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giovedì 15 marzo 2012

Bang! (Riflessioni post gita)


Tre giorni in un battito di ciglia. Sono partita con una fibrillazione indicibile addosso, e senza neanche rendermene conto ero già tornata, con una moltitudine di posti nuovi nel cuore, un paio di souvenir in più nella valigia, tanta stanchezza piombatami addosso all'improvviso (e sfido io, a non esser stanchi dopo aver dormito 4 ore in 2 giorni), due o tre centinaia di foto che potrò riguardare nei momenti di depressione profonda, il subconscio totalmente sconvolto, le gambe e i piedi che mi gridano vendetta (beh, dopo aver camminato incessantemente per due giorni filati, certo non potevano essere indenni) e parecchio altro ancora.

Roma è magica, semplicemente magica. Mi aggiravo per la Basilica di San Pietro, nel Colosseo o davanti al Vittoriano con sguardo totalmente estasiato, colpita nel profondo da ogni singolo particolare e come sminuita dalla grandezza di tutto. Più guardavo più non sapevo dove guardare, sono posti che ti rimangono impressi nella memoria che tu lo voglia o meno. Statue alte tipo tre metri. Statue sopraelevate, poste ad un'altezza di decine di metri. Statue perfino sulle sommità di certi monumenti, qualcosa che detto così non sembra un granché, ma quando le ho viste mi sembravano una cosa estremamente suggestiva, insolita e impossibile. Poi, cioè, vogliamo parlare di Piazza di Spagna? O della fontana di Trevi? Posti che se ci vai di sera, c'è il caso che ti venga voglia di trascorrerci tutta la notte. C'è un'atmosfera incredibilmente romantica. Sarebbe stato bello avere il mio ragazzo lì. Poi parliamone, com'è cantare a squarciagola in compagnia della propria compagna di banco per le vie di Roma, gli auricolari coi Breaking Benjamin a palla, fregandosene degli altri ragazzi e dei passanti, "tanto quelli ti vedranno stasera e non ti vedranno mai più"? E' da fare, è da fare. Nessuno può immaginare quanto sia liberatorio (anche perché non è da tutti sperimentare una cosa del genere. Non è come avere TUTTA la comitiva di 50-60 persone che cantano in coro. Quando si è in due o tre che cantano liberamente per i fatti propri, imparare a non considerare le persone intorno che potrebbero decidere di ascoltarti e di non gradire l'insolito spettacolo dà un senso di potenza incredibile. Ti fa sentire tipo "io posso fare quello che mi pare").

E questa non è nemmeno la metà delle cose che ho visto e fatto. D'altronde, le cose che ho visto non sono nemmeno un decimo di quelle che vale la pena vedere o fare. E' stato breve ma intenso, fermo restando che tre giorni, per Roma, sono davvero troppo pochi.

La cosa bella delle gite è che scopri le cose più inaspettate sui tuoi compagni. Tipo: ragazzi apparentemente disinteressati alle ragazze o comunque persone da cui non ti aspetteresti mai un abbraccio, che diventano dolci e teneri come dei cuccioli, e se glielo chiedi magari ti prendono anche in braccio. E ce n'erano, potrei fare almeno quattro o cinque esempi. Oppure, scopri che sarebbe stato meglio opporsi quando si erano fatte le disposizioni per le camere d'albergo (per inciso, tra i motivi per cui il tempo passato a dormire è stato così poco, ci sono due delle mie compagne di stanza) (e pensare che una di loro due mi ha salvata dalla depressione, l'ultima sera), e che certa gente non conosce il concetto di rispetto per chi tenta di dormire. Se mi mettono di nuovo in camera con quelle due, mi metto in valigia un paio di coperchi di pentole, la mattina punto la sveglia alle cinque, mi alzo e inizio a fare un caos infernale. Vorrei ben sperare che non succeda, però. Ho stretto una specie di accordo con due compagne di classe. Chissà se se ne ricorderanno, magari si sono già scordate tutto. Anche i prof mostrano il loro lato oscuro, non avrei mai immaginato che i nostri accompagnatori fossero degli animali notturni con cui stare in giro la sera fino a tardi. Altra cosa che è venuta fuori: per quanto io possa deprimermi o sentirmi asociale, non sono l'unica a sentirsi fuori posto. Ne sono venuta a capo ieri in treno, tornando a casa, ma mi sentivo come se avessi scoperto l'acqua calda. Durante la gita ci sono state cose come il mio primo viaggio in metropolitana, la prima volta che vedevo un posto, il mio primo spuntino di mezzanotte, eventi del genere. Avrei voluto avere qualcuno a cui magari ero legata con cui condividere queste esperienze, invece molte volte ero sola, e il pensiero di fondo era "sarebbe una cosa molto carina che ai miei amici venisse la curiosità di sapere se magari, per qualche caso cosmico, sto male, ma il fatto che io sia ancora qui e nessuno si accorga che in mezzo alla strada sto quasi praticamente piangendo mi fa pensare che in fondo sono sempre sola e sempre lo sarò". Però non è per niente giusto assumere quest'ottica. Ieri ho pensato che potrei non essere l'unica a provare questa sensazione, com'è logico, del resto, perché tutti abbiamo dei sentimenti, quindi tutti possiamo occasionalmente sentirci eclissati dal resto del mondo. Una mia compagna di classe, due o tre volte, aveva detto di sentirsi asociale. Quanto sono stata stupida a non migliorarle la giornata. A tratti mi ero sentita esattamente come lei. Però ero sempre dietro a quei due o tre compagni e cercavo di sentirmi accettata da loro, di stare sempre con loro. Ma se loro avevano, giustamente, anche altre persone con cui far balotta, non era un torto che mi facevano. Insomma, mi sento una persona decisamente migliore perché ho scoperto che le mie botte di depressione derivano solo ed esclusivamente da pensieri troppo egocentrici. E' bastato correggere il mio punto di vista per liberarmi da un peso. Logicamente non finisce qui, di giornate tristi ce ne saranno sempre, ma almeno ho un modo in più per contrastare me stessa. Se ho bisogno di aiuto devo cercarlo io dagli altri, non viene da solo, non cade dal cielo per magia solo perché mentalmente lo sto invocando.

Nonostante tutto, è stata la più bella gita che io abbia mai fatto. Anche se sono riuscita ogni giorno a trovare il motivo per deprimermi. Anche se l'ultima notte, mentre tutti erano impegnati a trovare un modo per far balotta fino a tardi, sono riuscita a rimanere da sola nella stanza d'albergo e scoppiare in singhiozzi come una disperata (notare che poi alla fine tutti si sono addormentati come delle pere cotte prima delle tre, mentre io, che ero la più stanca morta di tutti, sono forse quella che è stata sveglia a far cazzate -con la compagna di stanza di cui sopra- più a lungo). Anche se mi sentivo brutta (mentre contemporaneamente, così da un giorno all'altro, erano tutti quanti a dirmi che ero stupenda. Perché? Quando uscivamo la sera, posso anche capirlo, dal momento che quando mi metto in tiro per bene sono anche carina. Ma anche durante il giorno? Nononono. C'è qualcosa che non quadra). Anche se dal secondo giorno in poi ero stanchissima e molto addormentata. Mi sono divertita come un'idiota, come una bimba che gioca, come una normale quindicenne in gita, oserei dire. Detto da me ha dell'incredibile.

E se il semplice fatto di aver trascorso tre giornate a Roma mi fa scrivere così tanto (se non è il mio post più lungo, ci va molto vicino), beh... vuol dire che è proprio un gran posto :3

3 commenti:

  1. Sono stata a Roma e l'ho trovata una città splendida dove contrastano due aspetti: quello moderno e quello antico. Roma è infatti molto trafficata, auto che vanno e vengono in continuazione, rumore di clacsone, ecc.. Ma è anche un luogo di cultura, di arte, conservatrice di un passato che nessuno potrà mai cancellare.

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  2. Vero? è la stessa identica cosa che ho pensato anche io. Vedi in un solo panorama decine di duomi, basiliche, statue e contemporaneamente il flusso delle auto, i semafori e tutte le bagagliate dell'era moderna +_+ è qualcosa di surreale.

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  3. Sì, è qualcosa di molto suggestivo, io mi sono sentita come disorientata, come se non potessi più distinguere la realtà moderna da quella antica, come se fossi rimasta a metà tra i due mondi e dovessi quasi scegliere da che parte schiararmi, quale seguire nel suo percorso.... una sensazione magica quanto inconsueta

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