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venerdì 24 giugno 2011

Ti voglio bene (Un flusso di coscienza di proporzioni epocali)

Tre parole, con tantissimi significati. A sentirselo dire spesso, sembra che diventi una frase scontata, ma poi quando ti soffermi un attimo su quelle parole, le ripeti mentalmente un paio di volte e le assapori, provi qualcosa di fantastico. Warmness on the soul, per dirla come gli Avenged Sevenfold. Tepore nell'anima. Stavo rileggendo i vecchi messaggi con il mio ragazzo, quando stavamo insieme da pochi giorni. Quanti ricordi... Allora la corrispondenza era fittissima. I miei erano al limite della sopportazione, perché eravamo sempre a parlare sul telefono di casa oppure a messaggiare. Una volta mio padre è arrivato anche a sequestrarmi il cellulare. Beh, non aveva tutti i torti, certo, visto e considerato anche che per un padre è dura da mandar giù la realtà che la propria figlia sta con un ragazzo. Poi però da un lato noi ci siamo dati una regolata, dall'altro i miei ci hanno un po' fatto l'abitudine... Piuttosto sono io che non ci ho ancora fatto l'abitudine. Penso che alle cose come l'infatuazione non ci si abitui mai. Almeno, per me è così. Le cose succedono, le persone cambiano, i rapporti si evolvono e ogni giorno è leggermente, impercettibilmente diverso dal precedente. E c'è modo e modo di vivere una storia. Io la mia sto cercando di godermela, finché dura, anche se devo dire che per adesso problemi non ce ne sono stati. Da parte mia, cerco di non fare troppe storie, ma devo dire che anche lui è estremamente comprensivo. Conosco non poche persone che al suo posto non sarebbero durate una settimana. Praticamente noi non abbiamo ancora litigato seriamente. Siamo sì diversi, e abbiamo tante cose su cui confrontarci, ma la maggior parte delle volte finiamo con lo scoprire che abbiamo un sacco di punti in comune. Ci troviamo d'accordo su... Quasi tutto. Tra i pochi argomenti che ci vedono in disaccordo, ci sono i gusti dei gelati e il mio aspetto fisico. Credo proprio che quest'ultimo sarà la prima cosa su cui litigheremo, avanti di questo passo. Io sono convinta di non essere bella. Cioè, non dico che sono proprio bruttissima, ma non sono nemmeno poi tutta sta meraviglia. Ogni volta che anche solo accenno al fatto che ho qualche difetto, lui si arrabbia. Beh, nulla che non si risolva nel giro di un minuto, perché un po' riesce a convincermi, un po' io non voglio vederlo arrabbiato... Però sono dell'opinione che una persona debba trovarsi bene nel proprio corpo. Non è una questione di voler piacere agli altri. È una questione di aver più fiducia in se stessi. Se non mi piace il mio aspetto, è difficile che parta con il presupposto "sono una persona carina e disinvolta". Il mio presupposto di solito è "oddio guardami, ho la pancia, i fianchi larghi, le cosce grosse e le braccia che sembrano dei cotechini, mi sento goffa e impacciata". Beh, non è una bella sensazione. Certo io esagero, è vero. Ho solo un po' di chili di troppo, ma da come mi descrivo sembra che siano molti di più. È solo che quando mi guardo allo specchio mi sembrano così TANTI. E distribuiti così MALE, per giunta. Le donne formose sono belle, sì, ma le forme devono essere ben nei punti giusti, no? Poi, mi domando se la me stessa che vedo riflessa tutte le sante mattine è la stessa persona che vedono i miei amici, i miei familiari, i passanti per strada - sicuramente non può essere quella che vede il mio ragazzo, per ovvie ragioni. I rapporti interpersonali e la psicologia mi affascinano. I punti di vista hanno qualcosa di fenomenale nel loro essere. Nulla è mai certo, tutto dipende da come guardi le cose. Chi mi dice che per esempio, adesso non sto sognando? E se la realtà noi la vivessimo quando sul nostro mondo cala la notte? Come faccio a sapere con certezza se il mare è blu, il cielo è azzurro e la copertina del mio diario è verde? Sono convenzioni basate sull'apparato visivo degli esseri umani, su come i nostri occhi percepiscono la luce. Un cane non distinguerebbe i colori del semaforo. E magari da qualche parte ci sono esseri che il cielo lo vedono giallo, chi potrebbe dirlo mai. Basta pensare a chi soffre di daltonismo. In effetti basta fermarsi un secondo, riflettere, e non è difficile giungere alla conclusione che il mondo per come lo vediamo noi oggi si regge in piedi solo grazie alla convinzione di sei o sette miliardi di anime che le cose vanno come devono andare. Se ognuno pensasse da sé e traesse le proprie conclusioni individualmente, non riesco a immaginare che mondo sarebbe. Probabilmente ognuno avrebbe un'idea e un'opinione diversa. Oggi a momenti ci si potrebbe omologare. Abbiamo il modello di stile di vita del bambino americano medio, dell'adolescente europeo tipo, dell'adulto asiatico agiato. Sembra un catalogo. Non è che questo sia un male, in fondo senza un minimo di organizzazione dove andrebbe a finire l'ordine? Chi si omologa di più siamo sicuramente noi adolescenti. Ci assomigliamo addirittura anche se viviamo in continenti diversi, a livello di stile di vita e aspirazioni. Io non voglio omologarmi. Sto pensando a un modo per distinguermi, per affermare la mia identità. Penso di non essere l'unica. Ma, ehi, perché sto parlando di questo? Fino a dieci minuti fa non stavo parlando del mio ragazzo??!! Oddio, che mente contorta. O_O

2 commenti:

  1. Ti-voglio-bene... tre parole tra le più magiche dell'universo....

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  2. Esatto. E' il concetto più umano del mondo.

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