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lunedì 27 giugno 2011

Ho bisogno di evadere.

Evadere dal caldo soffocante della città, da questo mondo che ha fretta, dalle mie palpebre che si chiudono.
Dimenticare che sono "troppo languida e accaldata per interessarmi ad alcunché", uscire, via, presto, proiettarmi fuori da questa esistenza infernale come la donna cannone che vola libera, fuori dal tendone del circo.
Scivolare veloce, non curarmi di quello che succede, avere la capacità di passare sopra la rabbia e il rancore, lasciarli scorrere via come l'acqua di un torrente malato di lacrime.
Scappare e chiudermi alle spalle la porta del mio passato, non dare peso a quello che accadrà.
Diventare eterea come musica, passare e sparire in una vertiginosa toccata e fuga, seguire il mio istinto.
Sfogarmi, rompere la diga del mio autocontrollo. Il fiume della frustrazione si ingrossa sempre di più.
No, scapperò sul serio. Non so quando, non so come, ma andrò via di qui.

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