo stesso, principalmente perché so che sarà fottutamente divertente. E io sono in una situazione tale che non voglio divertirmi. Divertirmi, poi. So già come andrà a finire: tutti faranno balotta, tranne me. Come al solito. Mi coinvolgeranno per il loro gusto personale, finché troveranno conveniente la mia compagnia. Poi sarò quasi sola. Sarei sola del tutto se non fosse per il sostegno morale dei miei amici (di uno in particolare - so che stai leggendo, quindi grazie). Ero sola del tutto nelle gite dell'anno scorso. Ma quest'anno non è l'anno scorso, sono cambiate mille e una cosa. Rispetto a due anni fa sono irriconoscibile. La cosa buffa è che io, stanca di essere continuamente circondata da persone a cui non interessava veramente la mia amicizia e conscia del fatto che praticamente non avevo una vita sociale, millantavo già, in un futuro non troppo lontano, di "passare alla Storia come Colei La Quale Ha Scalato Le Vette Della Società Senza Barare Né Montarsi La Testa". Stiamo parlando di maggio 2010. Che periodo, scrivevo parecchie iniziali a lettere maiuscole. Così, per scelta stilistica. Era una cosa molto idiota. Quel che non avrei mai detto è che in capo a due anni avrei trovato davvero persone che mi apprezzavano per quel che ero (so che è una cosa che ho scritto in almeno altri tremiladuecento post. So che mi sto ripetendo. Ma è così, davvero). Cambierei ancora tante cose di me, i sogni nel cassetto sono tanti, forse anche troppi, tant'è che quasi non riesco a stare dietro ai miei mille interessi. Credo di essere troppo pigra. Ho l'energia, il tempo e gli strumenti per fare qualunque cosa io voglia della mia vita, ma a volte mi lascio decisamente andare. Pomeriggi in cui non studio niente, serate passate al pc, weekend fatti da staticità assoluta (un po' volontaria, un po' imposta dai miei che non mi lasciano uscire più di tanto). Sono cose che a lungo andare mi demoralizzano: meno cose faccio meno cose voglio fare, e oltretutto più vado avanti nell'ostinarmi a non muovere un dito, più guardo i miei progetti andare a rotoli. È sempre difficile riprendere in mano la propria vita dopo periodi così (e io ne ho avuti parecchi, si può dire che ne stia passando uno proprio adesso).
Tre giorni e due notti di stacco totale da chiunque non concerna i miei compagni di classe e i prof accompagnatori. Ho fatto le valigie stamattina, e ci ho messo pochissimo tempo. Mi sembrava una cosa così surreale che non smettevo un attimo di leggere e rileggere l'inventario che avevo stilato, controllando se avevo scordato qualcosa. Quella sensazione di inquietudine di fondo non mi abbandona mai. Tanto sono quasi sicura che dimenticherò le pantofole, domani, in preda alla mia sbadataggine cronica mista a sonno comatoso. Due notti senza pantofole sono una brutta cosa. Relativamente.
Basta così, per oggi. Dato che è un post tanto lungo, potete divertirvi a leggerlo tutto nei tre giorni in cui sarò via e, volendo, anche a trovare tutte le contraddizioni disseminate nei miei discorsi sconclusionati... Perché ce ne sono, e anche tante.

2 commenti:

  1. Bha, io non ho mai sentito parlare della musica stocastica... Comunque carina la conclusione, molto simpatica!!! :):)

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  2. grazie xD
    Musica stocastica... Già, volevo mettere un link ma me ne sono dimenticata ç_ç comunque, puoi cercare su Youtube Iannis Xenakis, compositore di musica stocastica. Ci sono parecchi pezzi. Davvero, ascoltarli è un'esperienza! :)

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