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venerdì 10 febbraio 2012

Paranoie in-line.

Pattinare è una cosa fantastica! Ho male alle gambe, sono stata in assoluto la persona che è caduta più volte, ho riconfermato la mia reputazione di goffa personcina capace di cadere da ferma, ma se tutto ciò è in nome del pattinaggio va bene.
Cadevo a minuti alterni e puntualmente mi rialzavo. È rialzarsi che conta. Sempre. Mi distraevo e perdevo l'equilibrio, provavo a prendere velocità e perdevo l'equilibrio, provavo a essere meno rigida e perdevo l'equilibrio - perdevo l'equilibrio e cadevo - cadevo e mi rialzavo ridendoci sopra, e ogni volta andavo un po' meglio.
Ci rido sopra. Ho gli occhi lucidi ma devo ridere. Sorridere. Non mi dispiace la mia reputazione, me ne infischio della mia reputazione, io sono io e vado bene così, vado bene così, vado bene così...
Erano tre anni che volevo provare a pattinare, e le lezioni erano state fissate da un bel po', ma solo oggi ci sono riuscita. Rimane comunque che è stata un'esperienza. Insomma, posso dire in linea di massima di sentirmi una persona migliore. Il paradosso è che sono potenzialmente la peggior pattinatrice della classe, ma anche quella che probabilmente si è divertita di più. Non sono caduta per i primi dieci minuti, poi ho iniziato a perdere sempre più spesso l'equilibrio, e poi ho incominciato a cadere quasi tutte le volte in cui perdevo l'equilibrio. In pratica un processo inverso, dato che in teoria prima si cade, poi ci si prende la mano. No? Il male che ho alle gambe in teoria dovrebbe essere dovuto più alle cadute che alla fatica. In realtà le cadute non mi hanno fatto niente. La cosa che però mi dispiace è che questa prima pattinata è stata piuttosto fallimentare.
La mia caduta è stata seguita da un "Sììì!" corale. Come da copione. Non che la cosa mi dispiaccia. Non mi spiego, però,  perché a farmi venire le lacrime agli occhi sia stata la reazione del maestro di pattinaggio, piuttosto che quel boato irrisorio. Forse il motivo in realtà è molto semplice. Agli sbeffeggi sono abituata.  A essere difesa da qualcun altro, no.
Insomma, non dico che sia stata un'esperienza proprio drammatica, anzi, mi sono divertita parecchio e anche altri sono caduti (in più avevo "una spinta da manuale", o almeno così mi hanno detto. Almeno in qualcosa potevo essere presa ad esempio), ma non ero sciolta. Per non cadere dovevo stare col busto in avanti e le gambe flesse, e per non deconcentrarmi ero costretta a stare rigida. Facile dire "stai sciolta", quando appena provavo a rilassarmi, se c'era qualcosa di me che si scioglieva, era il mio equilibrio instabile. Oh, e anche la mia allegria imperturbabile, certo.
Fallimentare, fallimentare, fallimentare! Continuo a cadere. Che palle. Che mi aspettavo, non si impara a pattinare come professionisti dall'oggi al domani. Io specialmente, poi. Prestazioni fisiche nulle, equilibrio scarso, coordinazione ancora peggio. Ma chi voglio prendere in giro? Però ridono tutti e, beh, riderò anch'io. Non posso essere così arrendevole dopo aver festeggiato tanto per il fatto di poter pattinare. Se c'è qualcosa che non deve cadere, è la mia maschera. Non devono vedermi piangere e non piangerò.
Le cose che mi facevano desistere dal fare una scena madre scoppiando in lacrime e uscendo teatralmente dalla stanza erano due: intanto, dovevo dimostrare a una certa persona che mi considerava una sfigata, che magari sono ancora imbranata nel fare le cose, ma non piango più per questo; e poi, ogni volta che mi rialzavo ero un po' più forte e sapevo una cosa in più da non fare per non cadere. Insomma, il discorso è ingarbugliato, ma il concetto è quello.
"Oh, ma che bello è? Quest'estate andiamo ai campi e pattiniamo insieme!". Certo, certo. "Sì infatti dicevo anche prima con la Mary, è stato fantastico! Poi visto, io e te siamo più o meno allo stesso livello! Quindi magari tipo andiamo solo noi due a pattinare". Sogni di gloria e vita sociale infranti nel giro di cinque minuti. Tsk. Di che m'illudevo.
Ad ogni modo, la cosa certa è che comprerò i pattini e le protezioni, e andrò ad allenarmi tutti i weekend, appena sarà più caldo. Insegnerò a pattinare ai miei amici e ci andremo insieme. La pista ai campi sportivi c'è, e non la muove nessuno. Potrei anche dimagrire, se pattino spesso *-* Oh, e ovviamente, potrei andare a pattinare col mio ragazzo. La vedo molto romantica come cosa.
"Poi un giorno andiamo a pattinare insieme, e io sarò così bravo rispetto a te da farti rendere conto di quanto sei una schiappa!" "Ah ah ah!!! Ma tanto che tu sei il re degli sport era già assodato, quindi..." Quindi vaffanculo, ecco. Se stai con me solo per dimostrarmi che negli sport faccio schifo, grazie tante, ma l'avevo già capito da sola. E già da tempo, tra l'altro.

... Ok, scherzavo. In realtà è stata una mattinata con dei risvolti subconsci tremendi (ed è meglio che io non inizi a parlare della gente che non ti saluta, perché potrei fare dei nomi e insultare delle persone in pubblico, ma non voglio incappare in cavilli giuridici a quindici anni, grazie), ma non avevo voglia di farmi vedere incazzata, perché ero felice di aver pattinato, ero felice di vedere il mio ragazzo anche se faceva comunque l'idiota, ero felice che ancora nevicasse, e così fitto!, fuori era tutto così bianco, e così mi sono tenuta dentro la frustrazione fino a questo momento. Oh, io me lo sento che la mia incapacità negli sport mi condurrà al suicidio. Oppure alla morte per incidente durante una partita. Beh, non farò una bella fine, sicuramente. Ma l'interrogativo più grosso resta questo: vale la pena di fingere che sia tutto a posto per qualche ora, per poi vedersi tornare tutta la tristezza mandata giù a fatica in una maledetta nausea emotiva che non mi passerà per le prossime cinque ere geologiche?

L'ho già detto, io non mi capisco.

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