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lunedì 20 febbraio 2012

Due anni fa.


Era tutto cominciato così, con quel pazzo sogno, mio e del mio maestro di chitarra, di provare ad entrare in Conservatorio. E a dire il vero, era cominciato tutto molto prima. Aveva tutto avuto inizio un giorno, mi sembrano passate intere ere geologiche da allora, anche se magari nell'ottica di una qualunque persona sarebbe solo qualche anno, cinque o sei anni, ero in quinta elementare quando per la prima volta sentii dal vivo strimpellare una chitarra classica. Giorni relativamente felici, quelli di quinta elementare. Già sotto il profilo sociale iniziavo a delinearmi mezza sfigata, ma era qualcosa che dipendeva solo da me. Sotto certi punti di vista ero stupida, col senno di poi non avrei fatto determinate scelte, ma dopotutto non si nasce imparati, e del senno di poi son pieni i fossi, come si suol dire. E non dimentichiamo, ovviamente, che l'anno dopo avrei iniziato le medie, e la cosa mi faceva sentire alquanto grande. All'epoca avevo un concetto abbastanza relativo del sentirsi grandi, forse perché ero la più piccola della classe, per mese di nascita, o non so per quale astruso motivo, ma in qualunque contesto io fossi mi sentivo sempre piccola relativamente a qualcun altro. Insomma, già alle elementari il mio subconscio era folle. Vi lascio immaginare come sia adesso. Ma sto divagando. Le medie del mio paesucolo di montagna hanno la meravigliosa caratteristica di essere a indirizzo musicale. Vale a dire che ci sono dei professori che insegnano i ragazzi a suonare uno strumento oltre al flauto dolce di ordinaria amministrazione. E io, non so perché, ero profondamente affascinata dal pianoforte. Ero determinata a suonare il piano, a dispetto di ogni lato negativo o complicazione che potesse sorgere in seguito. Casa mia era piccolissima, lo spazio per un piano dove lo trovavi? Ma non mi importava, ero pienamente determinata. Finché una mattina ci piombò in classe questo professore di chitarra, un metro e mezzo di puro carisma ed espressione, e appena iniziò a suonare fu qualcosa di incredibile. Non ricordo esattamente la sensazione, o comunque non la so descrivere a parole in questo momento, l'unica cosa che ricordo è che qualche ora dopo ero pienamente decisa a suonare, per i successivi tre anni, la chitarra. Così, quel chitarrista diventò il mio professore, e mi fornì l'ancora di salvezza, forma d'espressione, arte e linguaggio a cui tengo di più: la musica. Non riuscirei a stare senza per un solo giorno. Se non avessi modo di ascoltarla, suonerei. Se non avessi modo di suonare, canterei. Canto sempre anche in condizioni normali, quindi posso affermare che canterei 25 ore su 24, in mancanza di altre risorse. Suonare era fantastico, qualcosa di nuovo e mai sperimentato. Ricordo che in prima media l'attaccamento che avevo nel mio strumento, in senso prettamente materiale, era parossistico (traduzione: tendevo ad abbracciare/baciare continuamente la mia prima chitarra, e non mi biasimo, penso che allora fosse la mia unica vera amica). Ma dopo la terza media, l'esame e le vacanze, poco meno di due anni fa, beh, non so cos'è successo. Penso che la mia voglia di suonare abbia complottato in segreto di costruirsi una bella villa sulla Luna, e vi si sia trasferita uscendo in punta di piedi. Probabilmente organizza grandi feste ogni sabato sera, insieme a tutte le altre voglie di suonare perdute. Un giorno la rapirò e me la riprenderò, ma per ora ne sono sprovvista. Da allora non so perché ho continuato a suonare. E ora che mia madre è uscita dalla mia camera, dopo una ramanzina lunga interi minuti, in cui mi ribadiva di nuovo tutti i sacrifici che avevamo fatto come famiglia, anche solo per farmici entrare, in quel benedetto Conservatorio, e dopo essere passata alle minacce, dato che è la terza sera di seguito che non suono, ho iniziato a farmi delle domande. Tipo. Perché ho continuato comunque ad andare avanti? Nonostante per un anno io non abbia quasi suonato? Nonostante la prima persona che non crede in me sono io? Perché ho scelto di arrancare ancora un anno? Perché ho deciso di iscrivermi, due anni fa? Perché ho scelto di suonare uno strumento, in quinta elementare? E probabilmente la risposta è: tutta colpa della musica, che continua a spingermi, tirarmi, mandarmi avanti. Mi manda avanti da un anno, mi porterà a duettare con un violoncellista, mi manderà all'esame di conferma, dentro fino in fondo o fuori per sempre, e ormai i giorni che mancano sono sempre di meno, e se passerò avrò di nuovo la facoltà di scegliere, il diritto di scegliere, l'onore di scegliere ma anche l'onere di scegliere. Mica una scelta facile. Si tratterebbe di dire, di nuovo, dentro fino in fondo, o fuori per sempre. I professori, al Conservatorio, potranno stabilire se accogliermi nella cerchia dei musicisti di professione, o sbattermi fuori a calci nel culo. Ma nel caso in cui io avessi la possibilità di diventare musicista, l'ultima parola spetterebbe sempre a me. Sì o no. Sembrerebbe così semplice, e invece, nella sostanza, andrei a decidere che fare nei prossimi otto, nove anni della mia vita. E l'altra cosa che mi spinge a non rinunciare, è quel fuori per sempre. Essere preclusi dal poter raggiungere qualcosa per il resto della propria vita, questo sì che mi sembra un dramma. Insomma, temo proprio che andrò avanti finché di me non ne avranno abbastanza. Oltretutto, anche avere una bellissima laurea in musica, non sarebbe male. Ma ora come ora non so nemmeno se arriverò all'anno prossimo.

Se avessi saputo che a dieci anni avevo praticamente in mano il mio destino, se avessi potuto vedere cosa sarebbe successo, cosa sarebbe cambiato nel dire un sì o un no, ora non so se sarei qui. Se potessi vedere ora come sarò tra 10 anni, forse tacerei. Ma come sarò tra 10 anni, fondamentalmente, lo sto decidendo anche adesso, alla luce del fatto che la vita è piena di sì e di no. Mia madre mi ha chiesto: "Hai intenzione di suonare, domani?". E io le ho risposto di sì. Non so ancora se l'ho fatto per poter andare al corso di teatro, o per intenzione sincera. Forse entrambe o forse nessuna delle due. Chi può dirlo. E quindi ora non mi resta che smettere di ciarlare, chiudere il pc, e vedere un po' dove mi porta la mia scelta.

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